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Giunta a questo punto, rivolgo lo sguardo indietro verso l’esperienza che ho potuto condividere ad Istanbul, in Turchia, con 32 ragazzi provenienti da 18 paesi di tutto il mondo e 8 membri dello staff del camp che mi ha ospitata, e penso al valore delle azioni, alcune delle quali vissute anche per la prima volta.
Ho avuto la possibilità di intraprendere quest’avventura, grazie ad un concorso scolastico che mi ha permesso di essere scelta da parte di alcuni membri del Lions Club che si occupano degli scambi giovanili. Sicuramente, tale esito è stato dovuto in parte anche ai miei insegnanti, che mi hanno permesso di partecipare.
Sono partita verso Istanbul il 7 di luglio dall’aeroporto di Milano Malpensa; ero molto emozionata, ma nello stesso tempo piuttosto spaventata, infatti, ero pienamente consapevole del divertimento che mi avrebbe fatto compagnia e temevo da un lato sul rapporto amichevole che avrei dovuto instaurare con tutte le persone che avrei incontrato. In aeroporto mi aspettava l’unica figlia della host family, Incisu, con la quale ci siamo scambiate sorrisi fin dal primo momento. Lei abita a Besiktas, quartiere di Istanbul, dove frequenta l’università, poco lontano dalla propria famiglia composta dalla madre e dalla zia.

Quest'anno ho vissuto una nuova esperienza: sono partito per il mio primo campo Lions il 5 Luglio per la Turchia.
Appena atterrato all'aeroporto di Istanbul ho conosciuto i capigruppo del campo con cui ho passato l'intera giornata, prima di essere accompagnato dalla mia host family.
Mi hanno permesso di visitare bei posti, nuotare nel mare blu di Bodrum, di provare la cucina tipica del posto e di conoscere altri ragazzi della mia età. 

La mia esperienza in Turchia iniziò il 7 luglio quando, arrivata al nuovo aeroporto di Istanbul, incontrai per la prima volta la famiglia che mi avrebbe ospitato per questo scambio nei successivi 10 giorni. Ricordo a primo impatto la felicità di conoscerli, da subito furono molto gentili con me ed il padre già dall’inizio sempre disponibile a raccontarmi tutto ciò che c’era da sapere su quello che avremmo potuto vedere intorno a noi. La loro casa si trovava nella parte asiatica di Istanbul in una cittadina commerciale chiamata Gebze.
Il mio soggiorno in famiglia non lo potrò mai dimenticare, grazie a loro ho conosciuto come davvero si vive, si pensa e soprattutto grazie alla madre come si mangia in Turchia; mi accompagnarono quasi tutti i giorni tratti di strada lunghissimi durante il quale ho conosciuto la musica del posto e gruppi rock del passato per me nuovi, ma la parte più bella era quando andavamo a casa degli amici perché grazie a questo sono davvero riuscita a capire tutte le loro usanze e costumi.

Il 6 Luglio sono partito da Roma alla volta di Istanbul, ero molto emozionato ed impaziente di immergermi in un mondo completamente nuovo, era la mia prima esperienza Lions. Ho vissuto per sette giorni con una famiglia e sei con un’altra; entrambe le famiglie sono state gentilissime, mi hanno messo a disposizione qualsiasi cosa e mi hanno fatto sentire uno di loro; è stato difficile all’inizio perché mi sono ritrovato in un contesto molto diverso da quello a cui ero abituato (dalla routine quotidiana al cibo), ma passati un paio di giorni di ambientamento  sono stato davvero bene, in entrambi i casi ho stretto amicizia con i figli ospitanti e con loro ho avuto la possibilità di relazionarmi con ragazzi turchi della mia età. Inoltre, con le mie due famiglie ho visitato i luoghi più importanti di Istanbul come Santa Sofia, la Moschea Blu, il Gran Bazar ect..

Sono partito in aereo il 7luglio 2019di prima mattina dall’aeroporto di Bologna per arrivare prima ad Istanbul e infine ad Ankara nel tardo pomeriggio..
Al mio arrivo ho subito attaccato allo zaino fornito dal mio distretto Lions la bandiera Italiana per essere riconosciuto e incontrare la mia “host family” e il ragazzo indiano che avrebbe passato tutta la durata della famiglia e del campo con me.
Da subito mi hanno accolto nel modo migliore che ci possa essere.
È stata simpatia a prima vista.
Già durante il viaggio abbiamo conversato di molti argomenti. Arrivato Ad Ankara sono stato accolto con una tipica tazza di thè turca per poi avere una deliziosa cena tipica a bordo piscina. Una accoglienza stupenda.
La settimana in famiglia si è svolta rispettando la routine della famiglia, a volte un po’ noiosa, ma grazie alle cene e alle uscite per la città con parenti e amici della “host family” ho potuto apprendere nei migliore dei modi una cultura distante ma allo stesso tempo molto vicina alla cultura italiana.

Il 6 luglio sono partita per la Turchia, all’inizio ero incuriosita, ma allo stesso tempo avevo ‘paura’ di trovarmi in una cultura troppo diversa per come alcune persone me l’avevano descritta. 
Non appena sono arrivata però mi sono resa conto delle tantissime somiglianze con la cultura italiana, sono stata subito accolta da una famiglia super ospitale ed educata, con cui ho avuto il piacere di stare per circa 10 giorni, mi hanno portata in giro per Istanbul e fatta sentirà a casa in ogni momento. 
Ho trascorso poi altri 10 giorni nel camp con altri ragazzi provenienti da tutto il mondo, con cui ho fatto subito amicizia e anche l’hotel in cui eravamo era molto accogliente, ci hanno portato non sono in giro per Istanbul ma anche in giro per la Turchia, in modo da farci vedere il più possibile della loro terra. 
Alla fine di questa esperienza ero molto entusiasta e non volevo tornare a casa, non vedo l’ora di poter ripartire!

Era un nuvoloso giorno di febbraio quando, tramite un concorso nella mia scuola ricevetti la notizia di dover partire in quel magnifico luogo chiamato Turchia.
Che strano posto, pensavo, e fra timori e paure mi ritrovai il 7 luglio 2019 nell’ aeroporto di Istanbul, luogo che dapprima mi faceva paura ma che già dalle prime ore di permanenza mi ha fatta sentire a casa!
Nei primi dieci giorni di permanenza sono stata ospitata nella città di Bursa da quella che è diventata la mia seconda famiglia, i Kilinç con i quali fra una visita in moschea, una giornata al cinema ed una in piscina e le colazioni che sembravano pranzi, ho vissuto a pieno la vita che conducono i teenagers Turchi.
Mi è rimasta impressa l’immagine della nonna che non appena mi ha vista ha iniziato a coccolarmi e fra regali e porzioni abbondanti di cibo ha iniziato a farmi sentire subito parte della famiglia.

Sono partito il 6 luglio per la Turchia, Istanbul.
Non ero spaventato per il viaggio, mia prima esperienza Lions, e neanche troppo eccitato ad esser sincero.
Piuttosto ero molto curioso, curioso di scoprire un mondo, una cultura che siamo abituati a pensare molto lontani e diversi.
Ebbene sono molto più simili a noi di quanto ci si aspetti. I turchi li ho soprannominanti calabresi: amano il piccante, sono chiassosi, caotici ma gentilissimi, se non mangi abbastanza si arrabbiano.
Così è stata la famiglia che mi ha ospitato e lo sono state anche quelle in cui sono capitati gli altri ragazzi dello scambio.
Non avrei potuto chiedere più ospitalità, tuttavia un certo scontro culturale c’è stato. Il livello di cultura media lì è piuttosto scarso: ad esempio quando mi hanno chiesto cosa sapessi della storia turca ho immediatamente citato le popolazioni assire e attite, che qui si studiano alle elementari, e loro non avevano idea di cosa stessi parlando.
O potrei parlare del fatto che la cultura della salute del corpo o la coscienza ambientale sono molto scarse. Però ribadisco, saranno i turchi forse un po’ indietro su certe cose ma sono capacissimi di amare molto uno straniero per due settimane.

Un mese a Istanbul: ecco l'avventura che inaspettatamente mi sono ritrovata a vivere a seguito della vittoria di un concorso di scrittura nella mia scuola, il Liceo Giulio Cesare di Roma. Non posso fare a meno di sorridere ripensando alla mattina in cui, riluttante, ho consegnato il mio elaborato in vicepresidenza. L'opportunità di partecipare a una tale esperienza è stata un'assoluta sorpresa, così come il fatto di visitare un paese tanto affascinante e culturalmente unico come la Turchia. Il 7 luglio, sull'aereo che mi avrebbe portato dalla mia Host family, cercavo di immaginare ciò che avrei vissuto nelle settimane seguenti, riempendomi la testa di idee e aspettative.
A posteriori, posso affermare con assoluta certezza di non aver avuto neanche una volta un motivo di delusione.

Un caldo torrido, umidità alle stelle e una spossatezza immane: ecco le prime sensazioni a Istanbul. Non l’ideale come inizio si potrebbe pensare ma è bastato solo un giorno e già ero innamorato di quella splendida città.
Ho avuto l’onore e la fortuna di essere figlio, non ospite, a casa della famiglia Sarı. Persone fenomenali che in ogni momento hanno avuto cura e interesse nei miei confronti, nemmeno le più dolci parole potrebbero esprimere il mio ringraziamento per quei 10 giorni meravigliosi trascorsi in quell’accogliente casa.
La lingua non era un problema. Solo Halil e Gokhun (i figli) sapevano parlare in inglese ma questo non ha impedito che io potessi comunicare con il resto della famiglia.
Seduti al tavolino del balcone trascorrevamo i nostri pomeriggi fra caffè, tè e semi di girasole a parlar del più e del meno mentre il sole tramontava. Nessuna fotografia potrebbe raffigurare la serenità e la gioia di quei momenti…
Parlavamo con le mani, con gli oggetti o con qualunque cosa ci permettesse di esprimerci, questo era il segno più evidente del loro volermi bene: volevano comunicarmi tante cose e se ne fischiavano della lingua, ad ogni costo mi insegnavano cultura e storia turca; e gliene sono veramente grato.

8 luglio 2018: la mia avventura con il Lions Youth Exchange Program aveva inizio.
Nonostante l’iniziale timore per il fatto di dover affrontare il viaggio in aereo da sola, una volta arrivata all’aeroporto di Istanbul-Atatürk non rimaneva che l’emozione per quella che sarebbe stata l’esperienza più straordinaria della mia vita.
Dopo un viaggio in traghetto, sono giunta a Bursa accompagnata dal fratello della mia host sister. La sera stessa abbiamo cenato in riva al mare e sin dal primo momento mi sono sentita accolta nel migliore dei modi. Non avrei mai pensato di affezionarmi così tanto e in così breve tempo a delle persone che non avevo mai visto prima, di sentirmi da subito parte della famiglia. Ed invece è ciò che è accaduto. Si sono sempre preoccupati che io mi trovassi a mio agio e mi hanno offerto costantemente nuovi cibi da assaggiare, tipica tradizione turca, come poi mi è stato spiegato, da adottare nei confronti di un ospite. Non è stato difficile adattarsi alle portate differenti, soprattutto alla colazione, sia dolce che salata, in quanto ogni pietanza, con i suoi sapori a volte anche molto forti, si rivelava sempre molto gustosa.

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Sembra quasi impossibile raccontare dei miei giorni trascorsi ad Istanbul. Ricordo che quando sono partita, sull'aereo, l'ansia mi corrodeva dentro perché non riuscivo ad immaginare come sarebbe stato. Il 18 Luglio alle 18.00 mi sono presentata a tutti i ragazzi del campo, è stato davvero fantastico.
Sono stata l'ultima ad arrivare, tutti gli altri conoscevano già i nomi e i paesi di provenienza, io ero completamente sperduta.
Ho cercato di ricordare più nomi possibile e credevo sarebbe stato difficilissimo, eppure ogni persona è stata così gentile, ognuno di loro è riuscito a farsi ricordare che non è stato necessario il minimo sforzo.
La prima prima settimana e mezzo al campo è stata un continuo di scoperte, posti nuovi e nuove prospettive, nuove tradizioni e voglia di scoprire ancora, sempre di più.
Ogni persona che ho conosciuto è stata un uragano di accoglienza e ospitalità che sinceramente non mi aspettavo.

Lions Exchange questʼanno mi ha dato lʼopportunità: di partire per la Turchia, un paese colmo di pregiudizi e stereotipi che meritano di essere smentiti.
In primis la Turchia non é pericolosa, è un normalissimo paese con i suoi rischi e pericoli, ma con il vantaggio di avere tanti controlli in giro per le città.
Riguardo la religione, non sono tutti musulmani, vengono spesso confusi con gli arabi e non ci sono regole su come vestirsi o come girare per le strade.
Dopo questa premessa posso parlare della mia esperienza, ho vissuto per la maggior parte del tempo ad Istanbul, città evoluta con attrazioni in ogni suo angolo.
Al momento é una delle mie città preferite in tutto il mondo, perché oltre ad avere meravigliosi siti storici risalenti allʼetù Bizantina, accoglie benissimo i turisti e permette una vita frenetica che non lascia spazio alla noia.

Paura.
Questa è la prima sensazione che ho provato nel momento in cui ho messo piede fuori dall’aereo e ho visto i palazzi di Istanbul, che sembravano toccare il cielo.
Non sapevo davvero perchè ero lì, non sapevo perché avevo deciso di passare 20 giorni in un paese sconosciuto con persone sconosciute ed in quel momento pensavo solamente alla mia famiglia e ai miei amici che avrei rivisto di lì ad un mese. In preda al panico totale, sono scesa dall’aereo e ho cercato le indicazioni per il ritiro bagagli ma l’unica cosa che vedevo era gente che urlava, piangeva, spingeva valigie o trascinava bambini dietro di sé.
Non riuscivo a capire niente e la gente mi fissava come per chiedersi perchè una ragazza straniera come me fosse lì in mezzo alla folla con una valigia da 30 kg e i lacrimoni agli occhi. Mi sono fatta forza e ho letto attentamente i cartelli, ho seguito le indicazioni e mi sono ritrovata a cercare con foga la mia valigia.
Dopo averla presa mi sono recata all’uscita e ho notato immediatamente una folla di persone con in mano cartelli con scritti nomi incomprensibili e mi è venuto subito il panico pensando che magari non avrei trovato la mia host family. 

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It all begins on the 28th of June, the day when I flew from Bologna to Bodrum, Turkey.
From the very first moment I really loved the environment and the general mood in this place, everyone was always kind, energetic and friendly.
The group of us campers was composed of 14 people: four Italians and all the others came from different countries such as Spain, Belgium, Lithuania, Hungary, Serbia etc. In addition, because of all the differences we had, we all became very good friends in the first days.
The first 3 days of the camp were organized in a Hotel right next to the shore in Bodrum; the place was amazing and we had lots of fun even in those first moments. In a normal day, we would have, at first, a swim in the pool of the Hotel, then we would go on the beach to play some sports or games out in the sea and, in the evening, the camp leaders would bring us around the city centre to enjoy the “night life” in Bodrum.

La mia esperienza in Turchia è iniziata il 28 giugno, quando sono decollata in direzione Bodrum: ero un po’ agitata, non sapevo bene cosa aspettarmi ed essendo abbastanza timida, avevo paura di non riuscire a legare con nessuno. Invece, fin da subito, mi sono trovata a mio agio.
Ho trascorso i primi due giorni in un hotel affacciato sul mare, a Bodrum, dove ho avuto la possibilità di conoscere gli altri 12 ragazzi che avrebbero condiviso con me un’avventura fantastica: questo programma di scambi giovanili, infatti, prevedeva una settimana in barca, durante la quale avremmo visitato alcune zone della Turchia e seguito un corso di vela.
Non avevo mai viaggiato in barca, ma è stata un’esperienza indimenticabile.
Ho avuto la possibilità di visitare luoghi mozzafiato, tra cui Datça, Marmaris, Knidos e Bozburun, in ognuno dei quali ho lasciato un pezzettino di cuore.
Durante la mattinata, dopo colazione, seguivamo un corso, tenuto dal capitano della barca: abbiamo imparato ad alzare e ammainare le vele, a tenere in ordine le corde ed annodarle in modo corretto e molto altro.

È difficilissimo descrivere la mia esperienza ad Istanbul. 
Sono partita il 18 Luglio da Bologna in lacrime, per paura di non riuscire a legare con gli altri o chissà che altro. Sono tornata l’8 Agosto, in lacrime, perché non avrei mai voluto lasciare nè quel posto magnifico nè i miei nuovi amici-da-tutto-il-mondo. 
Il periodo dal 18 all’8 si è diviso in due parti, la prima in campo e la seconda in famiglia. 
In campo mi sono sentita come a casa fin da subito.

Tramite un concorso organizzato nel mio istituto ho avutol’occasione di spendere tre settimane in Turchia, metà in famiglia emetà in un campo Lions, un’esperienza che mi ha cambiato profondamente.
Il periodo in famiglia ha avuto come la barriera la comunicazione, solo un mio host brother sapeva bene l’inglese, ma nonostante ciò siamoriusciti a capirci tramite gesti e qualche parola in turco che mi hanno insegnato. 
Durante questi primi giorni ho avuto occasione di visitare Istanbul per due giorni, indimenticabile il giro in traghetto sul bosforo, per poi andare a Bursa, la città dove la mia host family abita e dove ho scoperto molti aspetti del modo di vivere turco, mi hanno colpito molto la passione per il tè e il rispetto al limite della venerazione per Mustafa Kemal Atatürk, di cui si trovano immagini praticamente ovunque.

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Questa estate, grazie ad un concorso organizzato nel mio liceo, mi si è presentata l’opportunità di partecipare a un campo Lions ed è così che mi sono ritrovata in Turchia dall’8 al 29 luglio.
Devo ammettere che quando ho scoperto quale sarebbe stata la destinazione del mio viaggio, che non era la mia prima scelta, ho avuto qualche preoccupazione legata principalmente alla situazione politica.
Tutto questo però si è rivelato privo di senso, in quanto mi sono poi sentita totalmente al sicuro sia con la famiglia sia nel campo.

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29 luglio ’18. Sono atterrato.
Sono di nuovo in Italia, con i piedi per terra ma con la testa per aria, volta a guardare dall’alto tutti coloro che mi sono lasciato alle spalle.
La mia vita non è più la stessa, adesso ho una casa in ben 13 Paesi, adesso vedo il mondo con occhi diversi.
Erano le 6 del mattino quando stringevo tra le mie braccia per l’ultima volta dei pezzi di cuore. Ripercorrevo in pochi secondi i 21 giorni precedenti e non riuscivo a credere che fosse realmente finita.
Mi chiedevo se quell’abbraccio fosse abbastanza per compensare la distanza che mi avrebbe separato da tutti gli altri solo poche ore dopo.

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