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Quest’anno, indecisa tra il confortevole Canada e il mistico Giappone, ho preso il coraggio e chiesto quest’ultimo. La sua cultura mi aveva sempre affascinata e una ragazza conosciuta in scambio l’anno scorso me ne aveva parlato molto bene, anche se come di un altro mondo. 
E’ stato effettivamente così: atterrare in Kyushu, la culla della cultura giapponese, è un viaggio in un’altra dimensione, coi suoi lati più o meno meravigliosi. L’atmosfera la definirei magica e un aspetto del Giappone che non si può raccontare è proprio ciò che senti dentro man mano che lo scopri: capisci che qualcosa in te sta migliorando e cominci a credere nei miracoli. Consiglio questa meta a chi vuol sperimentare un cambio di prospettiva e tornare a casa con nuovi occhi!

Salve a tutti cari viaggiatori Lions, sono Sara e nell'estate del 2013 ho avuto l'opportunità di visitare uno dei posti più incredibili al mondo: il Giappone. 
E' stata la mia seconda esperienza con gli scambi giovanili dopo l'Alaska dell'anno scorso e posso assicurarvi che, rotto il ghiaccio, la strada è tutta in discesa.
Il mio soggiorno è durato 5 settimane e, durante questo lungo periodo, ho conosciuto persone, visitato luoghi, appreso una nuova cultura.
Prima di riassumervi la mia esperienza, vorrei solo dire che ogni viaggio all'estero richiede grande spirito di adattamento, educazione e pazienza. 
I giapponesi sono persone molto originali, bizzarre e ai nostri occhi potrebbero risultare un po' strane, ma sono anche assai accoglienti e disponibili; nonostante viviamo nel 21 secolo, il Giappone presenta tradizioni assai diverse dalle nostre, sono quelle che bene o male tutti conoscono: togliersi le scarpe all'ingresso di casa, inchinarsi per salutare e ringraziare, mangiare con le bacchette, indossare l'abito tradizionale ecc. ve ne sono altre che vi lascio la curiosità di scoprire.

Ancora non riesco a capacitarmi del fatto che sono stato in Giappone, in poche parole un sogno diventato realtà.
E’ difficile mettere per iscritto ciò che si è provato in un’esperienza del genere, perché le emozioni che si provano mentre si è li sono talmente tante e forti, che ti risulta davvero difficile metterle per iscritto.
La mia avventura è iniziata il 13 Luglio 2013 ed è durata per un lungo mese, quanto basta per sentirsi in famiglia, perché è proprio così che mi sono sentito ,in Famiglia. Le persone che mi hanno ospitato sono state di una gentilezza e di un’attenzione che secondo me si può riservare ad un figlio ed è per questo che non finirò mai di ringraziare le famiglie Karasaki e Mithani.
E’ strano come qualcuno che non ti conosce e che ha usi e costumi totalmente differenti dai tuoi ti possa comprendere e venire incontro. Ed è proprio questa ospitalità il punto forte del Giappone e delle famiglie che si rendono disponibili all’accoglienza.

Dire che il Giappone è un altro mondo potrebbe sembrare riduttivo. 
Infatti nelle 3 settimane passate nel Sol Levante ho avuto la possibilità di avvicinarmi e conoscere sempre più una cultura millenaria e vedere con i miei occhi posti che anni fa avrei solo potuto immaginare di visitare.
Il mio soggiorno è stato diviso in 3 parti: la prima settimana di famiglia in cui ho soggiornato in una località di mare, Ise,  dove ho potuto passare del tempo immerso nella natura e gustare già da subito parte della cucina tipica giapponese: devo ammettere che tra tutti i piatti deliziosi che ho assaggiato, la carne giapponese è tra le più buone che io abbia mai mangiato. 
Dopo questa esperienza "balneare", ho passato probabilmente la settimana più divertente, ossia quella in camp dove ho stretto amicizia con ragazzi provenienti da tutto il mondo. 
Il programma è stato fantastico. Eravamo super impegnati da mattina fino a sera a visitare luoghi d'interesse, soprattutto templi e Shrine (a seconda della religione a cui si fa riferimento), ma anche di divertimento, dato che un giorno siamo andati in un grande parco acquatico fuori Nagoya.

Quando mi è stato detto che sarei andato sull’isola di Hokkaido, devo ammettere che per un attimo ho provato una grande delusione. Solitamente quando si pensa al Giappone, le prime metà che vengono in mente sono Tokyo, Kyoto o al massimo Osaka. Guardando la cartina, il mio sconforto aumentava notando l’enorme distanza che separava l’isola più a Nord dai grandi centri urbani.
Tuttavia, dopo aver passato cinque settimane, in Hokkaido, posso tranquillamente affermare che non poteva esserci scelta migliore per me.
Ci sono svariati motivi per cui consiglierei di visitare Hokkaido a un’amante della terra del Sol Levante, innanzitutto la possibilità di scoprire una parte di Giappone, sconosciuta ai più e spesso ignorata, un luogo che esibisce certamente il legame con l’isola principale e la millenaria cultura nipponica, ma che ha anche un’identità propria, dall’innegabile fascino esotico.

“Il viaggio più intenso della mia vita da diciassettenne”,  è così che penso sia giusto descrivere questa esperienza così ricca di tante emozioni .
Poche settimane prima della partenza per il Giappone predominava un iniziale stato di fibrillazione ed eccitazione, seguito poi dalla preoccupazione di eseguire correttamente tutti i procedimenti richiesti per la partenza. Ma dopo il decollo dell’aereo è cambiato tutto, pensavo “Sono sola su un aereo diretto a Pechino, dovrò fare scalo in Cina e raggiungere il Giappone in cui vivrò tre settimane con persone quasi sconosciute”  questo pensiero non mi spaventava affatto, anzi mi rendeva cosciente e sicura di me. Mi regalava quell’autonomia che quasi mai mi era stata concessa.
I primi giorni sono stati i più impegnativi, dovevo tornare bambina, prendere come normale il fatto di non conoscere la lingua, le usanze e abituarmi a tutte quelle cose che nella mia vita in Italia avrei considerato stranezze. Non è stato difficile,  quella giovanile curiosità, che mai ci abbandona, accompagnata dalla voglia di scoperta vincevano senza difficoltà sul timore e la perplessità del nuovo. Ogni giorno mi immergevo in qualcosa di inconsueto, dalla visita di un grande tempio alla scoperta della televisione giapponese, e a ogni genere di attività comune nella vita di una persona giapponese.

La ma esperienza in Giappone è stata fantastica. Quando ho scoperto che sarei stata tre settimane nel paese del Sol Levante non avevo idea di cosa aspettarmi, quello che conoscevo di questo posto erano solo poche nozioni apprese dai manga e da qualche cartone animato. 
Sono arrivata il 21 dicembre all'aeroporto di Fukuoka, al Sud del Giappone, dove ho incontrato per la prima volta la mia famiglia. Non ho mai trovato delle persone così gentili e disponibili, così accorte ad ogni mia singola necessità o interesse. Con la prima famiglia ho visitato la città di Kumamoto e i dintorni, come il monte Aso e il famoso castello, ma la cosa che più mi è piaciuta è stato parlare con tante persone diverse, tutte molto entusiaste di conoscermi e di parlare con me. La mia famiglia cercava di farmi parlare con più persone possibili che conoscevano l'inglese, in quanto questa lingua non è parlata troppo da tutti i giapponesi. Ma anche se non parlavamo allo stesso modo c'era una certa intesa fatta di gesti e sorrisi. 
Nella mia prima famiglia c'erano tre bambini di tre, sei e nove anni, rispettosi e curiosi. Ho un bellissimo ricordo di Rui-chan, di sei anni, che ha preso il suo libro di scuola e si è seduto accanto a me per insegnarmi come scrivere i Kanji giapponesi. Questi bambini sono stati come dei fratellini per me, e mi ricordo la felicità quando mi chiamavano "onee-chan", ovvero sorellina. 

Mi chiamo Francesco Schwabe Brini e questa è la storia della mia indimenticabile esperienza in Giappone tramite gli scambi giovanili del Lions Club.
L’ idea di andare nacque quasi per caso: appena ci fu la possibilità di partecipare al viaggio, nonostante non rientrassi nei limiti di età prestabiliti, decisi di fare comunque richiesta. 
Quando seppi che la richiesta fu accolta mi sentii davvero emozionato.
Il mio viaggio inizia il 13 Dicembre del 2013 ed il programma prevedeva un soggiorno di tre settimane da passare ognuna con una famiglia diversa e due notti allo ski-camp in montagna. La mia destinazione era la storica città di Hiroshima.

Il16 Agosto 2014 mi svegliai dopo aver fatto un sogno meraviglioso. 
Avevo sognato di trovarmi in un paese molto lontano e diverso dal mio, il Giappone. Vi ero arrivata il 13 luglio dopo interminabili ore di viaggio in aereo, circondata da persone che non parlavano la mia lingua. All'inizio pensai persino che stavo vivendo un incubo, ma ben presto mi dovetti ricredere.
Giunta in Hokkaido, all'aeroporto fui accolta da persone sorridenti e gentili che mi portarono a Kitami dove avrei trovato due delle cinque famiglie che mi avrebbero ospitato durante la mia permanenza. All'inizio ebbi qualche difficoltà, soprattutto per quanto riguarda la lingua, dato che non molti sapevano parlare l'inglese. Ma, grazie al mio spirito di adattamento e a Sayumi (la ragazza che mi ospitava), imparai presto le espressioni basilari per poter comunicare nella quotidianità. Con il Sig. Yamamoto, Sayumi e Nanami imparai molte cose riguardo il territorio. Visitammo diversi posti e mi insegnarono molte cose riguardo la cultura, tra cui la preparazione di dolci tipici.

"Mi capita puntualmente tutte le volte che mi ritrovo ad aspettare il mio volo affacciata alle grandi vetrate dell'aeroporto: stomaco in subbuglio, ansia, agitazione, ma al tempo stesso speranza e quell' incontrollabile voglia di scoprire. Non importa quale sia la meta: viaggio per scoprire la bellezza che caratterizza questa misteriosa Terra, per imparare, conoscere ambienti e persone diverse da me, a cui potrò donare e da cui potrò ricevere.

Viaggio perché faccio parte di questo mondo come cittadina e il mondo è la mia casa e non ci sarà mai un paese a me straniero, ma solo un altro rifugio.
E come diceva il vecchio e caro Baudelaire: " i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente."
Inizia il viaggio, inizia una nuova avventura: Giappone 2014!"

Queste sono alcune righe che avevo scritto prima della mia partenza alla volta di quella che è stata un'avventura strabiliante ed indimenticabile in Giappone. 
Se dovessi riassumere in una sola parola questa esperienza, la parola giusta sarebbe: mozzafiato. Si, perché il Giappone è una terra che nel vero senso della parola "mozza il fiato": per la sua cultura, le sue tradizioni, i suoi modi di fare... e il suo caldo! 

E’ così complicato descriverlo. Il Giappone non si può semplicemente riportare sulla carta. Il Giappone va vissuto!
Appena scoperto che l’Hokkaido mi avrebbe fatto da casa per quei 34 giorni in Giappone mi sono sentita crollare. E’ l’isola più a nord, la seconda più grande, ma anche la meno turistica. Solitamente le prime mete che vengono in mente sono Tokyo, Kyoto ed Osaka e sembra scontato visitarle, ma non è stato così per me.
Ma sono contentissima di questa iniziale “sfortuna” che poi si è trasformata in fortuna perché l’Hokkaido è uno dei luoghi che da turista semplice non visiti. E’ una terra selvaggia e immersa nella natura e dove la cultura giapponese è molto forte.

Sono passate ormai due settimane dal mio ritorno in Italia. Ed eccomi qui che con vero piacere ripercorro l’esperienza fatta nella Terra del Sol Levante grazie al Lions Club Youth Exchange.
Inizio premettendo che non fu un mero senso d’avventura a portarmi così lontano, fino all’aeroporto di Nagoya in quel 12 Luglio 2014.
E’ stata una passione iniziata molto tempo addietro, dopo essere stato in missione a Zanarkand (città immaginaria nel videogioco “Final Fantasy X”); aver seguito Goku sfrecciare in cielo nell’anime Dragonball; aver letto le imprese del ninja dai biondi capelli nel manga Naruto. Passione che da due anni si è tramutata in materia di studio. Difatti, al momento, sono studente all’Università di Ca’Foscari del corso Lingue, Culture e Società dell’Asia e dell’Africa Mediterranea (LCSAAM).
Non per questo partii alla volta del Paese del Sol Levante con meno ansia! Sebbene fossi preparato “sulla carta” ad affrontare questa esperienza, nella realtà dei fatti ero combattuto tra eccitazione e preoccupazione, proprio come gli altri miei compagni di viaggio.

Negli ultimi anni ho viaggiato in lungo e in largo per il mondo.
Ho esplorato posti meravigliosi, incantevoli, mozzafiato.
Ogni paese che ho avuto l’opportunità di visitare grazie agli Scambi Giovanili mi hanno arricchito mentalmente, culturalmente e ho imparato a conoscere stili di vita diversi, sempre più diversi, imparando a rapportarmi ogni volta con gente che mi ha dato lezioni di vita.
Ogni anno ho avuto una meravigliosa opportunità, quella di conoscere gente che mi ha regalato emozioni indimenticabili e che mi ha fatto vivere la propria vita quotidiana, rendendomi partecipe delle loro gioie nella vita reale e anche delle delusioni.
Sono già stato in Texas, Finlandia, Giappone, Turchia, Malesia, ho partecipato anche a campi in Italia.

Quest’estate la mia esperienza degli scambi giovanili Lions è avvenuta in Germania e ho partecipato a un campo organizzato dalla protezione civile tedesca (il THW).
Le attività principali riguardavano il soccorso in caso di terremoto.
Rispetto ad altri campi questo si prospettava essere molto interessante perché era prevalentemente dedicato al lavoro, e la possibilità di fare qualcosa di diverso rispetto al consueto esodo vacanziero generale verso località di mare o montagna mi ha incuriosito.
La prima settimana sono stata in ospite da una famiglia che abita a Jever, una piccola ma graziosa cittadina vicina al mare del Nord, e insieme a me c’era anche una ragazza rumena che poi ha partecipato al campo.
I miei genitori tedeschi erano molto cordiali e simpatici, e durante la settimana i Lions del posto mi hanno portato in giro con gli altri ragazzi ospiti a Jever a visitare località vicine, Oldenburg, Wilhemshaven, solo per citarne alcune, e siamo anche andati a vedere la marina e l’aviazione.

La mia avventura in Germania è iniziata il 22 luglio, sono partita la mattina presto da Fiumicino  e ho viaggiato con la compagnia aerea AirBerlin. Una volta arrivata a Berlino un ragazzo dei Lions mi è venuto a prendere e mi ha portato al “punto d’incontro”, nel corso della giornata sono man mano arrivati tutti i ragazzi che dovevano far parte del campo e solo la sera siamo partiti per Rostock, un paese non troppo grande sul mar baltico, che era la destinazione della prima settimana.
Quello a cui ho partecipato io non era un campo ma bensì un “forum” di conseguenza tranne i primi 2 giorni in cui abbiamo fatto delle riunioni e degli incontri per conoscerci meglio, i restanti giorni  avevamo ogni giorno lezione e poi nel pomeriggio una visita guidata…abbiamo davvero visitato tante tante cose e quindi citarli tutti sarebbe impossibile però tra i tanti abbiamo visitato, un azienda agricola, due redazioni giornalistiche,un campo di concentramento, lo zoo il castello di Sans Souci, il Pergamonmuseum..insomma le attività erano tante e anche le cose da imparare erano tante.

Domenica 11: la partenza

Ho preso l’aereo alle 9.30, dopo 2 ore di viaggio, eccomi arrivata all’Aeroporto di Milano, un po’ confusa sul da fari vista la grandezza e la folla che animava il posto. Mi raggiungono però immediatamente 2 membri Lions, Sara a capo dei Leo,e il presidente dei Lions di Milano che con un cartello con scritto il mio nome mi guidano verso la giusta direzione. Ho potuto così apprezzare l’organizzazione  e l’altruismo Lions. Sono poi ripartita e dopo altre 2 ore sono arrivata a Dortmund dove la mia famiglia (in quel momento solo la mamma Rosi e la figlia minore Nele)che mi aspettava mi hanno accolto con molto calore.
Al mio arrivo a casa ho fatto subito conoscenza con la figlia maggiore  Lina ed il padre Frank. Abbiamo trascorso la serata chiacchierando sulla loro dichiarata passione per l’Italia. Proprio questo grande interesse per il nostro paese li avea portati ad accogliermi senza essere membri Lions. La sera abbiamo fatto un bellissimo barbecue, e dopo varie discussioni sull’Italia,stanca per il viaggio sono andata a dormire.

Prima di iniziare volevo dire a tutti i lions che organizzano questi campi che sono crudeli!
Ho versato un sacco di lacrime soprattutto quando dovevo dire addio al sogno che stavo vivendo in Germania con delle persone stupende!
Ogni giorno è stato ben organizzato:a parte la prima settimana che è stata un pò "difficile" per le diverse abitudini della famiglia e alcuni problemi nel mangiare (che sono tutti problemi normali che sono già messi in preventivo), tutte le gite che forse a volte erano un pò noiose venivano compensate con la simpatia, la disponibilità e la gentilezza di tutti i diversi accompagnatori che abbiamo avuto.
Ho apprezzato molto la fiducia che ha avuto il coordinatore di lasciarci molto tempo libero sia di giorno per fare shopping, sia tutte le sere.Ho scoperto moltissime cose nuove sulle diverse usanze, sulle culture, ho imparato meglio l'inglese perchè se a volte avevo dei dubbi tutti erano disposti ad insegnarmi parole nuove.
Ormai sono passati 2 mesi ma ci penso ancora e ne parlo talmente tantoche i miei amici bombarderebbero Francoforte!
In ultimo volevo fare i complimenti a tutti i lions perchè grazie a voi ho potuto fare l'esperienza più bella di tutta la mia vita.

Sono arrivata all'aereoporto di Münster-Osnabrück (FMO) la mattina del  5 luglio 2007; è venuta a prendermi la mia Hostmother, Monika Neumann.
Da lì, ci siamo recate a Nordhorn, la cittadina dove avrei passato due settimane. Nordhorn si trova in Niedersachsen, ha circa 100.000 abitanti, e fino agli anni '70 era un importante centro per l'industria tessile. Si trova a circa 5 km di distanza dal confine con l'Olanda. 
Mi è piaciuta molto la famiglia Neumann, che mi ha ospitata a Nordhorn.
Era composta da padre, madre e quattro figli di 21, 19, 17 e 14 anni.
Purtroppo non ho conosciuto la figlia 21enne perchè era rimasta a Lipsia, dove frequenta l'università. Con gli altri figli (una ragazza e due ragazzi) e col padre mi sono trovata molto bene, sono persone veramente simpatiche, affabili e disponibili. Con la madre ho avuto qualche difficoltà all'inizio – niente di serio, ma, se devo essere sincera, la prima settimana ho avuto difficoltà a comprenderla, spesso faceva battute "fuori posto" e cose del genere. Dopo ho capito perchè, ed il motivo mi è stato spiegato da suo marito: purtroppo la mia Hostmother aveva una discreta antipatia per gli italiani. Man mano che"vivevamo" assieme, però, le cose sono migliorate, ed alla fine credo di esserle riuscita simpatica...tanto che mi ha chiesto di ospitare sua figlia, che studia italiano all'università. (Anche se ho raccontato di questa convivenza un po' difficile con la signora Neumann, non significa che ne voglio parlare male. Ma credo che in una relazione bisogna scrivere tutto, anche i lati negativi, così anche voi potrete regolarvi per i prossimi scambi).

Le tre settimane che ho passato a Goslar (una cittadina non lontana da Hannover) mi hanno fatto acquisire un enorme bagaglio culturale che, sicuramente, si rivelerà utile nel corso della mia vita e del mio percorso scolastico.
Frequentando infatti un liceo linguistico sperimentale e avendo avuto la possibilità ,tramite un concorso, di prendere parte a questo scambio giovanile, credo di aver reso più solide le basi della conoscenza di una lingua straniera che nel mio caso è stata quella tedesca.
L’aspetto linguistico infatti, era quello che suscitava in me ansie e preoccupazioni , ma al mio arrivo in Germania tutto si è rivelato piacevolmente semplice e immediato.
Il gruppo di giovani dai 18 ai 24 anni che hanno rappresentato i miei “compagni d’avventura”  sono stati fantastici! Qualcuno parlava perfettamente questa comune lingua straniera mentre qualcuno se la cavava con qualche vocabolo in meno e qualche gesto in più, ma alla fine eravamo tutti molto uniti e affiatati in qualsiasi tipo di attività.
Il nostro progetto  differiva dai soliti campus estivi per più motivi: la lingua innanzitutto ,poiché il nostro era un seminario intensivo di lingua tedesca, nel quale era  quasi proibito comunicare in altre lingue durante le lezioni; inoltre per noi non erano previste attività ludiche e sportive, ma al contrario ogni nostra attività o programma era rivolto al nostro  futuro o imminente ingresso nel mondo del lavoro( a seconda delle varie età).

Grazie al concorso Lions “Un tema per volare lontano”, quest’estate ho potuto partecipare al “19. Lions Jugendforum”, che si è tenuto a Goslar, una ridente cittadina della Germania settentrionale. Ho passato tre settimane, dal 14 luglio al 4 agosto, in compagnia di diciannove ragazzi provenienti da dieci nazioni diverse d’Europa: Italia, Portogallo, Turchia, Repubblica Ceca, Ucraina, Slovenia, Croazia, Romania, Danimarca e Ungheria.
Durante questo periodo ho imparato a conoscere le loro opinioni, abitudini e usanze, che per certi versi sono molto simili alle nostre, ma per altri sono totalmente differenti e anche per questo affascinanti.
Durante il nostro soggiorno abbiamo visitato diverse città, tutte molto interessanti dal punto di vista storico e culturale; visite che mi hanno permesso di approfondire la mia conoscenza della cultura tedesca.
I numerosi lavori di gruppo svolti e la necessità di comunicare con persone che non parlavano la mia lingua, mi hanno permesso di acquisire una maggiore padronanza del tedesco.
Inoltre questo viaggio mi ha dato la possibilità di stringere amicizia con ragazzi che altrimenti non avrei mai potuto conoscere e apprezzare.
Per tutti questi motivi sono veramente grata ai Lions di avermi concesso questa meravigliosa opportunità; è stata un’avventura che difficilmente potrò dimenticare.