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Sono state le prime parole che, la simpatica e sorridente signora di mezza età che di li a poco sarebbe diventata la mia host mother, ha pronunciato riconoscendomi all’uscita dell’aeroporto di Sydney. 
Dopo quasi un giorno intero di volo infatti, ero arrivato nella città che fin da quando ero bambino sognavo di vedere.
La stanchezza dovuta a quel viaggio a dir poco infinito però, non mi ha impedito di godermi al massimo la visita di quel luogo così vivace e rumoroso e delle sue uniche bellezze. 
Da Sydney quindi, insieme a Sue (la mamma), Maxime ed Abby (il ragazzobelga e la ragazza americana con cui avrei dovuto condividere buona parte del tempo in famiglia), siamo partiti alla volta di Forster, il paesino costiero a 4 ore di macchina dove avremmo abitato per tre settimane.

Ad ormai dieci giorni dal ritorno a casa, gli indelebili ricordi dell’esperienza appena trascorsa riaffiorano inesorabilmente.
L’ansia, l’emozione, la curiosità travolgenti in aeroporto, i quali, con lo scorrere dei minuti aumentavano la loro intensità, fino all’arrivo a Sydney.
L’impatto con l’Australia per me è stato un ossimoro: così violento e al contempo così felice, quasi mi proiettava in una dimensione di cui non conoscevo l’esistenza, inserendomi in una bolla di incredulità, incapacità realizzativa.
I due giorni trascorsi a Sydney, capitale ideale dell’Australia, anche se, capitale non è, mi hanno inserito in un contesto culturalmente differente.

Ricordo come se fosse ieri il momento in cui sono arrivato all’aeroporto di Roma accompagnato dai miei genitori, in un misto di agitazione e frenesia.
Era la prima volta che salivo su un aereo, immaginiamoci per un viaggio che sarebbe durato più di 20 ore, la prima volta che avevo a che fare con check-in, terminal, gate, scali.
In un battito di ciglia, quasi senza che me ne accorgessi, mi sono ritrovato nel sedile 45A pronto per una nuova avventura.
Avevo scambiato qualche mail nei giorni che avevano preceduto la mia partenza con Peter e Glenys, i miei host parents e fin da subito avevo capito che sarei stato ospitato da due splendide persone.

Il viaggio ha avuto inizio sabato mattina con il volo Genova-Francoforte e in seguito Francoforte-Zagabria dove prontamente un membro del LEO club Divna Simatovic mi ha accolto nonostante il ritardo e guidato al primo bus per Rijeka dove verso le 22:30 dietro ad un cartello con su il mio nome scritto tra fiori e cuori ho trovato due primi componenti della mia famiglia ospitante Eda di 24 anni e la madre Mira Macovek.
Durante il viaggio non mi e’ mancato l’appoggio virtuale da parte di Barbara Milcic.

This summer i stayed 3 weeks in Austria, the first one in an Austrian family and the other 2 weeks in a camp.
The Lions club Youth Exchange is the best experience that I have ever tried.
My host family, Heinz, Maria, Lena and Hannah Steinbauer live in Hartberg, the green city of music. It’s located in Styria, an Austria’s region full of forest. I spent an amazing week with them. They show me how they live and what they used to do during the Sunday lunch. We also went to Graz, “capital” of Styria. Graz is a picturesque city. There are a lot of houses with strange and beautiful colors and shapes.
They are very nice and friendly . A special thank you to Steinbauer family who took care of me like my real family!

Ho iniziato questa nuova “avventura” da sola in un aeroporto sconosciuto con la mente piena d’idee e aspettative, senza sapere bene cosa aspettarmi ma piena di voglia di conoscere.
Sono atterrata ad Alicante e ad accogliermi c’era la mia simpaticissima host family che per una settimana mi ha fatto sentire davvero a casa, mi sono trovata subito molto bene con tutti i membri della famiglia e non sono stata un secondo ferma, ognuno voleva portarmi in un posto diverso per farmi vedere qualcosa, o farmi provare qualche piatto tipico.

La mia esperienza di scambio è avvenuta dal 16 Giugno al 7 Luglio in Germania.
Sono stato ospitato da una simpaticissima famiglia composta da un medico, una maestra (ritiratasi dal suo lavoro) e dalla loro figlia diciassettenne, che vivono nello stato-regione più piccolo di tutta la Germania: il Saarland. 
(la famiglia era composta anche da un ragazzo che però era a Berlino per studi)
Con loro sono rimasto l’intera prima settimana, mentre le ultime due le ho trascorse in un camp (nel mio caso nel “Lions Saar-Camp”) insieme ad altri 19 ragazzi di diverse nazionalità e ai 2 responsabili del campo, Edgar e Clara che, oltre ad essere i nostri punti di riferimento, erano anche nostri compagni di avventure e di divertimento. 
Peter e Gudrun (la mia host family), nonostante fossero nuovi a questo programma, mi hanno fatto sentire subito parte della famiglia e molto di più, infatti tra le varie host amiglie c’era continua comunicazione e ogni giorno ci si organizzava affinché tutti i ragazzi potessero conoscersi ancora prima dell’inizio delle due settimane del campo.

Prima di tutto volevo chiederle grazie per aver organizzato il mio viaggio per Cipro.
E’ stata per me la prima volta che ho preso l’ aereo da solo, il viaggio è stato lungo e stancante ma ne è valsa la pena. Arrivato a Larnaca ho fatto già le mie prime conoscenze del campo ed è stato abbastanza difficile comunicare ,almeno all’ inizio, in inglese perché non ero abituato.
Sono arrivato al campo la sera tardi e dopo aver mangiato qualcosa ci hanno fatto andare a dormire. La prima impressione del campo non è stata una delle migliori, il posto non era esattamene come lo immaginavo.
Trascorrevano i giorni e tra un bagno nel mare, un giro in barca o qualche visita in città ho conosciuto moltissime persone delle quali mi resterà un bellissimo ricordo.
Alla fine il campo è stato tristissimo. Persone che si salutavano, si abbracciavano e alcune che piangevano. Il campo ha iniziato a svuotarsi e alla fine eravamo rimasti in 6, non c’ era più niente da fare nel campo. 
Alle 18:00 (ora della partenza ) salutai i camp leader che si erano presi cura di noi per tutto il campo e ci avviammo verso l’ aeroporto.
Spero di poter rivivere un’ esperienza simile ancora una volta.

 

Una decisione presa senza essermi posta troppe domande, si è rivelata una delle esperienze più belle!
È stato il mio primo viaggio all’estero, per me inizialmente era tutto un grande punto di domanda ma, appena mi è stata comunicata la destinazione, la Germania, ho accettato senza pensarci.
La prima settimana l’ho trascorsa in una famiglia che mi ha accolta con tanto affetto, facendomi conoscere la loro quotidianità e cercando di farmi diventare parte di essa. Terminata l’esperienza con la mia host family, 23 ragazzi ci siamo incontrati nel campus per iniziare questo viaggio insieme!

In aprile 2018 ho ricevuto la conferma di accettazione al programma di scambio famiglia più campo in Serbia.
La Serbia mi è stata presentata come un paese bellissimo e dalle mille sfaccettature architettoniche e culturali dal Lions responsabile per questa destinazione, Margherita Muzzi e posso dire che si è rilevata tale. Il mio scambio si è svolto tra il 30/06 e il 16/07 suddiviso in un primo periodo di famiglia a Belgrado, un periodo di campo intermedio a Novi Sad ed un ultimo di famiglia nella stessa città. 

Il tempo trascorso nella prima famiglia è stato assolutamente piacevole, è stato facile comunicare con tutti i membri della famiglia che sapevano parlare un buon inglese e che si sono dimostrati nel corso della mia permanenza sempre gentili e disponibili. Sia il cibo che l’alloggio mi hanno soddisfatto ma più di tutto mi è piaciuto trascorrere del tempo con il mio fratello ospitante coetaneo, Andrjia che nel corso dei sei giorni mi ha fatto vedere quasi tutto tra punti turistici e non a Belgrado, come il tempio di San Sava, la fortezza o il parco di Kalemegdan, fornendomi anche informazioni interessanti sui siti visitati; ho avuto inoltre la possibilità di incontrare un ragazzo tedesco e due ragazze, una italiana e una turca, che avrei rivisto poi a Novi Sad nel campo insieme agli altri dato che i nostri rispettivi fratelli e sorelle ospitanti si erano organizzati per trascorrere delle serate ma anche alcune attività insieme.

Mi ritrovo, a pochi giorni dal mio ritorno in Italia, a ripercorrere i momenti salienti della mia permanenza in Nuova Zelanda.
Ho trascorso le prime due settimane della mia permanenza presso i Johnston, famiglia composta da Dean, Donna e i due figli Katherine, 18 anni, e Daniel, 15 anni.
I Johnston vivono in una piccola fattoria ad Invercargill, e la mia permanenza è stata piacevole alcune volte, meno piacevole altre volte.
I primi giorni trascorsi a Invercargill sono stati molto diversi rispetto agli altri: inizialmente la famiglia si è mostrata davvero interessata a me, era comprensiva quando dicevo loro che a volte non riuscivo a capire ciò che dicevano (problema dovuto principalmente alla diversità del loro inglese rispetto a quello standard a cui sono abituata) e mi includevano nelle attività di famiglia facendomi sentire parte di essa. Dopo alcuni giorni, però, questi atteggiamenti sono cambiati, ho iniziato a sentirmi estremamente a disagio in famiglia, perché quando dicevo loro che non riuscivo a capirli mi rispondevano "don't mind", mettendomi in difficoltà e portandomi a chiudermi in me stessa.
La situazione è diventata ancora più difficile per me quando incontravamo delle persone e la mia famiglia diceva loro che sarebbe stato inutile parlarmi perché non li avrei capiti: da quel momento mi sono definitivamente chiusa a riccio e non ho più parlato, e questo non è stato sicuramente fruttuoso.

La mia esperienza con gli scambi giovanili Lions è cominciata ancor prima di salire su quell’aereo per il Messico il 7 luglio 2018. 
Ricordo che quando ebbi la conferma 2 mesi prima della partenza, subito mi attivai per cercare informazioni approfondite sul posto, sul Camp, sulle host families, sul volo e via dicendo proprio perché era la mia prima esperienza, da sola, a più di dieci mila chilometri da casa. 
Ero entusiasta all’idea che di lì a poco sarei partita per un viaggio che, seppur non essendone certa, mi avrebbe cambiata sotto tantissimi aspetti; ma allo stesso tempo pensierosa su tutto ciò che mi avrebbe atteso lì. 
Ebbene proprio lì, all’ aeroporto di Guanajuato, la prima cosa che incontrai fu il sorriso, il calore e l’armonia della gente che mi accolse a braccia aperte. 
Ho trascorso la mia prima settimana in Messico con una famiglia che mi ha fatta sentire a casa; insieme abbiamo visitato posti stupendi come San Miguel de Allende, Guanajuato, Leon, e Guadalajara ammirandone le usanze, il clima mite, la cultura e i tutti i singoli sapori. Ma con loro e grazie a loro ho anche vissuto e assaporato per la prima volta cosa significa combattere. 

Da dove iniziare! 
Mi hanno sempre affascinato molto questo tipo di esperienze e quindi, alla proposta dei Lions del mio distretto, ho subito accettato anche senza sapere dettagliatamente cosa sarei andata a fare. Sono stata tre settimane in Belgio, una in famiglia e due in campo e non esagero dicendo che è stata una delle esperienze più belle di tutta la mia vita!
Inanzitutto un enorme ringraziamento alla mia host family, la famiglia Van Der Meersch! Eravamo due ragazze italiane ad essere ospitate (io e Simona, la mia compagna di avventure!) nell’incantevole cittadina di Bree e, sin da subito, ci hanno fatto sentire come parte della famiglia! Non dimenticherò mai il signor Bart e il suo senso dell’umorismo, la signora Leen e la sua dolcezza di madre e i ragazzi Raphaelle, Olivier e Arnaud che ci hanno trattato come fratelli.

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Non nego che sia stato molto difficile per me come per altri adattarsi subito ai nuovi spazi ma comunque dopo i primi giorni capisci che si é tutti sulla stessa barca e inizi a fare amicizia, se non con tutti, con tanti ragazzi.
Il camp a Cipro mi ha fatto crescere perché mi ha fatto capire che pur venendo da paesi diversi abbiamo tutti un denominatore comune cioè la fame di libertà e la voglia di indipendenza.
Abbiamo discusso sui diritti umani e sono usciti argomenti molto validi per una discussione: uno tra tanti l’immigrazione; sentire che l’opinione di un bielorusso piuttosto che di uno spagnolo sia diversa dalla tua ti arricchisce e amplia la tua visione sul mondo.

Sono Valeria, ho trascorso grazie ai Lions un mese in Brasile.
È stato il mio primo exchange e quindi la paura per questa esperienza, che è risultata essere infondata, era tanta.
Sono qui seduta nella mia camera in Italia mentre il mio cuore e la mia testa sono nel paese che mi ha accolta calorosamente e che mi ha fatta sentire a casa.
Ho trovato una grande famiglia che mi ha insegnato molto e che porterò sempre con me, ho scoperto posti meravigliosi, sono stata a contatto con una cultura diversa e al contempo affascinante, ho avuto modo di provare cibi nuovi che non avrei mai immaginato mi potessero piacere .

Italy is an amazing country and I'm so happy that I got to experience the culture, food and people.
I fell in love with Campo Emilia the second I arrived at the castle and looked out over the landscape.
Even though I had to climb one million stairs to get to my room, I wouldn't have wanted it differently because as soon as  I got to the top of the castle and looked out of the window, it was all worth it.

One week ago it was my last day in Australia. I spent the most incredible month of my life there. 
Apart from the great experiences and activities, surfing, whale watching, camel riding..., the people that I met were absolutely the best part of my trip.
First I would like to thank Brian Hemsworth and Lorraine Hemsworth who hosted me for three weeks and I couldn't have asked for a better host-family. 
Then Ray 'n' Jenny Godfrey with whom I spent the funniest days, Tony Vine, Cathie Vine, Ben Nabarro and Lorraine whose company was such a blessing.

29 luglio ’18. Sono atterrato.
Sono di nuovo in Italia, con i piedi per terra ma con la testa per aria, volta a guardare dall’alto tutti coloro che mi sono lasciato alle spalle.
La mia vita non è più la stessa, adesso ho una casa in ben 13 Paesi, adesso vedo il mondo con occhi diversi.
Erano le 6 del mattino quando stringevo tra le mie braccia per l’ultima volta dei pezzi di cuore. Ripercorrevo in pochi secondi i 21 giorni precedenti e non riuscivo a credere che fosse realmente finita.
Mi chiedevo se quell’abbraccio fosse abbastanza per compensare la distanza che mi avrebbe separato da tutti gli altri solo poche ore dopo.

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Quest’estate, dall’8 al 28 luglio, ho avuto la possibilità di partecipare ad una bellissima esperienza Lions in Belgio che per me è diventato come l’Italia, una seconda casa.
I primi istanti in Belgio sono stati magici ed emozionanti. Appena atterrata a Bruxelles la prima domanda che mi sono posta è stata: “Ma davvero mi trovo qui o è semplicemente un sogno?”. Alcuni secondi dopo l’atterraggio il mio sguardo si è subito catapultato sul finestrino dell’aereo, inteso ad ammirare l’ambiente che avrei dovuto chiamare “casa” per ben tre settimane.
La prima settimana in famiglia è stata davvero piacevole e rilassante, soprattutto grazie alla mia compagna di avventure Cristiana, una ragazza italiana che è diventata come una sorella per me. Di certo non possono mancare i mille ringraziamenti per la mia host family, in primis ai signori Van der Meersch che ci hanno accolto calorosamente e ci hanno trattato come loro figlie, non privandoci di nessun piacere.

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Sono da poco tornata da 3 settimane in Messico e mi trovo a dover condensare tutte le emozioni e i momenti vissuti in poche righe: missione impossibile!
Sono partita l'8 luglio con i miei due compagni di viaggio Nicolò e Francesca e sono atterrata a Città del Messico dopo più di 13 lunghissime ore di volo.
Non dimenticherò mai quella sensazione di puro terrore non appena la città si è presentata ai miei occhi: dovunque guardassi sembrava non finire più tanto era grande e in quel momento mi sono chiesta che pazzia avessi mai fatto.