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Parole come quelle dei discorsi agli Oscar non risulterebbero a me abbastanza per descrivere il crogiolo di emozioni che hanno dato tante tinte diverse al corso della mia esperienza.
Mi chiamo Gianluca, ma quando incontro amici sparsi per il mondo il mio nome è solo Luca, facile da ricordare e pronunciabile dai più.
La mia passione più grande è la musica e il mio umore è balzato alle stelle quando ho saputo di essere stato scelto per il camp Sound of music in Austria.
Sono partito il 6 luglio, all'indomani della maturità e con ansia post-esame che però mi ha trasmesso carica e voglia di divertirmi, avendone finalmente la possibilità. Il mio host brother Jan era lì che mi aspettava nella stazione di Graz insieme alla sua compagna per portarmi a casa, in un villaggio poco distante, e conoscere l'altro ragazzo ospitato, Dusan, e stringere subito un rapporto di fiducia reciproca, di amicizia e fratellanza.
Infatti non sarei potuto essere assegnato a famiglia migliore!

Ci sono tanti paesi nel mondo, ricchi di culture e tradizioni diverse, e tutti vorrebbero scoprirne il maggior numero possibile.
Di solito le mete più ambite sono in altri continenti, come l’Asia o l’America, e spesso si tende a sottovalutare quel che noi abbiamo più vicino, i paesi confinanti, come ad esempio l’Austria! Io per primo ho commesso questo errore, ma ho dovuto fortemente ricredermi alla fine del mio viaggio.
Ho passato la prima delle tre settimane in famiglia, loro sono stati con me molto ospitali e comprensivi.
Ho girato in macchina per tutta la regione della Styria vedendo luoghi ameni sentendomi nell “Arcadia”. Di solito sono leggermente insofferente durante i viaggi in macchina, ma con loro non mi sono pesati affatto.
Abbiamo inoltre fatto escursioni a piedi e visitato i musei di cui neanche mi aspettavo l’esistenza!

Mi chiamo Alessio, e questo è stato il primo anno in cui mi sono affacciato agli scambi giovanili Lions. Ammetto di esser stato un po'scettico all'inizio, ma l'esperienza vissuta ha mantenuto tutte le promesse fatte nell'incontro "ready to take off". 
Ho trovato la famiglia davvero gentile e ospitale, quasi come se io non fossi un terzo tra loro ma un membro in più di cui le difficoltà linguistiche e le differenze culturali non rappresentavano un ostacolo.
Mi sono adattato abbastanza bene, seppur un po' in ritardo, ai ritmi della host family prendendo parte attivamente alle mansioni di casa e integrandomi nelle attività.
Ciò che più mi ha lasciato un pezzo da portarmi dietro, e che più mi ha sorpreso, è stata l'esperienza nel camp. Inizialmente credevo di dovermi riadattare: nuove persone, nuove culture, nuove amicizie... E così è stato. Ma dopo due ore che mi trovavo lì, tutto mi è sembrato un’altra famiglia.
Ho scoperto quanto è bello conoscere culture differenti grazie ai 14 stati diversi che c'erano al Camp, e quanto sia importante la comunicazione attraverso la lingua. 
Come in tutte le comunità c'erano dei compiti, che venivano svolti a rotazione tra i vari gruppi, vigeva il rispetto delle regole e il rispetto verso gli altri. Tutte le attività di basavano sul relazionarsi il più possibile con gli altri e approfondire qualcosa in più sulla lingua; inserito in un contesto con attività di svago e momenti liberi, come il surf o visitare Melbourne in piena autonomia.
I canguri con il loro habitat sono mancanti fin dal primo momento in cui sono tornato in aeroporto, e questo lo si capiva anche dalle espressioni di tutti... Ma tra singhiozzo e una lacrima eravamo tutti contenti di ciò che avevamo vissuto perché le emozioni vanno al di là della diversità linguistica.

 

Sono stata felice di far parte di questo scambio YEC, è un'esperienza straordinaria che ci consente di entrare in contatto con i giovani di tutto il mondo e aprirci a nuove culture. Ho imparato molto, questo viaggio è stato molto gratificante.
Vorrei ringraziare il Lions Club Terrasson (in particolare il mio padrino Olivier Bernard), che mi ha dato l'opportunità di partecipare a questo scambio.
Ringrazio la famiglia Acotto che ha condiviso generosamente la sua vita quotidiana con me per 2 settimane.
Hanno fatto di tutto per farmi sentire a casa nella loro casa e mi hanno fatto scoprire molto sull'Italia.

Quest’anno ho avuto la grande fortuna di poter partecipare per la seconda volta ad uno Scambio Giovanile Lions. Dal 19 luglio all’11 di agosto, infatti, ho vissuto una fantastica avventura in India. Partita da Brindisi con grande entusiasmo, non vedevo l’ora di vivere ed esplorare un posto che mi aveva da sempre affascinato.
Dopo tre voli ho finalmente raggiunto l’aeroporto di Mumbai dove il Distretto locale dei Lions e la mia host mum mi aspettavano. Subito hanno dato inizio ad un breve rito di accoglienza, regalandomi collane di fiori e bracciali, facendomi sentire subito benvenuta. Dopo aver incontrato alcuni dei miei futuri compagni di campo, ho lasciato l’aeroporto e dopo quattro ore sono finalmente arrivata a casa della mia host family. Lì ho conosciuto il mio host dad ma non ho avuto la possibilità di conoscere il mio host brother perché anche lui si trovava in Italia per uno scambio Lions.
La settimana in famiglia è trascorsa molto velocemente, purtroppo vivendo a 4 ore da Mumbai, non ho potuto visitare una delle città più grandi del posto, ma la mia famiglia si è assicurata che ogni giorno facessimo attività interessanti. Ho passato sette giorni facendo trekking, visitando cascate e foreste e combattendo costantemente con l’imprevedibile clima indiano. Purtroppo essendo la stagione delle piogge, poteva scoppiare una tempesta da un momento all’altro e più volte mi sono ritrovata bagnata dalla testa ai piedi mentre camminavamo tra i boschi o facevamo una passeggiata.

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Il 6 luglio sono partita per la Turchia, all’inizio ero incuriosita, ma allo stesso tempo avevo ‘paura’ di trovarmi in una cultura troppo diversa per come alcune persone me l’avevano descritta. 
Non appena sono arrivata però mi sono resa conto delle tantissime somiglianze con la cultura italiana, sono stata subito accolta da una famiglia super ospitale ed educata, con cui ho avuto il piacere di stare per circa 10 giorni, mi hanno portata in giro per Istanbul e fatta sentirà a casa in ogni momento. 
Ho trascorso poi altri 10 giorni nel camp con altri ragazzi provenienti da tutto il mondo, con cui ho fatto subito amicizia e anche l’hotel in cui eravamo era molto accogliente, ci hanno portato non sono in giro per Istanbul ma anche in giro per la Turchia, in modo da farci vedere il più possibile della loro terra. 
Alla fine di questa esperienza ero molto entusiasta e non volevo tornare a casa, non vedo l’ora di poter ripartire!

Era un nuvoloso giorno di febbraio quando, tramite un concorso nella mia scuola ricevetti la notizia di dover partire in quel magnifico luogo chiamato Turchia.
Che strano posto, pensavo, e fra timori e paure mi ritrovai il 7 luglio 2019 nell’ aeroporto di Istanbul, luogo che dapprima mi faceva paura ma che già dalle prime ore di permanenza mi ha fatta sentire a casa!
Nei primi dieci giorni di permanenza sono stata ospitata nella città di Bursa da quella che è diventata la mia seconda famiglia, i Kilinç con i quali fra una visita in moschea, una giornata al cinema ed una in piscina e le colazioni che sembravano pranzi, ho vissuto a pieno la vita che conducono i teenagers Turchi.
Mi è rimasta impressa l’immagine della nonna che non appena mi ha vista ha iniziato a coccolarmi e fra regali e porzioni abbondanti di cibo ha iniziato a farmi sentire subito parte della famiglia.

Il tutto ebbe inizio con un cartello Lions che mi aspettava alla sezione arrivi dell’aeroporto di Toronto. Seguì piccolo viaggio in macchina per pregustare il panorama canadese o, per meglio dire, del sud Ontario. Di lì a poco mi ritrovai a casa della mia prima famiglia ospitante (un uomo, Paul, e sua moglie, Donna, entrambi sulla settantina) seduto sul divano a guardare il “Saturday Night Show”, del quale Trump è il topic preferito e gustando la mia prima root beer. Con me vi era anche un ragazzo della Repubblica Ceca, David, che mi avrebbe fatto compagnia per i successivi dieci giorni.
Tra partite di baseball, fuochi d’artificio strabilianti, viaggi in canoa,wakeboarding, acquapark, serate con la chitarra e tiro con l’arco, farei prima ad elencare ciò che non ho fatto. Devo dire che i miei hostparents,nonostante l’età, si dimostrarono molto intraprendenti e più attivi di un qualsiasi teenager italiano.

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L’emozione era fortissima già prima della partenza: la mia prima esperienza con il Lions Club, la mia prima esperienza con le host families, la mia prima esperienza di scambio culturale.
È stato difficile nascondere l’ansia pre-viaggio, da parte mia e della mia famiglia. Stavo per partire per 3 settimane in un paese estero e non ero mai stata lontana dalla mia nazione così al lungo.
Avevo paura che la nostalgia di casa mi avrebbe travolta e che avrei desiderato di tornare nella mia amata Puglia quanto prima. Non avrei mai immaginato che sarebbe accaduto esattamente il contrario: mentre scrivo queste parole ricordo con nostalgia tutti i momenti trascorsi in Belgio, la gente che ho conosciuto, le opportunità che mi sono state offerte, i posti che ho visitato. Ora posso affermare con fierezza di appartenere con il cuore non ad una, bensì a due nazioni.
Il Belgio è diventato ormai parte di me stessa e non potrò mai dimenticare quanto esso mi abbia dato in poche settimane.

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Ciao sono Elena,e questo è il mio primoexchange e quest’anno sono partita alla volta del Belgio.
La possibilità di fare questa bellissima esperienza è arrivata da un concorso vinto nella mia scuola e premetto che io non volessi neanchepartecipare,è stata la mia prof che fin dall’inizioha voluto così tanto che io partecipassi,ed ora sono qui a raccontare una delle mie esperienze più belle,per questo non potrei mai ringraziarla abbastanza.
Sono partita alle 06:30 del 6 luglio con un’altra ragazze italiana, che però ha fatto un’esperienza diversa dalla mia;quella mattina ero contentissima di partire,ma allo stesso tempo nostalgica, perché sono molto legata alla mia famiglia.
Arrivata all’aeroporto di Bruxelles intorno alle 12:00e aprendo quelle porte,ad aspettarmi e accogliermicalorosamente c’era la mia famiglia ospitante.
Non nego che i primi giorni sono stati per me un “mettermi alla prova”, vivere in un posto diverso, con una lingua diversa e poco praticata, faceva crescere in me sempre più la voglia di ritornare a casa.

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Eccolo lì, un ragazzo di 17 anni pronto a partire alla volta dell’Arizona che aspetta ansioso di decollare dall’aeroporto di Venezia in quell’afoso 11 luglio.
Difficilmente dimenticherà tutte le emozioni provate durante il solitario viaggio di andata, né tantomeno durante il solitario viaggio di ritorno. 
Entrambi i viaggi sono stati lunghissimi, 15 ore che parevano 25, in quanto accompagnati da mille sensazioni differenti. 
Durante il viaggio di andata ha incontrato l’impazienza di arrivare, la preoccupazione di lasciare la famiglia per un mese, l’ansia portata dal fatto di dover parlare inglese 24 ore su 24 e doversi arrangiare da solo in qualsiasi situazione.
Durante il viaggio di ritorno ha incontrato principalmente tristezza, per aver lasciato quei fantastici 9 amici trovati in un territorio così splendido, ma anche sollievo, dato dalla consapevolezza di poterli rivedere a breve e di ritornare in un luogo familiare.
Se c’è una cosa che quel ragazzo riconosce con certezza è che non è più lo stesso ansioso adolescente partito da Venezia l’11 luglio, ora è un giovane uomo che non ha paura di viaggiare ed uscire dalla propria zona di comfort.

“Tanta calorosità e accoglienza”, queste sono le parole con cui descriverei questa magnifica esperienza in Messico. 
Già prima di partire mi ero fatta un’idea su come poteva apparirmi il paese: il tipico sombrero, le feste ed il “Sangre Caliente”, ma è stato molto più di questo. 
Con la prima famiglia ospitante fin da subito si è creata una bellissima sintonia, mi hanno fatto sentire come a casa, i loro figli seppur un po’ più grandi di me sono stati molto amichevoli, grazie alle canzoni in stile “Reggaeton”, che io già ascoltavo quotidianamente, ci siamo legati sempre di più. A rendere questa settimana ancora più spensierata e divertente è stato inoltre il mio compagno di avventure Amir, un ragazzo proveniente da Israele, anche lui ospite nella mia stessa famiglia, con il quale ho legato fin da subito e grazie a lui ho potuto apprendere anche la sua cultura ricca di tradizioni.

We left the hot weather of Italy on 31th of July and, after 3 hours, we arrived in this cold unknown land. Although we didn’t understand one single word of Russian, we managed to solve some initial problems at the passport checking and we were in. Two weeks in Belarus. 
Me and another Italian girl, Giulia, were assigned to the city of Gomel, the second biggest city of the country, in the south. We arrived there with a 5 hours long trip, by bus. The landscape was so strange for us: there were not cities, nor big villages, just some houses here and there, huge fields, and forests... Forests everywhere! Here, in Italy, whatever you look to, in the background there will be a mountain or a sea, stopping your view; in Belarus no, not at all, there is not a single mountain in all the country. You can be on a road, in a small village or in the huge capital, Minsk, but, in the end, you are inside an enormous forest which covers everything. I felt so lost at first, but after some days I got used to it and started to feel like all those trees where hugging me warmly, despite the cold and unpredictable weather which characterised all our stay.
Actually, everything was really welcoming, starting with the people; even those who couldn’t understand me at all tried to make me feel comfortable in every way possible.

Sono Neve Sarti, e quest’estate ho avuto l’occasione di partecipare al mio primo scambio giovanile organizzato dalla Lions. Sono partita per la Finlandia i primi di luglio e ho trascorso le prime due settimane in due famiglie ospitanti diverse e l’ultima settimana in un campus a villa Elba, a Kokkola, una cittadina sulla costa ovest della Finlandia.
Entrambe le famiglie ospitanti sono state molto accoglienti e hanno fatto del loro meglio per farmi visitare più luoghi possibili, un fatto che ho apprezzato molto: sono andata in spiaggia, ho fatto passeggiate nelle meravigliose foreste finlandesi, ho visitato fattorie e assaggiato piatti tipici. La prima famiglia era costituita da una signora e sua figlia, la seconda invece da marito e moglie con ben quattro figli, dunque le mie due esperienze sono state molto diverse tra loro ma entrambe mi hanno lasciato un meraviglioso ricordo e il desiderio di tornare a trovarli un giorno.

Quest’estate, dal 7 al 28 luglio, ho avuto la possibilità di partecipare ad un’altra magnifica esperienza con i Lions in Repubblica Ceca, il paese dei castelli. Ovviamente il titolo racchiude tutto il favoloso patrimonio culturale ceco: i castelli! La Repubblica Ceca è principalmente famosa per l’innumerevole presenza di castelli, grandi castelli, enormi castelli... e castelli!
La Cechia è così ricca di fortezze storiche che persino gli organizzatori e camp leaders del distretto ceco si sono rifiutati di farci visitare altri castelli e quindi, hanno optato per altre visite intorno al bellissimo comune di Pilsen, il quale conta circa più di 60.00 abitanti. Prima della tanto attesa partenza sono arrivati i miei 18 anni, una nuova fase della mia vita, ricca di responsabilità e nuove consapevolezze. Per questo motivo mi ero prefissata un obiettivo importante per ringraziare i miei genitori e tutto il mio distretto per l’ulteriore occasione ed il “meraviglioso” regalo ricevuto: affrontare questo viaggio con uno spirito più maturo e aperto a tutto, continuando a guardare il mondo sempre con gli occhi di un bambino curioso, come il famoso fanciullino di Pascoli.

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Vorrei cominciare il mio report con una frase che la mia host-sister mi disse prima di partire per la Finlandia:” Just bring yourself.” Credo che questa frase possa racchiudere lo spirito sereno e gioioso di questo popolo, infatti per la seconda volta consecutiva la Finlandia è stata nominata il paese più felice del mondo. Sono partita il 14 luglio da Roma e arrivata ad Helsinki i membri lions e la mia host-sister mi stavano aspettando calorosamente per farmi iniziare questa nuova emozionante avventura. La mia host-family vive a Kello, una zona residenziale che dista circa 15 minuti da Oulu, nel nord-ovest della Finlandia. Sono state delle persone molto disponibili nei miei confronti che mi hanno fatto visitare buona parte del Paese, persino la Lapponia, e che mi hanno trattata come un membro della loro famiglia infatti grazie a questo non mi sono sentita, nemmeno per un momento, a disagio. Chiacchieravamo a tavola davvero di tutto e mi sono accorta di come le nostre culture fossero diverse, ad esempio prima di entrare in casa bisognava lasciare le scarpe nell’ingresso e camminare scalzi, fare la sauna nudi a 80° minimo e questo per me era abbastanza strano, ma nonostante ciò tutto mi sembrava normale. 

Ricordo come se fosse ieri il giorno in cui i miei professori mi comunicarono di aver ricevuto una borsa di studio per poter intraprendere un viaggio di ventuno giorni in Ungheria; incredula e emozionata chiesi chi mi avesse offerto questa opportunità e pian piano iniziai a conoscere il Lions International.
Come una finestra spalancata sul mondo i Lions si occupano di varie realtà: Salute, Ambiente, Scuola, Comunità offrendo un aiuto a chi ne ha bisogno e infine, questo Club si occupa di noi ragazzi cercando di farci diventare cittadini del mondo pieni di sani valori quali amicizia, unione, voglia di scoprire il mondo e di non aver paura nel conoscere nuove culture, lingue o tradizioni. 
Era il mio primo viaggio senza la famiglia, la prima volta che avrei preso un aereo autonomamente ed ero al settimo cielo.
Contavo i giorni con insistenza, avevo guardato mille immagini su Budapest, pensavo semplicemente a quanto fosse meravigliosa quella città, a tutti i panorami che avrei potuto ammirare senza tener bene a mente che quel viaggio mi avrebbe potuto cambiare sul serio, farmi guardare il mondo da un’altra prospettiva.

Quest’estate, dal 21 luglio al 7 agosto, grazie al progetto “Campi e Scambi giovanili”, ho avuto l’opportunità di visitare la Lituania. Prima di partire ero molto entusiasta, ma anche un po’ spaventata, perché non sapevo cosa aspettarmi da questo piccolo Paese di cui non si sente molto parlare. Ora però posso affermare con certezza che questa esperienza è stata la migliore della mia vita e mi ha permesso di ampliare i miei orizzonti.
Ho trascorso la prima settimana in famiglia nella capitale, Vilnius, e in seguito 10 giorni a Karalkreslis, un villaggio a sud-ovest, a 200 km dalla capitale, non lontano dal confine con la Russia e la Polonia, insieme ad altri 17 ragazzi prevenienti da tutto il mondo: Austria, Belgio, Brasile, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, India, Israele, Lituania, Paesi  Bassi, Spagna, Ungheria.

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Piacere a tutti, mi chiamo Lucia e quest’anno ho scelto di provare una nuova avventura da mettere nel mio bagaglio personale: gli scambi giovanili dei lions.
Il 27 giugno sono partita con altri 6 ragazzi per andare in Australia, terra che mi era tanto affascinante quanto sconosciuta: piena di voglia di scoprire un nuovo mondo totalmente diverso dal mio sono arrivata all'aeroporto di Melbourne, dove ho conosciuto la mia host family. Con loro ho trascorso 3 settimane in un piccolo paesino di 3000 abitanti a 3 ore da Melbourne, Rochester, dove ho imparato il loro stile di vita, la loro semplicità e gentilezza, il modo in cui si può avere tutto e star bene anche con poche cose attorno. Da sempre mi hanno trattato non come un ospite, non come una ragazza che proveniva dall’altra parte del mondo, ma semplicemente come una di loro, una figlia, ed è questo il motivo per cui ho trascorso momenti indimenticabili con loro senza avere quasi mai nostalgia di casa, proprio perché li mi sentivo a casa.

Il 12 luglio 2019, a soli sedici anni, ha avuto inizio il mio primo viaggio fuori dall’Europa e la mia prima esperienza in Giappone.
Il desiderio di visitare e conoscere un paese così lontano dal mio, mi ha fatto quasi dimenticare delle tredici ore di volo.
Dopo due aerei e due treni sono finalmente arrivata alla stazione di Okayama, dove ad aspettarmi ho trovato tre delle persone che hanno segnato maggiormente il mio soggiorno in Giappone.
Dopo una breve presentazione, è iniziato subito un tour della zona e poi mi hanno accompagnato a casa della prima famiglia ospitante.
Nella famiglia Inai ho conosciuto i piedi hosts parents, il figlio, la moglie del figlio e i loro adorabili tre bambini. Due giorni dopo di me, è arrivato Chen po Ti, un ragazzo di Taiwan che è stato il mio compagno di avventure per i successivi 21 giorni.