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ITALIA: what else?

Innanzitutto, consiglierei a chi vivrà una esperienza simile dopo di me di non compiere mai compiere l’errore di giudicare una meta prima di averla conosciuta! Purtroppo questo errore l’ho fatto anche io: infatti, prima di partire, dell’Estonia sapevo pochissimo, anzi conoscevo appena approssimativamente la sua collocazione geografica. Dunque non ero completamente convinta della meta a me assegnata e continuavo a fantasticare su luoghi lontani come Giappone o India… Subito così inizio a documentarmi: ogni informazione riguardante questo luogo sconosciuto è appetibile per me, così in pochi giorni sono pronta per partire col mio piccolo bagaglio di notizie sulla mia destinazione e un bagaglio troppo grande di vestiti e cose inutili.      

Il mio arrivo nella capitale (Tallinn) nel pomeriggio di una giornata d’estate è già tutto un programma: appena scesa dall’aereo con addosso una t-shirt scopro che piove a dirotto e non ho nemmeno idea di che aspetto abbiano le persone della famiglia che mi verrà a prendere. Stato d’animo: smarrimento. Fortunatamente sono loro a trovare me. Mi accolgono per una notte nella loro casa a Tartu, una città nel sud del Paese, in cui tornerò dopo il campo, quando sarò ospitata dalla mia vera host family. Il giorno seguente partiamo in direzione della costa occidentale dell’Estonia, dove trovo i miei compagni di campo pronti a traghettare con me verso l’isola di Saaremaa.  In un paio d’ore raggiungiamo Karujarve (un posto sperso tra i boschi) in una specie di campeggio dove ci viene assegnato un cottage. Nel mio cottage ci sono tre ragazze, una danese, una svedese e un’austriaca e subito stringiamo una bella amicizia: scherziamo sempre, ridiamo, organizziamo piccoli parties e ci scambiamo le nostre cose. Non siamo troppi campers ed è una cosa positiva secondo me, perché sarà più semplice fare conoscenze più “approfondite”. Ogni giorno è pronta per noi un’attività diversa (camminate, biciclettate, nuotate nel lago vicino al campeggio, giochi divertentissimi, escursioni in città e tra i boschi alla scoperta dell’isola, ...).

Già mi sono innamorata delle scogliere del Mar Baltico, degli innumerevoli mulini a vento, delle tipiche altalene estoni, delle fastidiosissime zanzare, della luce che la sera non mi lascia dormire, ma incredibilmente i dieci giorni di campo trascorrono velocissimi e già è ora di tornare verso la penisola. Nuovamente mi reco all’aeroporto della capitale, dove la mia host family deve prendere un’altra ragazza italiana, Chiara, che ospiterà con me. Per i primi giorni conosciamo solo i genitori  (in quanto i due figli sono come noi all’estero con gli scambi giovanili) e inizialmente ci sentiamo un po’ imbarazzate; loro ci sembrano freddi; la madre non parla inglese ed è sempre un po’ difficile capirsi… In realtà sono molto simpatici e disponibili e basta solo un po’ di tempo per capirlo. Dopo alcuni giorni arriva Timo, il loro figlio maggiore, con cui invece ci capiamo subito! Durante il “soggiorno” in famiglia vediamo un sacco di cose nuove, visitiamo città bellissime tra cui Tallinn, Tartu, Voru e molti altri posti incredibili ( l’Estonia in realtà è un paese così piccolo che in pochi giorni lo abbiamo visitato praticamente tutto!). Ci portano anche nel loro cottage estivo, molto comune per le famiglie estoni e non solo, in una zona meravigliosa sul lago più grande confinante con la Russia. Nella casa estiva anche i genitori hanno più tempo da dedicarci e ci raccontano i loro ricordi, alcune delle loro tradizioni, ci preparano del succo con i frutti che abbiamo appena raccolto e ci invitano nella loro sauna (un gesto sicuramente da apprezzare, perché per la loro cultura significa che in qualche modo si accoglie una persona nella propria famiglia in modo più “intimo”). Nel frattempo entriamo cerchiamo di fare anche noi la nostra parte per entrare a far un po’ parte della famiglia, cerchiamo di renderci utili, ci piace adeguarci alle loro abitudini, vogliamo a tutti i costi imparare l’estone.

Purtroppo il mio scambio si conclude con un lato negativo. Dopo tre settimane in cui mi sono divertita moltissimo, ho visto cose incredibili, ho conosciuto gente nuova a cui mi sono anche affezionata, devo lasciare tutti per partire e tornare a casa… Cosa c’è di peggio? Per fortuna riesco ancora a mantenere i contatti con la maggior parte dei miei amici e con la famiglia e chissà che un giorno non ci rivedremo...