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ITALIA: what else?

Credo che l'aggettivo che può meglio descrivere questa mia esperienza sia "unica": infatti, pur avendo tentato, per tutto il periodo precedente alla partenza, di immaginarmi come sarebbe stata, cosa avrei fatto, cosa avrei visto, come sarebbero stati gli approcci con gente diversa, non ci sono riuscita, tanto nuovo era, per me, ciò che stavo per affrontare.
La famiglia che mi ha ospitato, precedentemente, mi aveva scritto che desideravano farmi integrare nella loro vita di tutti i giorni; non pensavo che ci riuscissero così bene! Chiacchierare in salotto, partecipare a giochi di società, ascoltare musica al computer, portare a spasso il cane...tutte attività che mi sono diventate, in quella settimana, tanto familiari che quasi non mi accorgevo di comunicare in una lingua diversa: avevo praticamente superato questa barriera culturale.

Al mio ingresso al campo sono stata toccata da una profonda nostalgia per quel "nido" familiare in cui mi avevano accolto e integrato, anche perchè mi trovavo, dopo una settimana (che fino ad allora rappresentava per me il massimo periodo lontana da casa), di fronte a una situazione ancora diversa, a cui doversi di nuovo riabituare. Devo ammettere che, all'inizio, mi sono mancati i punti di riferimento, mi sono sentita quasi smarrita, poichè lì eravamo tanti ragazzi, tutti davanti a qualcosa di nuovo (quasi tutti erano alla loro prima esperienza di questo genere), perciò senza avere bene chiaro ancora come si sarebbe svolta la vita di ogni giorno. Tuttavia, proprio il fatto della novità, dell'essere tutti nella stessa situazione, ha creato da subito un senso di comunità, spingendoci tutti a socializzare, a parlare, a prendere l'iniziativa, aiutati dalle attività organizzate: ad esempio, la prima sera, era prevista una partita di bowling: la competizione induce a conoscersi e parlare!
A poco a poco, grazie al lungo periodo trascorso insieme, abbiamo imparato non solo a comunicare, a scambiarci idee, opinioni, interessi, informazioni culturali, ma anche battute, risate, scherzi, conforto, solidarietà; si era sviluppata un'incredibile complicità tra noi, tutti ragazzi, divisi, in quel frangente, solamente dalle svariate lingue: ma anche qui è stata una divisione superata perfettamente, grazie alla pazienza e all'impegno (e alle conoscenze basilari d'inglese!).
L'unico modo che ho per concludere è ricordare tutte le lacrime, gli abbracci e le promesse di tenersi in contatto al momento della partenza, che resero queste tre settimane un'esperienza ancora più indimenticabile.
Per quanto riguarda i problemi che ho dovuto affrontare, questi si sono verificati nei mesi prima della partenza, a causa delle difficoltà a ricevere i contatti per iniziare a comunicare con chi mi avrebbe ospitato...soprattutto sono venuta a conoscenza tardissimo (circa una settimana prima di partire) dell'indirizzo e-mail della mia host family. Una volta partita, invece, non ho avuto alcun tipo di problema!
Vi ringrazio per l'attenzione e per l'aiuto in questa incredibile esperienza.