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ITALIA: what else?

Durante il mese di Luglio 2019, precisamente dal 4 al 25 Luglio, mi è stata offerta dal Lions Club Pinerolo Acaja l’incredibile esperienza di trascorrere tre settimane in quello che ora considero uno dei paesi più belli al mondo: l’Islanda!
Qui ho avuto l’occasione di incontrare persone meravigliose, fra cui la signora islandese che mi ha ospitato, Bergthora, e altri 9 ragazzi provenienti da ogni parte d’Europa, nonché i membri del Lions club che si sono occupati dell’organizzazione delle due settimane al campo.
Ma procediamo con ordine.

 

Parto da Milano il pomeriggio per poi atterrare a Dusseldorf e successivamente prendere l’aereo per Keflavik, una cittadina, o meglio un paese vicino Reykjavik, Islanda.
In realtà non sapevo molto dell’ Islanda; ero andato a leggere solo negli ultimi mesi qualche curiosità, ad esempio il fatto che è un paese che non ha mai partecipato ad una guerra; l’unica che era in procinto di sfiorare: “la guerra del Merluzzo” contro la Groenlandia, ma riuscì a risolvere il tutto verbalmente. 
Già questa nozione fa capire che bella gente sia quella islandese!
Comunque sia, avvicinandomi sempre di più all’ Islanda, comincio a notare già due elementi che mi avrebbero accompagnato per tutto il viaggio: il primo, la mancanza di buio; ebbene sì, essendo un paese situato molto a nord, l’estate è il periodo di luce; di conseguenza non ho visto una vera e buia notte per tre settimane. Il secondo, i paesaggi stupendi: già dall’aereo mi accorgo palesemente che non sto sorvolando la pianura padana, bensì le frastagliate coste dell’Islanda.

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Dopo mesi di attesa, il 6/7/2017 sono partito alla volta dell’Islanda da Malpensa, passando prima da Oslo, per effettuare lo scalo.
Dopo essere atterrato all’aeroporto di Keflavik nel tardo pomeriggio e dopo aver raggiunto la capitale Reykjavík con un autobus, ho incontrato per la prima volta Johanna: la signora con la quale avrei passato la prima delle tre settimane previste. Dopo aver caricato i bagagli in macchina abbiamo fatto un breve giro nel quartiere dove Johanna risiede (non molto distante dal centro) e poi abbiamo preso una pizza che abbiamo mangiato a casa, dove ci siamo potuti conoscere meglio.

Non trovo parole migliori per definire questa esperienza: indimenticabile.
Per una serie di motivi: in primis, la meta, assolutamente inusuale e pertanto ancora più interessante; in secondo luogo,  l’accoglienza calorosa dei membri del Club così come della famiglia islandese ospitante; infine, il legame creatosi tra noi partecipanti- uniti dall’inglese, dalla passione per “l’esplorazione” e dalla curiosità, che si è accresciuta giorno dopo giorno di più, verso lo stile di vita e la diversa mentalità dei popoli con i quali abbiamo avuto modo di confrontarci.
Nonostante lo shock iniziale (bisogna ammettere che per chiunque provenga da una paese di più di mille abitanti, trascorrere nei piccoli villaggi islandesi ben tre settimane è un’impresa non indifferente), devo confessare che dopo qualche giorno ho iniziato ad amare la tranquillità e la pace dell’Islanda, grazie anche all’affetto, alla generosità e al calore dimostratimi dalla famiglia che mi ospitava.
Mr Oddgeirsson era sempre disponibile a soddisfare la curiosità mia e di Ziga (il ragazzo sloveno ospitato nella medesima famiglia): la sera non si andava mai a dormire prima della mezzanotte (e non solo per il fatto che nei mesi estivi il sole non tramonta praticamente mai!), ma soprattutto perché usavamo conversare della politica così come delle corse coi cavalli, delle imprese avventurose del nostro host father così come delle peculiarità dell’Islanda, terra piena di contrasti, delle curiosità culinarie italiane e slovene.