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ITALIA: what else?

Innanzi tutto devo ringraziare l’associazione Lions per l’opportunità che mi ha dato, e tutte quelle persone che mi hanno affiancato durante questa esperienza. 
Un mese prima della partenza, la responsabile italiana per i ragazzi che andavano in Finlandia, ha creato un gruppo WhatsApp con tutti i ragazzi (italiani) che avrebbero frequentato il mio stesso camp.
In tutto eravamo in 5; questo ci ha permesso di iniziare a conoscerci ma soprattutto di prenotare lo stesso aereo.
Sono partito il 19 luglio e quella mattina mi sono dovuto alzare molto presto avendo l’aereo alle 11.15 a Milano. L’agitazione era tanta e penso fosse anche motivata. Il volo Malpensa Helsinki è stato tranquillo, per fortuna ero riuscito a prendere un posto sul corridoio e dietro a Laura, una delle ragazze italiane che viaggiava con me.
L’arrivo è stato un po’ più caotico siccome siamo usciti dal nostro gate senza ritirare i nostri bagagli, ma per fortuna ci siamo riusciti a mettere in contatto con il servizio di Finnair che ci hanno fatto rientrare a recuperare le nostre cose. Per fortuna non siamo stati i primi ad arrivare cosi, appena recuperati i nostri averi ci siamo subito incontrati con gli altri ragazzi che avrebbero poi frequentato il nostro stesso camp. Dopo le i saluti la maggior parte dei ragazzi si è diretta verso la stazione dei treni dalla quale poi sarebbero partiti per raggiungere le loro famiglie; ma nel mio caso ho dovuto aspettare un paio di ore in aeroporto per poi incontrarmi con Frankista, una ragazza tedesca molto simpatica che aveva la famiglia nel mio stesso paesino e insieme siamo stati portati da un membro Lions residente ad Helsinki alla stazione dei bus dalla quale abbiamo viaggiato per circa 5 ore verso il nostro paese Rantasalmi.

Questa diciamo “Odissea” mi ha fatto subito capire in che luogo ero capitato: in poche parole era un misto tra USA continentali e la montagna, ma senza montagna… le strade erano dritte con almeno 2 corsie per senso di marcia, tutto intorno si innalzavano alberi altissimi che riempivano foreste meravigliose; sembrava proprio di essere in un film. Siamo scesi in una minuscola fermata a circa 20 km da Rantasalmi (era la fermata più vicina) dove ci attendeva la famiglia Silvennoinen che mi avrebbe accompagnato a casa.
Avevo letto nella scheda della mia famiglia che il mio Hdad faceva il camionista, ma quello che aveva di fronte a casa era un transformer, non un tir. Fatto sta che alle 23:30 circa mi trovavo in casa, dolcemente accolto da Nina la mia Hmum, con cui ho parlato per circa un’ora.
Il giorno dopo mi sono svegliato con calma e ho notato subito le differenze igieniche della casa: l’ingresso era pieno di terra, avendo 2 cani i casa c’era abbondanza di peli sui tappeti, divano e poltrone… a tavola non usano mettere la tovaglia, stanno spesso scalzi in giardino e rientrano in casa senza pulirsi. Però hanno la sauna, tutti ne hanno ALMENO una, e la si fa tassativamente nudi. La mia famiglia ha avuto piacere a parlare con me, soprattutto sulle differenze delle nostre culture. Marcus (il mio host dad) era molto interessato sul discorso della politica, della mafia e di come era trattato in Italia il discorso dell’alcool; mentre Nina spesso mi parlava del suo lavoro, della ”persona tipo ” in Finlandia, che in genere, è molto chiusa e timida e vive dentro una specie di bolla (motivo per cui spesso le case sono distanti le une dalle altre) e dei problemi che hanno Finlandia, tanto che mi sono dovuto ricredere sull’inefficienza del nostro sistema sanitario.
Durante il periodo in famiglia ho avuto la possibilità di stare a contato con i bambini, purtroppo non parlavano inglese avendo appena 4 e 3 anni, ma posso assicurare che hanno provato a imparare l’inglese o comunque a inventarsi una loro lingua con cui poter esprimersi con me, e di conseguenza ho imparato alcune parole in finlandese, ma ammetto che ho fatto parecchia fatica.
In questi dieci giorni ho vissuto la vita di ogni giorno della mia famiglia, e di fatti nessuno dei miei due genitori si è preso delle ferie ma Nina, lavorando da casa ha avuto parecchio tempo libero che ha condiviso volentieri con me. Un giorno per esempio sono andato a lavorare con il mio Hdad; essendo un camionista il suo lavoro consiste nell’ andare in mezzo ai boschi, raccogliere la legna e portala nelle aziende produttrici di carta o altri materiali derivati.
In quella zona è un lavoro molto comune ma allo stesso tempo interessante e curioso.
Il periodo più bello della vacanza è stato il campo. Sin dal primo giorno ho legato molto con quasi tutti i ragazzi anche se nel gruppo ero tra i più piccoli. I ragazzi provenivano da diverse nazionalità, tra cui: Germania, Austria, Belgio, Inghilterra, Francia, Bulgaria, Israele, Lituania, Giappone e filippine… posso affermare che la differenza culturale si notava ad occhio, ma nonostante questo si sono dimostrati ottimi “amici”, sempre pronti a scherzare ed ad aiutare.
Mentre eravamo al campo abbiamo passato la maggior parte del tempo insieme, abbiamo fatto escursioni in mezzo alle foreste (anche con la pioggia!!!), abbiamo ascoltato cacciatori e pescatori locali che ci hanno illustrato i loro metodi per catturare le loro prede; siamo andati fare il bagno nei loro maglifici laghi, dove l’acqua è limpida e pulita. Tutte esperienze interessanti ma anche ripetitive e leggermente noiose. Questo penso sia dovuto al fatto che in Italia siamo abituati a vedere posti come Milano, Roma e Firenze, in territori dove la presenza dell’uomo si vede e si sente; dove la Storia ha caratterizzato molto la nostra cultura, mentre da loro solo gli eventi recenti (come la WW2) hanno segnato il paese
L’ultimo giorno è stato il più duro della vacanza… dover salutare questi nuovi amici è stato davvero difficile. Quando eravamo in aeroporto, vedere il gruppo che man mano che passavano le ore si assottigliava sempre di più è stato veramente straziante. Ma per fortuna, noi ragazzi, siamo tuttora in contatto e probabilmente riusciremo anche a rivederci a breve.
Questa esperienza mi è servita soprattutto perché sono riuscito ad immergermi totalmente in un’altra cultura quasi completamente diversa da quella italiana. Ho conosciuto nuovi ragazzi di cui provavo un po’ di diffidenza, ma che si sono rivelati simpatici e di compagnia, sempre pronti a dialogare. Ho capito che nonostante la Finlandia sia una magnifica nazione, viverci è molto difficile e soprattutto diverso da come siamo abituati qui in Italia.