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ITALIA: what else?

Non so nemmeno da dove iniziare a descrivere la mia esperienza. Sono stati 10 giorni che ho aspettato per tre anni (ho vinto questo concorso nel 2019, ma a causa del Covid ho dovuto aspettare fino a quest’anno per partire) e beh, sicuramente l’attesa è stata ripagata.

L’11 luglio ho preso l’aereo diretto ad Helsinki e una volta accolta in aeroporto dai responsabili finlandesi, ho incontrato i miei primi compagni di avventura. Una volta arrivati a Mikkeli, dove siamo rimasti per tutta la durata del campo, abbiamo subito iniziato a conoscerci. Contrariamente alle mie aspettative, non ho sentito la mancanza di casa perché sin dal primo giorno, ho stretto amicizia con ogni singola persona facente parte del progetto. 

Le guide, 6 ragazzi finlandesi poco più grandi di noi, sono stati un punto di riferimento, come dei fratelli maggiori, più che dei semplici responsabili. Gli altri ragazzi, provenienti da diversi stati, oltre che, come me, dall’Italia, si sono rivelati la migliore compagnia di viaggio che potessi desiderare. 

Le varie attività organizzate, come il paintball, le giornate tra sauna e lago, l’esperienza in canoa e Sup, l’escursione in montagna e quella in barca, i falò, le grigliate ed altre, sono state un contesto piacevole in cui si è presentata quella che è stata la parte migliore del viaggio: la possibilità di conoscere delle persone meravigliose con cui ho condiviso dei momenti che mi resteranno nel cuore per tutta la vita. 

Tutti sono sempre stati gentilissimi e una compagnia assolutamente irripetibile, tanto che, il 15 luglio, il giorno del mio compleanno, nonostante fossimo insieme da soli 4 giorni, mi è stata fatta una sorpresa davvero meravigliosa, un festeggiamento inaspettato con tanto di torta di compleanno (tipico dolce finlandese) e regalo, un gesto che mi ha commossa. 

Sono ancora in contatto con tutti, programmiamo di rivederci appena possibile, abbiamo legato veramente in un modo che non credevo assolutamente possibile in soli 10 giorni. Forse chiamarla amicizia in realtà sarebbe un po’ riduttivo, migliore sarebbe dire che mi sono sentita parte di una famiglia.

Cristina