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ITALIA: what else?

Tra le gocce fredde e i 17 gradi a luglio, pensavo.
Finalmente.
Guardavo, fuori dal finestrino dell'auto con questa sconosciuta accanto, montagne altissime e altrettanti alti gli alberi.
Le strade sembravano fiumi che fluivano naturalmente da Zurigo a tutti gli altri luoghi che mi aspettavano.
La mia host family mi sembrava così familiare che non ci fu bisogno neanche delle chiacchere riempitive che così spesso affollano gli abitacoli stretti in cui non puoi ignorare la presenza degli altri.
La mia compagna di stanza, Irmak, diventerà la mia migliore amica per questi 30 giorni.
Ma questo ancora non lo sapevo.

Una volta arrivate esplorammo la nostra nuova casa, piena di persone sorridenti e bambini a gattoni.
Mi scordai di odiare I bambini.
Mi scordai di tutta la ruggine che avevo addosso.
Mi scordai di avere la nausea a causa dell'aereo e mi venne fame.
In queste 4 settimane mi scordai completamente di odiare lo sport e I pantaloncini da Basket.
Mentre mi tuffavo nei laghi mi scordavo di non sopportare l'acqua fredda.
Mi dimenticai di essere italiana, mi dimenticai dell'esistenza di divisioni.
Dopo un mese di inglese, capii, che la lingua veicolare, la lingua più diffusa al mondo, non è scrivibile.
Dopo 15 anni di studio di una lingua straniera, ho capito quanto siamo fermi.
Noi ragazzi, così privi di empatia a causa di questo stupido e freddo linguaggio digitale, appena liberati dalle nostre gabbie, con altri della nostra stessa specie scopriamo cose di noi che non abbiamo mai saputo.
La prima settimana ero in un villaggio sperduto tra le montagne, circondata da bambini, boschi e mucche.
É stata la mia settimana preferita.
Ogni giorno era puntualmente pieno di cose nuove ed entusiasmanti.
Ogni più piccola cosa era per me motivo di eccitazione e curiosità.
Dalla Fondue, ai boschi, con questi alberi così alti e sottili.
Da una semplice passeggiata ad una partita di tennis.
Ogni giornata mi sembrava durare il doppio, e questo era per me motivo di una serena felicità.
Ricordo ogni singola attività di quei giorni, che mi sembrano ora molto più di 7.
Ogni membro della famiglia ospitante ci ha dedicato almeno un giorno ciascuno per farci conoscere una città, un'attrazione o un'attività.
Eravamo in un paese straniero ma ci sentivamo già parte di esso.
Dopo una settimana, io ed Irmak, prendemmo direzioni diverse, lei diretta verso l'altra famiglia a Shaffausen ed io diretta verso Chur.
La seconda settimana fu diversa, non peggiore ne migliore, solo diversa.
Non c'erano più monti e alberi ma era già una piccola città, con uno stile di vita più simile a quello a cui sono abituata.
I momenti più belli li passai camminando per Chur, visitando musei e gallerie d'arte con il supporto della mia famiglia ospitante formata da una coppia di neurologi tedeschi molto disponibili e dal loro enorme pastore tedesco.
Durante questa settimana non ebbi una compagna di stanza, ma vissi in un'adorabile mansarda fatta tutta in legno.
In una delle uscite, un giorno conobbi Kayleen, una ragazza americana del Wisconsin, anche lei all'estero con l'interscambio Lions. 
Nonostante I caratteri e gli interessi completamente diversi, fu una compagnia piacevole durante quel breve periodo. 
Uscimmo svariate volte e conobbi anche la sua host mother, fu colei che ci portò fino a Rapperswill, dove ci fu il campo di due settimane con gli altri ragazzi. 
Appena arrivata al campo mi sentii un po' spaesata, erano tutti molto amichevoli ed espansivi, le uniche persone appena più riservate eravamo io, Irmak e una ragazza con I capelli rosa di nome Dela. 
Dopo I primi 3 minuti di imbarazzati presentazioni, la situazione si sciolse e si formarono I primi piccoli gruppi.
Piccoli gruppi che si disgregarono mano a mano che la conoscenza raggiunse piani più profondi da quelli costruiti dal pregiudizio. 
Il rapporto con I nostri camp leader è stato da subito ottimo per tutti quanti, le attività che ci proponevano erano accolte con entusiasmo e calore da noi ragazzi e si creò da subito un clima di disponibilità e collaborazione. 
Ogni giorno era un'altalena di routine e sorprese. 
Avanti e indietro, avanti e indietro e avanti e indietro. 
Quante ore ho passato sull' altalena davanti al nostro ostello, almeno due ore al giorno, prima di cena, verso le 6, chiunque si fosse affacciato dalla finestra avrebbe potuto vedere una ragazza vestita di verde o di rosa che si dirigeva verso I giochi per bambini.
Stavo là e mi dondolavo con le mie canzoni preferite nelle orecchie, mentre gli atri giocavano a pallavolo o a carte.
Qualche volta una ragazza dall'Indonesia, Isabelle, si sedeva sull'altalena accanto alla mia, e ci sorridevamo senza dire nulla.
Altre volte uscivano confessioni involontarie dalla sua bocca, come se il dondolio stimolasse il moto dei suoi pensieri. 
Dopo la prima volta che la videro sedersi con me, l'altalena non rimase mai più vuota. 
Mi resi conto che tutti morivano dalla voglia di dondolarcisi un po', ma nessuno aveva il coraggio di andarci per primo. 
La vicinanza del lago, spingeva anche I più pigri a fare due passi fino alla riva e bagnarsi un po' per trovare sollievo dal caldo torrido di quelle settimane. 
Molte volte ci capitava di passare serate e serate, seduti sul piccolo molo con le gambe a penzoloni a sfiorare appena l'acqua con la punta dei piedi. 
Guardando le stelle riflesse sull'acqua, dalle 9 in poi I discorsi si facevano più seri, sempre più profondi e interessanti. 
Le maschere e i visi che si erano visti alla luce del sole lasciavano il posto alle domande, ai dubbi, alle confusioni, alle sensazioni che affollavano le nostre menti. 
É li che ho conosciuto davvero le persone che avevo intorno. 
Variegati personaggi stranieri in una terra ospitante, in una casa per tutti. 
In due settimane a contatto con 25 ragazzi di diversa provenienza impari diverse cose riguardo diverse cose.
Impari che oltre tutto c'è qualcosa che trascende tutto.
Che oltre un tutto, c'è un altro tutto di cui tu non conosci neanche la più piccola parte.
É quel tutto dietro Alfred, il regista danese di successo con appena 18 anni, che della sua vita piena di gloria e lavoro, desidera solo il gioco e lo svago della poesia.
Milja, la bellissima ragazza finlandese.
La chiamavano "La neve", a causa della sua incredibile freddezza e pallore. 
La ricordo vicino a me, mentre una lacrima scendeva già dalla sua guancia sinistra.
"A volte capita che nascano degli artisti, a volte nascono delle opere d'arte".
Quando glielo dissi, I suoi magnetici occhi grigi si concentrarono sui miei, come a smascherare un'eventuale bugia ed io tranquilla ricambiai lo sguardo.
"Grazie".
Quel "grazie", sarebbe potuto essere in finlandese o in aramaico, ne avrei comunque capito il significato.
Isabelle, la misteriosa ragazza dall'Indonesia, dal carattere così scherzoso e ironico con quella punta di malinconia.
Sente più di quello che lascia vedere agli altri.
Maylada, la ex-modella thailandese, la quale ci ha raccontato tutto il background di sofferenza dietro la stucchevole copertina di apparenza che vediamo nelle riviste.
Tyler, il ragazzo dalla California, così apparentemente sicuro di se', ma profondamente sensibile.
Airita, la ragazza dalla Lettonia.
Un vulcano.
Energica, iperattiva e solare.
Continuamente curiosa di tutto, fino a risultare irritante.
Non ho avuto abbastanza tempo per riuscire a scorgere il background dietro questa spessa tenda di socievolezza.
Irmak, la mia preferita, la mia compagna di stanza anche al campo oltre che in famiglia. 
Due anni meno di me eppure avrebbe potuto farmi da mamma, matura, introversa e incredibilmente saggia. 
Irmak viene dalla Turchia, ed è l'esatto opposto dello stereotipo della ragazza turca. 
É femminista, intellettuale, genio dell'informatica, dura, individualista, fredda e di un'intelligenza pazzesca. 
Insieme eravamo gli opposti che si completavano, I momenti più belli li ho passati con lei, in qualunque posto andassimo. 
Abbiamo parlato, moltissimo, di lei, di me, di cose metafisiche e di filosofia, di religione, di arte, di fotografia. 
Dela, la ragazza con I capelli rosa che viene dall'Austria. 
All'inizio aveva attirato la mia attenzione grazie ai suoi capelli meravigliosi, dopodichè l'interesse calò gradualmente, come a volte capita, forma e contenuto non sono organici. 

Mariana1Raoul, la sagoma di tutto il gruppo, ho pianto più dal ridere in quelle due settimane costellate dalle sue battute che in tutta la mia vita. 
Un artista, con l'umorismo riusciva a sintetizzare ogni situazione in modo così perfetto e azzeccato che nonostante la risata iniziale la verità appariva chiara e limpida, ripulita dalle maschere. 
Una sensibilità acuta, tipica dei nati nel mese di giugno, caratterizzava ogni sua frecciatina, priva di qualsiasi ombra di cattiveria e malizia. 
Sari, il ragazzo da Israele, una vera forza, una persona consapevole, matura e responsabile, con il sarcasmo nelle vene e una fervente voglia di vivere. 
Ho parlato con lui per ore e ore, intere serate e giornate passate in sua compagnia a discutere e conversare di tutto e di più. 
Parlammo moltissimo dell'Italia, un paese che lui ama alla follia e nel quale sogna di andare a vivere il più presto possibile. 
Parlammo moltissimo anche di idee, dell'esistenza o no di una sorta di rete che colleghi tutti noi come fossimo solo un unico grande organismo.
Parlammo moltissimo, anche nel gruppo, della questione che affligge la sua terra, una questione che in realtà è una vera e propria guerra. 
I suoi racconti a riguardo ci hanno aperto gli occhi su un argomento che attraverso I media molto spesso viene manipolato e addirittura censurato in alcune sue parti.
Lily è la ragazza californiana che l'ultimo giorno ha dato del filo da torcere ai nostri camp leaders, è stata una grande lezione per me, capire qaunto potere abbiamo nel rendere infelice o felice una persona.
Bastano dettagli, uno sguardo, una battuta cattiva, una parola mancata o una di troppo.
È stato importante per me constatare come possiamo distruggere o far rinascere, e quanto ogni goccia sia importante.
Kayleen, la ragazza ipersportiva dal Wisconsin, forte e determinata, con una volontà ferrea. 
É stata un perno del gruppo, riconosciuta per la sua costanza e per la sua risata sonora. 
Jedro, il ragazzo dalla Finlandia, con un carattere spigoloso ma che con l'approccio giusto risulta anche molto divertente. 
Queste sono le persone che mi sono rimaste più impresse, per un motivo o per un altro. 
Ce ne sono altre con cui non ho avuto occasione di stringere nessun rapporto, essendo in 25, è naturale che non si possa stringere amicizia con tutti. 
Ora parlando dei camp leaders, come ho detto, sembrano stati scelti per la loro totale eterogeneità. 
Aaron, il più giovane, era il capo camp leader, e anche il più vicino a noi ragazzi, nonotante la giovane età è riuscito a mescolare autorevolezza con divertimento, simpatia e mano ferma, insomma un mix di simpatia e rispetto, che ce lo ha fatto adorare senza remore. 
L'altra camp leader più giovane è Jana, una ragazza dai lunghissimi capelli rossi, lei è stata molto vicina alle ragazze del campo, sostenendole e occupandosi del rispetto delle regole del campo. 
Thais, la più dolce e la più tranquilla, un porto sicuro per ogni problema che poteva sorgere. 
Christoph, anche lui molto dolce, il più riservato forse, ma sempre molto neutro nelle questioni quindi anche lui è stato molto rassicurante per noi. 
Ora potrei raccontarvi di ogni giorno a contatto con la natura, con la cultura svizzera, potrei raccontarvi dei laghi e delle cascate, delle camminate e della puntualità.
Potrei dirvi che è stato tutto meraviglioso ma non lo farò. 
Mi limiterò a dire che nel salutare ogni singola persona del campo, l'ultimo giorno, le lacrime non volevano smettere di scendere. 
E vi dirò anche che mi manca fare sport, mi manca vestirmi male, mi manca la pioggia ad ogni ora del giorno, mi manca arrivare in anticipo invece che in ritardo sempre, mi mancano gli alberi alti e magri, mi manca il formaggio, mi mancano I capelli gonfi dall'umidità e mi manca smussare I miei spigoli, mi mancano I compromessi con tutti, mi manca il vivere in gruppo. 
E vorrei anche ringraziare ogni singola persona che ha contribuito ha rendere questa esperienza così unica e incredibile. 
Vorrei ringraziare con tutto il cuore ogni singolo ragazzo che senza rendersi conto mi ha aperto un mondo, vorrei ringraziare le famiglie che mi hanno ospitato e che mi hanno regalato ben di più che una semplice casa e 3 pasti al giorno, vorrei ringraziare I camp leader, per la loro adorabile presenza, e sopratutto vorrei ringraziare I Lions Club che mi hanno permesso di partire e di prendere parte in questo magnifico viaggio. 
Grazie a Giorgio dall'Olio e a tutte le persone che mi sono state vicine con tanta umanità e disponibilità. 
Grazie a Tiziana Antrilli, a Stefano Gentili e a Elvira del Lions Club di Loreto, per avermi aiutato a realizzare questo.
Grazie di cuore, davvero.

Mariana2