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Quando mi hanno proposto come destinazione la Cina sono rimasto di sasso. Non avrei mai pensato che potessi andare in Cina, era un paese che non avevo mai minimamente considerato: ma è questo lo spirito di questa avventura, scoprire una cultura che mai avresti pensato di scoprire, esplorare un paese (anzi, nel mio caso addirittura due!)
Dopo un lungo viaggio in aereo atterro a Pechino: la mia host-mother cinese è li ad aspettarmi e mi presenta anche gli altri ragazzi che arrivavano con il nostro volo e che avrei reincontrato al campus e nei giorni successivi perché si, i genitori sono riusciti ad organizzarci anche delle attività insieme per iniziare a conoscerci tra ragazzi (e vi assicuro che è un’ottima cosa!).
La prima settimana è davvero passata in fretta ma è stata piena di attività: visita dei luoghi più significativi di Pechino, attività sportive come parapendio, escursionismo e ferrata. La famiglia è sempre stata estremamente disponibile fin dal primo giorno: conoscendo la mia passione per l’informatica e la robotica ed essendo loro impiegati nello stesso campo hanno regalato a me e a loro figlio, Billy, un robot ciascuno per giocare e sfidarci, programmando e sparando in giro per la casa. Hanno trovato anche il tempo di farmi conoscere le montagne cinesi e farmi visitare il futuro villaggio olimpico invernale di Pechino, ora in costruzione, tramite un soggiorno di 3 giorni in una località montana!

Tutto ha inizio da un'email inaspettata: "cara Giulia, abbiamo per te una bellissima destinazione in Brasile!". 
Devo rileggerla qualche volta ancora per convincermi che è tutto vero e che, a distanza di qualche mese, trascorreró 21 giorni dall'altra parte del mondo. 
Solo qualche settimana più tardi arrivano i primi contatti con le 4 famiglie ospitanti e con le altre 3 ragazze italiane che vivranno con me questa esperienza. 
Passano i mesi e il giorno della mia partenza si fa sempre più vicino. 
Ecco che l'11 luglio, dopo aver salutato la mia famiglia, io e Carola, una delle 3 ragazze, partiamo da Milano per raggiungere Parigi. Incontrata anche Matilde, saliamo insieme su un altro aereo diretto a Rio de Janeiro. Un ultimo volo ci porta poi a Foz do Iguaçu , destinazione finale, dove ci aspettano Chiara, nostra compagna di viaggio, e le prime due famiglie ospitanti. 

Sono Martino Pignatta, ho 17 anni, frequento la quarta liceo scientifico e vivo a Milano.
Durante questa estate 2019 ha avuto luogo la mia prima esperienza con gli scambi giovanili dei
Lions Clubs International,ai quali ho potuto partecipare grazie al Lions Club Lainate e, più direttamente, grazie all’interessamento di Marcello Belotti, ex presidente del Club e oggi presidente di zona di otto Club del Distretto Lions “La Grande Milano”. Un’esperienza, inoltre, che ha coinciso con il mio primo viaggio in aereo da solo e con la mia prima visita degli Stati Uniti d’America.
Dal1° luglio al 1° agosto dell’estate2019: un meraviglioso viaggio di un mese.
Sono stato impegnato in qualcosa di mai sperimentato prima nella mia vita, anche se ero già stato all’estero con i genitori, e che si è rivelata una delle esperienze “solitarie”, di sviluppo della mia capacità di auto organizzazione, 
più preziose e divertenti che abbia vissuto sinora.

L'esperienza di quest'anno è stata la prima per me.
Devo dire che non mi sarei mai aspettato di trovare uno staff così preciso e organizzato.
Il campo è stato bellissimo e siamo riusciti subito a fare amicizia.
È stato bellissimo vedere come 20 persone siano passate da perfetti sconosciuti a grandi amici.

Dopo una settimana dalla fine del mio viaggio in Finlandia, cerco di ripercorrere passo dopo passo, giorno dopo giorno tutto ciò che ho vissuto in quella terra così affascinante. Ancora non ci credo di aver passato 3 settimane in quel luogo che mi ha rubato il cuore.
Il 24 luglio 2019 ho intrapreso il mio viaggio grazie alla proposta di scambi giovanili del gruppo Lions; le paure prima di partire erano tante: avrei viaggiato per la prima volta da sola, 2 aerei, 3 treni... ma una volta messo piede in quel paesino che sarebbe stato la mia casa per poco più di 10 giorni, tutte le preoccupazioni sono sparite. Ad accogliermi c’erano Sari, la mamma, Rasmus e Juha, i miei host-brothers e Siiri,la mia host-sister. Fin da subito mi hanno fatto sentire parte di quella famiglia che mi ha accolta in casa propria come se fossi loro figlia, ho acquisito un fratello danese, con cui ho vissuto 24 ore su 24 per tutto il viaggio.

Prima del mio scambio LIONS la Macedonia non era altro, per me, che uno stato sconosciuto con un nome un po’ buffo, e non sarebbe probabilmente stata la meta di una mia vacanza estiva. Ma poi ho scoperto che proprio in quella nazione avrei trascorso tre settimane della mia estate, e ancora non immaginavo che sarebbero stati giorni così intensi e emozionanti.
Il 23 giugno ho preso per la prima volta l’aereo senza i miei genitori, ma, fortunatamente, ad allontanare quel po’ di ansia che era per me inevitabile, c’erano altre due ragazze italiane che ho poi conosciuto meglio nel campo. 
Devo ammettere che ci sono sicuramente stati ben più organizzati della Macedonia, tanto che nei primi giorni mi sono trovata a dormire da sola in un appartamento, perché la mia host-family, informata del mio arrivo solo pochi giorni prima, era in vacanza.

La mia esperienza in Turchia iniziò il 7 luglio quando, arrivata al nuovo aeroporto di Istanbul, incontrai per la prima volta la famiglia che mi avrebbe ospitato per questo scambio nei successivi 10 giorni. Ricordo a primo impatto la felicità di conoscerli, da subito furono molto gentili con me ed il padre già dall’inizio sempre disponibile a raccontarmi tutto ciò che c’era da sapere su quello che avremmo potuto vedere intorno a noi. La loro casa si trovava nella parte asiatica di Istanbul in una cittadina commerciale chiamata Gebze.
Il mio soggiorno in famiglia non lo potrò mai dimenticare, grazie a loro ho conosciuto come davvero si vive, si pensa e soprattutto grazie alla madre come si mangia in Turchia; mi accompagnarono quasi tutti i giorni tratti di strada lunghissimi durante il quale ho conosciuto la musica del posto e gruppi rock del passato per me nuovi, ma la parte più bella era quando andavamo a casa degli amici perché grazie a questo sono davvero riuscita a capire tutte le loro usanze e costumi.

Prima di tutto vorrei ringraziare molto il Lions Club, al quale sono infinitamente grata di avermi dato questa meravigliosa opportunità di conoscere differenti culture e di crescita personale.
Al Camp ho trascorso due splendide settimane insieme a tanti altri ragazzi  provenienti da paesi diversi  sparsi per il mondo. Eravamo sistemati in quattro grandi camerate, due per le ragazze e due per i ragazzi e questo  ci ha dato la possibilità di legare molto in fretta. Grazie alla perfetta organizzazione delle numerose e varie attività da parte del Lions Club  e di tutto il meraviglioso staff del Camp, ho avuto la possibilità di conoscere tutti i partecipanti  e di entrare in contatto con le  loro culture, grazie anche alle apposite serate di presentazione della propria nazione fatte da tutti i ragazzi.
E' stato poi molto bello e interessante visitare le principali città dell'isola di Cipro e le spiagge più belle. Memorabile é stata in particolare la gita in barca durante la quale abbiamo potuto tuffarci e fare il bagno in uno splendido mare e vedere nuotare vicino a noi i delfini.
Durante questo breve ma intenso periodo ho avuto l'occasione di  stringere  forti legami con alcuni ragazzi e sono sicura che la nostra amicizia durerà nel tempo, nonostante ci siano molti chilometri a separarci, e certamente ci rincontreremo per passare altro tempo insieme. Ancora oggi ci scambiamo messaggi quasi tutti i giorni per tenerci aggiornati sulle nostre vite.
Spero di poter  ripetere un'esperienza di questo genere e consiglio  a tutti i ragazzi di approfittare di questa meravigliosa iniziativa del Lions.

 

Il primo giorno, il 21 luglio, sono atterrata ad Helsinki con la testa annebbiata dalla stanchezza del viaggio. I miei sensi però si sono ripresi quando son stata pervasa dalla tranquillità e dalla pace che emanava tutto quello che avevo intorno. 
Mi hanno accolto tre paia di occhietti vispi e curiosi e due sorrisi calorosi. Per 10 giorni mi son sentita quasi una sorella maggiore, lì a spingere le altalene, montare puzzle e a giocare fin troppe volte a Cluedo. Tra un gelato con i mirtilli e l'altro, ascoltavo il vento che scuoteva le fronde degli alberi. Cantava la vita che brulicava nascosta nella foresta: piccoli scoiattoli, volpi, cervi e alci. Saltavo con i bambini da una roccia all'altra e mi sentivo piccola fra tanto verde.
Lì la natura domina e ostenta i suoi colori con arroganza.
Adoravo andare al lago e guardare i bambini tuffarsi in un cielo dalle sfumature calde e avvolgenti. Il sole, maestro d'arte, non ci abbandonava mai del tutto. La notte è timida d'estate lì. Mi sembrava tutto così etereo.

6 Luglio 2019 ore 18:15 partenza da Napoli per prendere il volo diretto per Vienna.
Ricordo molto bene l' ansia prima di partire poiché, nonostante i tanti viaggi fatti in aereo, questo è stato il mio primo volo fatto completamente sola. Non sapevo minimamente  cosa aspettarmi da questo viaggio e non appena lasciati i miei genitori all'ingresso dei controlli di sicurezza mi sentivo disorientata e preoccupata.
Fortunatamente subito sono riuscita ad ambientarmi e ad affrontare il viaggio nel modo più sereno possibile.
Al mio arrivo a Vienna c'erano ad aspettarmi un accompagnatore dei Lions insieme al mio Host father Paul e una delle mie Host sisters Katharina di 12 anni, mi hanno accolta in modo molto affettuoso e da subito mi hanno fatto sentire a mio agio.
Dopo i saluti e le presentazioni siamo usciti dall'aeroporto e recati in auto dove abbiamo viaggiato per circa 1 ora e mezza per raggiungere la loro casa che era situata in un villaggio chiamato Karl nella regione di Burgenland dove avrei speso una settimana con la mia Host family.

Quest’anno il 31 luglio sono partito per il mio secondo campo lions con come destinazione il Taiwan. 
Dopo un volo di circa quattordici ore sono arrivato alle 9 del mattino,  ora locale, all’ aeroporto di Taipei dove ho incontrato due dei tre figli della famiglia  con la quale avrei trascorso i successivi sette giorni. Arrivato a casa mi hanno dato una delle camere che di solito affittavano a studenti o turisti e per le usccessive 10 ore ho dormito causa stanchezza del viaggio e jet lag.
La prima sera ho conosciuto i genitori dei quali apprezzo la voglia di aiutarmi e farmi sentire a mio agio nonostante non sapessero una parola d’ inglese.
Successivamente siamo andati al night market, un posto pieno di street food, giochi e persone, tipico del Taiwan, dove ho incontrato amici dei miei fratelli e provato le specialià locali.
Il mattino seguente ho capito che avrei amato quella famiglia perché mi parlarono di tutte le cose che avremmo visitato insieme, praticamente tutta Taipei, tutto quello di cui avevo letto su siti e recensioni della città. 

14 Luglio 2019, ore 4.00: giorno della partenza, giorno cruciale.
Indosso la mia maglia blu, il mio zaino, un auricolare all’orecchio con le mie canzoni preferite per allontanare le lacrime e conservo nella tasca un pacchetto di fazzoletti di riserva per gli sfoghi indesiderati.
Due parole di conforto, una coccola, un sorriso finto; così lascio i miei genitori guardarmi, mentre faccio ingresso nella zona di controllo dell’aeroporto di Bologna.
A noi tre: io, volo e biglietto aereo.
Approdata all’aeroporto di Helsinki per l’ora di pranzo, sperimento il mio inglese frammentario con la barista del bar in cui ho la mia prima colazione, poi con la responsabile del campo Lions finlandese che mi manda ulteriormente in confusione parlandomi in italiano.
Aspetto meno di un’ora per incontrarmi con la mia “guest sorella”, la ragazza svizzera con cui avrei condiviso non solo l’esperienza al campo, ma anche la host family.
Si chiama Fabienne: espansiva, gioiosa e chiacchierona; ovvero tutto ciò che non sono io ad un primo incontro con uno sconosciuto mentre cerco di prendere dimestichezza con le mie primitive conoscenze di inglese.

India is very vast and a mega diverse nation.
I have been travelling within India since I was a kid. 12 years though, I haven't been to every part of her. This year, I traveled across the seas, to visit another nation. I was fascinated by the architecture, art , cuisine and the rich history of Italy. I shortlisted Italy as my destination.
Since I participated for the first time in the youth exchange programme, I didn’t know what to expect. I was warmly welcomed by my host brother and my host mom at the Bologna airport. As I met them, I felt cheerful and I was excited to explore a new land. Having reached the house, I met my host sister and host grandma. I met my host dad the next day when he returned to Modena, from a trek.
No sooner did I reach their house, their love and affection made me feel that I was a member of their family. I had an amazing experience with my host family.
My stay with the family had been absolute fun.

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Il mio viaggio verso la Cina e Taiwan è cominciato il 26 luglio da Cagliari. a soli 16 anni, dopo aver salutato la mia famiglia, con un misto di emozioni che non scorderò mai, ho preso un aereo per l’aeroporto di Malpensa, il primo scalo del mio lungo viaggio.
Qui ho conosciuto Pier, 17 anni di Milano, uno dei tre ragazzi italiani che sarebbero partiti con me.
Dopo esserci presentati, aver pranzato insieme e dopo aver condiviso un po’ di emozioni, abbiamo preso l’aereo che ci avrebbe portato a Monaco, per poi prendere l’ultimo aereo diretto, finalmente, a Pechino.
Su quell’aereo ho iniziato a pensare a come avrei trascorso le settimane seguenti, cercando, nella mia testa, di dare un volto alla mia host family e intuendo quanto fossi stata fortunata.
Quando siamo scesi dall’aereo abbiamo incontrato Federica, 22 anni di Gorizia ed Eleonora, 19 anni di Castellarano. Insieme siamo andati agli arrivi e subito le nostre famiglie ci hanno accolto con allegria ed entusiasmo, abbiamo fatto un sacco di foto e ci siamo presentati.

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Primo Agosto, ore sei del mattino circa, ha inizio il mio viaggio o meglio, la mia avventura in Taiwan. Sì perché più che una semplice permanenza per me si è trattata di una vera e propria avventura. 
Scesi dall’aereo dopo 13 ore di volo a dir poco estenuanti, eppure l’entusiasmo e l’adrenalina in circolo annullavano totalmente la stanchezza del lungo viaggio, in quel momento l’unico mio desiderio era di conoscere la meravigliosa famiglia che mi avrebbe ospitato nei giorni successivi. 
E subito, appena sbirciai fuori al Terminal arrivi, vidi un ragazzo paffutello con stampato sul viso un sorriso a trentadue denti che mi salutava gioiosamente sventolando un cartoncino di benvenuto, lui era mio fratello Bob. In quel momento tutta la tensione che aveva accompagnato il volo, l’ansia di conoscere una nuova famiglia e di esser catapultato in una nuova realtà, svanirono e mi sentii quasi a casa. Così  iniziò la mia avventura. Salendo in macchina con Bob e suo padre incontrai però subito un grosso ostacolo, la lingua. Nella mia famiglia, infatti, nessuno conosceva l’inglese. ingenuamente pensai che avrei potuto facilmente aggirare il problema, purtroppo mi sbagliavo e comunicare in quei giorni fu pressoché impossibile.

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L’esperienza che ho avuto il piacere di vivere attraverso il Lions Exchange, è stata una delle esperienze più belle, complete, gratificanti e piene di emozioni che abbia mai vissuto. Vedere un altro paese, toccare con mano una diversa cultura; una cultura così lontana come quella Brasiliana, è stato un vero onore, per non parlare di tutte quelle persone che giorno dopo giorno hanno contribuito ad arricchire, ciò che ormai si stava trasformando in quell’immenso bagaglio culturale, che avrò la fortuna e il privilegio di portarmi avanti per il resto della vita.
Visitare un paese straniero non è mai una cosa semplice, soprattutto all’inizio; quando quel senso di smarrimento e solitudine, fatica a lasciare libera la nostra mente di viaggiare ed assorbire il più possibile questa nuova cultura.
Ed è così che il 6 luglio la mia prima esperienza così lontano da casa è cominciata, alla volta del Brasile, una terra così lontana, quanto bella, detto col senno di poi. Iniziò così; da solo, in aeroporto con i miei bagagli; prevalentemente ricolmi di speranza, eccitazione, ma direi soprattutto di paura; che mi sono sentito realmente al mio posto ed in pace; come se quello fosse davvero il posto in cui dovevo essere in quel determinato momento.

Brasile. Non appena lessi questa parola nella mail comunicante la destinazione del mio scambio, un mare di pensieri affollarono la mia mente. Prima di tutto pensai “un sogno che si realizza”, fin da bambina infatti desideravo visitare questo paese che mi affascinava per la sua natura incredibile, per i colori, per l’allegria dei suoi abitanti e forse perchè mi sembrava tutto molto diverso dall’Italia.
Dopo questa prima eccitazione però pensai: “No, non posso andare”. Fui presa dalla paura dei km di distanza da casa, di dover passare un mese in un paese di cui non conoscevo nulla, non sapendo una parola di portoghese e con l’idea della pericolosità di questo paese. Fortunatamente l’attrazione per ciò che è diverso e sconosciuto prevalse sulla paura e mi convinse ad intraprendere questa magnifica avventura che mi ha sicuramente cambiata e fatto crescere moltissimo.

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Annecy, Haute-Savoie, Francia, questa è stata la mia destinazione per il mio primo Youth exchange con il Lions club.
E' difficile partire per un paese tanto vicino dove hai vissuto già sette anni della tua vita, è complicato prendere l'aereo pensando che un viaggio del genere probabilmente non porterà altro che la ripresa della lingua francese, ma di sicuro la cosa più semplice del mondo è stata ricredermi da tutte queste aspettative sbagliate, e portare nel cuore per il resto nella vita i ricordi di un'esperienza indimenticabile.
Questo scambio non mi ha solo permesso di riscoprire la Francia, rendendomi conto che quello che conoscevo era solo un granello di sabbia in mezzo a tante ricchezze, ma mi ha anche concesso di aprire la mente, mi spiego meglio.

Il mio viaggio inizia il 27 giugno da Reggio Calabria, è stata una partenza un po’ particolare perché avrei dovuto affrontare da lì a poco un viaggio di quasi 2 giorni per arrivare in Australia, dopo aver salutato la miafamiglia mi sono recato al gate per prendere l’aereo sempre con un filo di ansia dovuta alla paura del viaggio, arrivato a Roma cambia tutto grazie ad un ragazzo che da lì in poi sarebbe diventato un grande amico, io sono stato destinato ad una famiglia australiana che vive a Scotts Head insieme ad altri 2 ragazzi, uno di questi due è proprio il ragazzo che ho incontrato a Roma infatti abbiamo fatto tutto il lungo viaggio insieme anche se a differenza mia per lui era la prima esperienza, il suo nome è Francesco e in 2 abbiamo affrontato il viaggio molto meglio.
Dopo le 22 ore di volo siamo finalmente arrivati in Australia dove abbiamo conosciuto l’altro ragazzo che avrebbe vissuto con noi e la famiglia che ci avrebbe ospitato per 3 settimane, la famiglia era composta da i genitori e due figli, uno di 12 anni l’altro di 10, il terzo ragazzo che abbiamo conosciuto veniva dal Brasile, il suo nome è Vinicius ma noi lo chiamavano Vins, a differenza che con Francesco essendo entrambi italiani siamo entrati subito in confidenza con Vins c’è voluto un po’ di tempo ma alla fine si è rivelato un grande amico.

Il 16 luglio di quest'anno alle 11:55 ero su un volo diretto in Portogallo. 
Ancora adesso scriverlo mi sembra una barzelletta; questo viaggio infatti ha rappresentato per me una svolta tanto gradita quanto inaspettata, mi spiego: fin da piccoli tutti desideriamo scoprire il mondo con i nostri occhi, i suoi colori, lingue, usi e costumi estranei ai nostri. E così anche io aspiravo a prendere un aereo e volare semplicemente altrove, non importa dove, bastava che fosse abbastanza lontano da non poter chiamare quel posto casa.
D'altra parte non si può lasciare tutto e partire perchè ciò comporta risorse, organizzazione e una serie di sforzi non indifferente.
Questa volta invece, e mi è parso incredibile, l'occasione mi si è materializzata davanti agli occhi grazie all'impegno e alla dedizione non miei di certo, che ho dovuto soltanto compilare un modulo, ma dei volontari Lions e in particolare della responsabile Maria Martino che ha fatto l'impossibile per dare a quanti più ragazzi possibile la mia stessa opportunità.