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ITALIA: what else?

Il Lions Club mi ha permesso di trascorrere tre meravigliose settimane in Svezia. 
Il giorno della partenza da Catania, ho trascorso un viaggio abbastanza lungo, ma alla fine, dopo circa 6 ore, sono arrivato a Goteborg, dove alcuni membri del Lions Club locale mi hanno prelevato assieme a un altro ragazzo belga e presentato al padre della mia Host Family: un uomo di mezz’età che viveva assieme a sua moglie e ai suoi due figli ad Alingsås. 

Durante la prima cena, dopo il tanto atteso scambio dei regali, la Famiglia probabilmente si sarà accorta della “generosità” dei Siciliani, dal momento che ho portato loro paste di mandorla e altri infiniti doni provenienti dalla mia terra. 
La prima settimana è passata abbastanza velocemente, ma le attività non sono state per niente poche: dai lunghissimi giri in bicicletta lungo la città e le spiagge circostanti ai picnic all’aperto, da piccoli percorsi di windsurf a lunghissimi percorsi (quasi 20 km) lungo un tracciato  all’interno della foresta limitrofa, da escursioni con la barca a vela sul lago Mjorn a tentativi di gioco a frisbee-golf in un parchetto ad Alingsas, dall’aver aiutato la madre a fare i pancakes “alla svedese” all’aver riempito il mio stomaco di caramelle svedesi estremamente dolci. 
Tutto ciò mi è servito enormemente per imparare i costumi e le usanze del luogo, così da divenire direttamente membro stesso della Famiglia. Il momento del distacco è stato un po’ “pesante”, ma alla fine io e Tom (il ragazzo belga) ci siamo adattati subito al “nuovo” ambiente, dal momento che abbiamo passato le altre due settimane in uno “Youth Camp” in Lysestrand (Svezia Nord-Occidentale), che mi ha permesso di arricchire il mio bagaglio culturale e di stringere amicizia con ragazzi della mia stessa età provenienti da ben 17 paesi diversi, europei e non.

 

Già dal primo giorno del Camp, i Responsabili ci hanno sempre ripetuto quello che è il motto di questo “Youth Camp”, ovvero “Friendship, respect and cooperation”: pertanto, è evidente che l’obiettivo finale è stato quello di favorire il rispetto tra le rispettive culture e di stipulare relazioni e legami che potranno durare anche (e soprattutto) all’infuori dal Camp. Il tutto, ovviamente, fondato su un forte rispetto per la natura e il territorio del luogo e uniformemente integrato da escursioni, kayaking, giochi di gruppo e qualsiasi altra attività che possa favorire il dialogo e l’integrazione culturale. Abbiamo passato dei giorni indimenticabili: le giornate erano sempre piene! L’unica cosa che un po’ ha disturbato è stato il “pazzo” tempo svedese, che ha deviato un po’ le nostre giornate ma non le ha stravolte del tutto, data la nostra volontà a intraprendere qualsiasi attività, qualora noi stessimo tutti assieme, come un gruppo; anzi no, come una grande famiglia!
La parola d’ordine è sempre stata “fika”, sempre “fika”: in effetti, “fika” è uno dei momenti preferiti dagli svedesi: una tazza di caffè lungo, con “kanelbullar” o altri dolcini o spuntini salati.

Non è il cibo in sé a rendere questo momento particolarmente gradito al popolo svedese, quanto la riunione tra amici e il rincontrarsi assieme: un momento in cui si condividono i piaceri e i dispiaceri della giornata, e in cui alla fine si sorride insieme, pensando che un altro giorno è passato e che ci siamo tutti rivisti a parlare e a “rimanere amici”. Le nostre attività sono state svariatissime: dal nuoto in acque un po’ freddine a tornei di pallavolo, da escursioni in zone vicine al Camp a falò sulla spiaggia o nei boschi a mangiare dolciumi e a fare “fika”, da visite educative varie (es. Tjorn, Akvarellmuseet, Goteborg, parco divertimenti Liseberg, Lysekil, Trollhattan, kayak sul lago Vattern) a tornei di minigolf sotto la pioggia, dall’aver lavato migliaia di stoviglie all’aver sistemato tende, nodi e altri attrezzi sulle barche per l’escursione all’aperto di due giorni interi, dalla visita al “museo delle alci” all’aver appreso passi di danza da un simpaticissimo maestro di kayak. Una delle mie giornate preferite è stato il lunedì della cena “internazionale”. Infatti, ogni paese era tenuto a cucinare una o più portate tradizionali: io e le altre due ragazze italiane abbiamo realizzato tre ciotole di Pasta alla Carbonara e una teglia di Tiramisù da leccarsi i baffi. 
Ognuno aveva presentato piatti a dir poco fantastici, di alta cucina, così da dimostrare che anche le differenze culinarie possono avvicinarci di più gli uni gli altri, in modo da apprezzarne le diversità culturali. Questo periodo mi ha permesso di capire meglio cosa sia il mondo e ciò che l’amicizia e il rispetto tra di noi siano le chiavi fondamentali per creare un mondo migliore, fatto di pace, serenità e soprattutto di frequente apprendimento, dal momento che non si finisce mai di imparare, scoprire e di apprezzare le culture dell’altro. Infatti, Proust diceva che “l'unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell'avere nuovi occhi”. Sono contentissimo che il periodo svolto sia all’interno della Famiglia che nel Camp abbia dato i suoi frutti e che il Lions Club di Acireale mi abbia offerto questa meravigliosa opportunità. Ringrazio ulteriormente Stefania Trovato e Maria Martinoche mi hanno aiutato molto in tutte le procedure e mi hanno dato tutti i consigli per affrontare al meglio questa grandiosa esperienza.