Tra il 3 ed il 22 Luglio di quest’anno ho partecipato ad un campo di scambi culturali nel nord della Norvegia.
Premetto col dire che non è stata l’esperienza più bella della vita, ma è stata un’esperienza che andava fatta e che non mi pento assolutamente di avere fatto.
Alcune esperienze ci cambiamo la vita, è vero, ma quali esperienze non ci hanno cambiato la vita?
Delle tre settimane trascorse in Norvegia conserverò molti ricordi preziosi.
Ringrazio i signori Reium per la loro accoglienza ed i bei momenti trascorsi in barca, a pescare nei magnifici laghi immersi nella natura, le passeggiate nel fantastico paesaggio di montagna tra la fauna caratteristica del paese, così come la bellissima esperienza in Svezia.
La Norvegia,terra del sole di mezzanotte e della natura incontaminata. Non rimpiango assolutamente la scelta di passare tre settimane al "Grande Nord",circondata da persone sorridenti e paesaggi caratteristici.
Al mio arrivo in aereoporto,vengo accolta calorosamente dai responsabili del distretto Stefan ed Helle,che ringrazio per essere stati sempre presenti. Incontro poi la mia host family ,che si é dimostrata da subito disponiblie,e una ragazza che condividerà con me il campus.
La settimana trascorsa in famiglia mi ha permesso di conoscere nuove abitudini e condividere momenti diversi,senza mai sentirmi fuori luogo.
Il giorno della partenza ero estremamente euforico: non vedevo l'ora di arrivare in Norvegia, una terra che da sempre mi aveva affascinato per i suoi paesaggi straordinari, dominati da una natura lussureggiante e pressocchè incontaminata. Ad attendermi in aeroporto c'erano Stefan e Helle, responsabili del camp, nonchè miei host parents: due persone di gentilezza e disponibilità rare, che spero davvero di incontrare nuovamente in futuro. Durante la prima settimana, sono stato nella bellissima residenza estiva della famiglia a Töcksfors (Svezia), insieme ad altri ragazzi, con i quali ho da subito stretto un legame speciale e con i quali ho in seguito condiviso l'esperienza del campo.
Quando mi comunicarono che sarei andata in Norvegia, la presi male. Avevo inserito tre destinazioni totalmente diverse da quella che mi era stata assegnata – Nuova Zelanda, Cuba, Brasile – e, in più, la Norvegia non figurava nemmeno nella mia lista dei dieci posti da vedere prima dei trent’anni. Avevo vinto il primo posto, il viaggio – alloggio e biglietto aereo – sarebbe stato pagato interamente dal Lions Club, per questo speravo in una delle tre mete da me scelte. Tuttavia, non è andata così.
Partii il 3 luglio alle 4:30 di mattina, diretta all’aeroporto di Bologna. Ricordo che quella notte non avevo chiuso occhio nemmeno per un secondo: stavo lasciando la persona che più amo sulla faccia della terra nel momento più sbagliato, proprio quando volevo starci più insieme, e per di più per un mese intero. Salii sul primo aereo – diretto a Vienna – carica di odio per quello stato disperso nel nord del mondo, il countdown nella mia testa segnava meno ventidue giorni al mio ritorno. Presi tre aerei diversi, perché la mia destinazione non era semplicemente Oslo o una qualche altra città del sud: io sarei andata al Polo Nord, dove c’è luce ventiquattro ore al giorno, a fare trekking.
Ma per quanto odio potessi avere dentro, la Norvegia lo abbatté tutto nel giro di qualche ora.