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La mia esperienza con gli scambi giovanili Lions è cominciata ancor prima di salire su quell’aereo per il Messico il 7 luglio 2018. 
Ricordo che quando ebbi la conferma 2 mesi prima della partenza, subito mi attivai per cercare informazioni approfondite sul posto, sul Camp, sulle host families, sul volo e via dicendo proprio perché era la mia prima esperienza, da sola, a più di dieci mila chilometri da casa. 
Ero entusiasta all’idea che di lì a poco sarei partita per un viaggio che, seppur non essendone certa, mi avrebbe cambiata sotto tantissimi aspetti; ma allo stesso tempo pensierosa su tutto ciò che mi avrebbe atteso lì. 
Ebbene proprio lì, all’ aeroporto di Guanajuato, la prima cosa che incontrai fu il sorriso, il calore e l’armonia della gente che mi accolse a braccia aperte. 
Ho trascorso la mia prima settimana in Messico con una famiglia che mi ha fatta sentire a casa; insieme abbiamo visitato posti stupendi come San Miguel de Allende, Guanajuato, Leon, e Guadalajara ammirandone le usanze, il clima mite, la cultura e i tutti i singoli sapori. Ma con loro e grazie a loro ho anche vissuto e assaporato per la prima volta cosa significa combattere. 
Ricordo un giorno all’ospedale di Leon, eravamo la mia host mother, la mia host sister ed io.
Con dottori e altri membri di quel distretto dei Lions ci fu un incontro con le famiglie delle bambine malate di cancro.
Si parlò di speranza, di non arrendersi mai perché la vita, come la famiglia, è un dono e deve essere custodito e assistito da tutti i membri che ne fanno parte; di essere sorridenti, grintosi e forti e di come trasmettere tutto ciò a quelle piccole e innocenti creature. 
Un’ esperienza che ti tocca nel profondo e che ti fa capire ciò che conta sul serio nella vita. 
La seconda settimana, poi ho vissuto il Camp. Ho incontrato l’organizzatore Josue Luis e la sua splendida famiglia che ad ogni ora del giorno trasmetteva allegria e serenità, e in particolare il piccolo Andrian, che è diventato un fratellino per me a tal punto da volere la bandiera italiana con una dedica gigante l’ultimo giorno del Camp.
Qui ho conosciuto i miei compagni di viaggio, 9 ragazzi magnifici senza i quale non avrei mai potuto vivere tutte le emozioni condivise, partendo dalle canzoni cantate, le lacrime che scendevano guardando tramonti e pensando casa in pullman,alle risate, le battute ma soprattutto alle storie che ognuno aveva da raccontare sul proprio paese, e che io, da fiera italiana che sono, facevo conoscere a tutti la mia patria parlando della pizza, dei nostro mari, dei paesaggi mozzafiato e del caffè espresso più buono del mondo. 
Ho scoperto per la prima volta cosa significa scalare una montagna, la terza roccia più grande del mondo, l’Ezequiel montes, per poi arrivare in cima e scoprire cosa significa respirare a pieni polmoni godendo di una vista spettacolare. 
La terza settimana, poi, ho scoperto la famiglia messicana tipo, quella che anche davanti alle difficoltà sorride ed è felice perché unita, sempre insieme, come un tutt’uno.
Lì ho capito che forse quella era diventata anche casa mia, ma non casa come luogo...casa come persone che ti vogliono bene, che te lo dimostrano in tutti i piccoli gesti; casa come chi ti rende partecipe di tutte le attività dal dolce far niente, riposare a fare battute, uscire per prendere un tacos o spingere il carrello mentre fai la spesa. 
Ebbene questa esperienza mi ha davvero cambiata e per questo non posso fare altro che ringraziare innanzitutto Maria Martino, per l’opportunità datami; Luciano Stanzione che mi ha aperto alla conoscenza dei Lions e della grande macchina organizzativa che opera in tutto il mondo.
Cosa altro dire...grazie di cuore.