Il nostro sito fa uso di cookies per migliorare la tua esperienza di navigazione. Continuando a navigare accetti l'uso di questi file.

ITALIA: what else?

Oggi, a 16 giorni dal mio ritorno in Italia, posso dire che la mia esperienza in Danimarca è stataprobabilmente la più formativa - e, a livello più personale, bella - che abbia mai fatto. ! !

Il periodo di tempo da trascorrere lontano da ogni contatto a me familiare, 3 settimane, rappresenta in sé una sfida, non solo (e non per tutti) a livello affettivo, ma più semplicemente a livello “sociale”: ci si trova, per 3 settimane, in un ambiente a sé estraneo, con usanze e abitudini diverse da quelle cui si è abituati.
Personalmente, trovo che una situazione del genere ci obblighi a uscire dalla comfort zone che la routine quotidiana contribuisce a formare, e in tal modo ci doni una nuova, illuminante prospettiva sia su noi stessi sia sulla vita che conduciamo a casa. 
Allo stesso modo, il contatto con una cultura diversa ci impone di rivedere - o quantomeno mettere in discussione - le nostre idee, tanto a un livello superficiale quanto a livello più profondo. Ciò porta, a mio avviso, a un arricchimento personale e un ampliamento dei propri orizzonti che, lungi dal farci erdere di vista la nostra realtà quotidiana, ci permette semmai di osservarla e rapportarci ad essa iù lucidamente e liberamente di prima.! !


Il mio soggiorno in Danimarca - diviso in una settimana in famiglia e due settimane in un campo con altri 27 ragazzi da varie nazioni- ha rappresentato tutto ciò e anche di più per me. Da una parte, sono stato infatti portato a vedere vari siti esemplificativi della vita in Danimarca (tra cui spicca un tour d’immersione nella vita rurale danese a Randers, organizzato da una ragazza dello staff del campo), dall’altra ho conosciuto ragazzi e ragazze dalla Danimarca e dal resto del mondo e stretto con loro legami che, speriamo tutti, non hanno avuto fine con la partenza dal campo. ! !
La settimana in famiglia è trascorsa piuttosto velocemente: i miei host parents possiedono diversi stabili dove allevano animali e vari campi - tutti coltivati, se non sbaglio, a grano - che mi hanno mostrato entusiasticamente (un giorno ho anche accompagnato il mio fratellino danese a mietere - tutto rigorosamente svolto con trattori). Devo dire che, purtroppo, non ho potuto vedere una gran parte della Danimarca, ma solamente alcune città (Aarhus e Fredericia tra le più importanti) dello Jutland, la penisola danese. Questa parte del mio viaggio mi ha in effetti offerto piuttosto la possibilità di immergermi nella vita quotidiana danese, in particolare nei rapporti di vicinato e familiari, in cui ho trovato un calore e un affetto descrivibili appieno solo con una parola danese: hygge.
Poiché non sarei assolutamente in grado di spiegare soddisfacentemente cosa si intende con questo termine, rimando chi fosse interessato (e credetemi, varrebbe la pena di viaggiare in Danimarca solo per provare in prima persona questa sensazione) a questo articolo (in lingua inglese): http://fathomaway.com/postcards/culture/attempt-define-danish-hygge/.! !
Le due settimane nel campo (Camp E: Fun, Friendship and Memories for Life) sono state senza meno un’esperienza unica, il pezzo forte del viaggio. Per quattordici giorni si viene obbligati, volenti o nolenti, a condividere i propri spazi e le proprie giornate con altri giovani da tutto il mondo: ben presto, per me come, spero, per chiunque vi abbia preso o prenderà parte, ogni imbarazzo viene meno e ci si ritrova davvero a vivere tutti insieme con naturalezza, a tal punto che ritornare a casa e riprendere le vecchie abitudini appare piuttosto strano. I legami che si formano (cui ho già accennato di sfuggita) sono fortissimi, se solo ci si permette di lasciarsi andare e ci si mantiene aperti a ogni opzione: se dovessi dare un consiglio a chi si appresta a partire, sarebbe appunto di mostrarsi disponibili al cento per cento ai progetti che lo staff (gentilissimo e disponibilissimo) propone, sia in segno di rispetto nei confronti di chi ha passato settimane a organizzare delle attività per rendere ogni giornata piacevole e degna di essere ricordata, sia perché è il modo più
sicuro per godersi ogni minuto del campo e conoscere veramente gli altri YES’s (Youth Exchange Students, sigla che indica gli altri partecipanti ai Campi e Scambi Giovanili Lions).! !
Ricapitolare esaustivamente quanto fatto in queste due settimane sarebbe davvero impossibile: le giornate hanno incluso una visita a una fiera vichinga, una caccia al tesoro, una giornata riservata  allo sport, una “simulazione” del Natale danese… 

Chi volesse farsi un’idea più precisa, può visitare la pagina Facebook del campo (https://www.facebook.com/pages/Lions-Denmark-Camp-E-2014/376774335791850?ref=ts&fref=ts): ogni giorno, alcuni di noi erano incaricati di scrivere un mini-diario che veniva puntualmente caricato online insieme alle foto della giornata. !