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ITALIA: what else?

Venerdì 19 Luglio, la sveglia suona alle 5 di mattina, direzione aeroporto di Malpensa. Destinazione finale? Calgary, Canada.
Mi chiamo Chiara e quest’anno ho avuto la possibilità di partecipare nuovamente ad uno degli scambi giovanili dei Lions, questa volta spingendomi al di fuori del nostro continente. Arrivata a destinazione ad accogliermi insieme alla mia compagna di viaggio Sara ci aspettava un pick-up bianco con a bordo Page, la nostra hostmom e Brooklyn, la figlia 19enne.
Una volta stipate le valige a brodo e ricaricato le pile con un cinnamon roll siamo partite per le Rocky Mountains. Ad aspettarci l’indomani vi erano distese di boschi, meravigliose cascate, laghi dall’acqua cristallina, il tutto contornato da montagne con cime innevate.

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Se c’è una cosa che ho imparato in un mese lontano da casa è che la vita non smette mai di sorprenderti.
Sono appena rientrata dal Canada e, qui, stesa sul mio letto, non posso fare a meno di chiudere gli occhi, come a voler tener prigioniero nella mente un magnifico sogno da cui temo ridestarmi.
Riesco ancora a sentire il battito del mio cuore in quella mattina del 13 Luglio 2019... quante cose ancora non sapevo!
Avevo paura e, allo stesso tempo, ero eccitata di conoscere ciò che mi aspettava dall’altra parte del mondo. Non avevo grandi aspettative, perché credevo che niente potesse superare l’esperienza in California dell’anno precedente, ma, al termine di questo mese, ho capito che ogni viaggio è sorprendente perché unico! 

Il Canada per me è stata la mia seconda esperienza con i Lions Exchange Camp che mi hanno dato la possibilità di viaggiare anche quest'anno con un viaggio di circa tre settimane.
Arrivato a Calgary airport dopo uno scalo fatto ad Amsterdam sono salito su un pulmino che mi ha portato a Medicine Hat circa cinque ore di distanza da dove la mia host family mi è venuta a prendere.
La prima settimana l'ho passata in famiglia con un altra ragazza francese facendo molte attività diverse, come andare in una riserva naturale a vedere i bufali ormai estinti, oppure vedere cose caratteristiche delle città vicine come musei o monumenti ( la città più vicina in realtà era a circa 1 ora di macchina dalla mia fattoria, ma in Canada è normale viaggiare ore e ore perchè le distanze sono molto grandi).
Le cose più belle di abitare lontano da tutto era che molto spesso si potevano vedere cerbiatti, antilopi e a volte anche alci proprio sotto casa ed il silenzio e la tranquillità che c'era e trasmetteva quel posto era una cosa indescrivibile .

Il tutto ebbe inizio con un cartello Lions che mi aspettava alla sezione arrivi dell’aeroporto di Toronto. Seguì piccolo viaggio in macchina per pregustare il panorama canadese o, per meglio dire, del sud Ontario. Di lì a poco mi ritrovai a casa della mia prima famiglia ospitante (un uomo, Paul, e sua moglie, Donna, entrambi sulla settantina) seduto sul divano a guardare il “Saturday Night Show”, del quale Trump è il topic preferito e gustando la mia prima root beer. Con me vi era anche un ragazzo della Repubblica Ceca, David, che mi avrebbe fatto compagnia per i successivi dieci giorni.
Tra partite di baseball, fuochi d’artificio strabilianti, viaggi in canoa,wakeboarding, acquapark, serate con la chitarra e tiro con l’arco, farei prima ad elencare ciò che non ho fatto. Devo dire che i miei hostparents,nonostante l’età, si dimostrarono molto intraprendenti e più attivi di un qualsiasi teenager italiano.

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