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ITALIA: what else?

Mi chiamo Federico Nasi e voglio raccontarvi la mia esperienza in America Latina, precisamente in Perù.
All’inizio, quando mi hanno proposto questo viaggio, devo ammettere che ero un po’ spaventato, dal momento che era la prima volta che viaggiavo da solo, senza la mia famiglia e non ero troppo fiducioso della mia potenzialità linguistica con la lingua inglese.
A mano a mano che si avvicinavano i giorni iniziavo ad entrare nell’ottica, a essere sempre più carico e a conoscere gli altri ragazzi italiani con cui avrei fatto il volo in aereo: Roberto, un ragazzo napoletano con cui ho legato moltissimo, e Adriana, una ragazza di Perugia.

Al momento della partenza all’aeroporto di Bologna ero super agitato ma allo stesso tempo super emozionato, in quanto sapevo già che avrei avuto un mese super!
Dopo quattordici ore di volo e uno scalo intermedio ad Amsterdam, finalmente siamo arrivati in Perù e subito ci siamo divisi per raggiungere le nostre host family, ognuno di noi ne aveva una diversa.
Io sono capitato nella famiglia Burga, imparentata con la camp director peruviana, e sono stato accolto subito da mia madre Lily, dal ragazzo ventiquattrenne Rodrigo, da suo fratello di ventisette anni Martin e dalla sorella quindicenne Maria Paz, nonché dal cane Luke e dalla governante Nori.
Purtroppo ho conosciuto il padre, Leo solo al quarto giorno poiché era in viaggio d’affari.
In Perù c’è una parola “chiave” da tenere a mente: ADATTABILITA’. Se uno riesce ad adattarsi è in grado di vivere un’esperienza indimenticabile in uno dei posti, a mio parere, più belli che ci siano sulla faccia della terra.
Dal primo giorno la mia famiglia ha cercato di farmi sentire come a casa mia, dandomi tutti gli agi e i comfort di cui potessi necessitare. Purtroppo, però, tutti in quella famiglia erano impegnati durante il giorno, chi andava a lavoro chi a scuola, così mi sono dovuto adattare a girare da solo per la prima settimana.

Loro mi accompagnavano ovunque ma io poi visitavo le cose da solo, e cosi ho visto Lima downtown (centro città), la chiesa francescana con annesse catacombe, il palazzo del presidente e la cattedrale.


Trascorsa la prima settimana, siamo andati tutti al campo in un’altra citta di nome Puno, dove ho incontrato altri diciotto ragazzi provenienti da tutte le parti del mondo: Turchia, Repubblica Ceca, Francia, Slovacchia, Finlandia, Polonia, Romania, Canada e un’altra ragazza italiana di nome Anastasia, che era venuta in Perù con un volo diverso dal nostro.

 

 


Subito si è creato un bel gruppo; eravamo molto uniti gli uni agli altri, e ci siamo davvero divertiti. Il campo era ben strutturato. Ogni giorno si visitava qualcosa di diverso e di meraviglioso: dal lago Titicaca, con pernottamento su una delle isole del lago, alle Rainbow mountain, spettacolo della natura; Dal Machu Picchu alla visita guidata della Valle Sagrado.

 
Il campo, nonostante i peruviani siano rinomati per essere sempre in ritaro e un po’ disorganizzati, è stato davvero ben organizzato, con le giuste gite e i corretti momenti di relax, a parte l’ultimo giorno nel quale abbiamo avuto un piccolo problema con il treno, ma alla fine tutto si è risolto nel modo migliore.
Il rientro a Lima è stato molto doloroso, perché ci siamo dovuti separare e salutare tutti come se stessimo già per tornarcene nei nostri paesi d’origine, ma fortunatamente abitavamo quasi tutti nei dintorni della capitale e nei giorni seguenti ci siamo ritrovati spesso per fare giri insieme e gite anche di più di un giorno fuori dalla città, aiutati dall’host Brother di Roberto, Alvaro. Alvaro ci ha portato prima a Huacachina, bellissima oasi a otto ore di distanza da Lima, dove abbiamo pernottato e abbiamo fatto un tour per le dune del deserto con una dune buggy e poi sandboarding, e la settimana dopo a Huaraz, dove abbiamo fatto una scalata di 3 ore per vedere la laguna 69, bellissimo lago naturale a più di 4000 metri di altezza.

Trascorsa la quarta e ultima settimana è arrivato purtroppo il momento dei saluti alla famiglia, ed è stato davvero un momento molto doloroso e commovente, perché ero riuscito a instaurare un rapporto veramente speciale con tutti i componenti della mia host family, e sono felice tutt’ora di poterli considerare parte integrante della mia famiglia.
Non potrò mai ringraziare abbastanza i miei genitori, che mi hanno permesso di fare questa bellissima e unica esperienza in un posto davvero speciale, e il Lions club Carpi, perché senza tale associazione questo programma non avrebbe mai potuto esserci e non avrei mai vissuto una simile avventura.