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ITALIA: what else?

Potrà sembrare scontato dire che il mio scambio in Nord e Sud Dakota sia stato una delle esperienze più belle della mia vita, ma non trovo altre parole per descriverlo.Premettendo che il Dakota non rientrava nelle mie preferenze posso soltanto dire che si è rivelato una fantastica sorpresa e tornerei lì senza esitazione.
Il mio scambio è iniziato il 10 luglio all'aeroporto di Milano Linate in attesa del volo che mi avrebbe portato a Londra Heatrow, per il mio primo scalo.E' stato allora che ho realizzato che il mio scambio stava finalmente iniziando: avrei trascorso 3 settimane in un posto totalmente nuovo, facendo affidamento sulla mia 'conoscenza' della lingua inglese e, devo ammetterlo, l'idea di mettermi alla prova mi elettrizzava parecchio.
Arrivata a Londra incontrai Angela, la ragazza italiana (già conosciuta su Facebook) con cui avrei trascorso l'intero scambio.

Aspettammo insieme il nostro secondo (e temuto) volo con destinazione Dallas. Era la prima volta che affrontavamo un viaggio così lungo, e l'idea di passare 10 ore consecutive su un aereo non ci entusiasmava particolarmente. Dopo qualche dormita, film, e passeggiata sull'aereo arrivammo finalmente negli States, passammo la dogana a Dallas e ci imbarcammo per il volo per Bismark, la capitale del North Dakota.

Ad aspettarci c'erano Alyson (la nostra Host-mom che avevamo precedentemente contattato) e Kanedy, la nostra futura vicina di casa che ci diedero un caloroso benvenuto.

Prima di andare a casa ci fermammo in un Grocery Store per fare la spesa. Io e Angela eravamo sconvolte dalla differenza di abitudini alimentari: non avevamo mai visto così tante varietà di salse e di bibite in vita nostra!

Arrivando a casa incontrammo anche Brad e Nolan, i nostri host-father e host-brother e successivamente, esauste per il viaggio, andammo a letto anche se riuscimmo a dormire solo poche ore a causa del jet-lag. Il giorno successivo la nostra host-family ci fece conoscere tutti i vicini di casa e la sera andammo a un barbecue organizzato dai nostri 'host-grandparents'.

Il giorno dopo ci svegliammo molto presto per partire per il South Dakota, dove si svolgeva il campo. Una degli organizzatori venne a prenderci a casa con un Van e insieme a un altro ragazzo italiano e a due del ND partimmo con destinazione Deadwood, la città dove era organizzato il campo. Il viaggio durò 7 ore quindi ebbi tutto il tempo per fare amicizia con l'organizzatrice Judy e con gli altri tre ragazzi.

Il campo si è rivelata un'esperienza bellissima: ho conosciuto ragazzi di tutto il mondo: dall' Australia al Brasile e non pensavo che dopo la partenza potessero mancarmi così tanto.

Anche dal punto di vista organizzativo è stato davvero perfetto: abbiamo girato tutte le Black Hills e visitato tantissimi posti e monumenti (ad esempio il monte Rushmore); ogni giorno si andava in un posto diverso e per differenti attività: dal volontariato in un cimitero o in una casa di riposo, al più movimentato parco acquatico.

La settimana del campo trascorse velocemente, troppo forse, e in men che non si dica era già arrivato il giorno della partenza. Dopo i saluti, lo scambio di contatti e le promesse di sentirci al più presto ci separammo dagli altri ragazzi per tornare in North Dakota.

Il viaggio sembrò meno lungo al ritorno: avendo legato molto con gli altri ragazzi in macchina con noi passammo tutto il viaggio a chiacchierare e a pensare alle cose successe al Camp.

Le due settimane successive trascorse con l' host-family trascorsero ancora più velocemente, e furono molto intense, Alyson ci portava dappertutto, da un musical nella città di Medora (passando la notte in hotel) a un'intera giornata di shopping al Mall di Bismark.

Incontrammo anche molti nuovi amici e tutti i giorni vedevamo i ragazzi conosciuti al campo che abitavano nei dintorni.

Sono molto contenta di aver avuto l'opportunità di conoscere così tante nuove persone: i miei amici, la mia fantastica host-family; e in generale di aver potuto partecipare a questo scambio, è stata una delle esperienze più belle della mia vita, tralasciando il fatto di aver notevolmente migliorato il mio inglese, mi ha fatto ' crescere ' , diventare più indipendente e, grazie all'ospitalità delle persone che ho conosciuto, mi ha fatto davvero sentire ' cittadina del mondo '.

E' un' esperienza che consiglierei a chiunque e se ne avessi ancora la possibilità non esiterei a ripeterla nemmeno per un istante.