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ITALIA: what else?

Iowa, cosa vuol dire Iowa? E’ davvero uno stato degli Stati Uniti? Esiste sul serio?
Quando mi hanno detto che c’era la possibilità di andare in Iowa con il progetto Lions Exchange Students ho accettato immediatamente, solo in seguito ho guardato dov’era situata geograficamente. Tutt’ora quando mi chiedono dove sia faccio un po’ di fatica a spiegarlo perché non è sicuramente vicino a New York o a Los Angeles: “Ma sì, più o meno l’Iowa si trova in mezzo agli Stati Uniti”.
La mia avventura è iniziata in aeroporto a Verona, dove ho incontrato Silvia, anche lei diretta in Iowa. Il nostro viaggio è stato infinito, ma è stata una buona occasione per conoscerci. Da Verona siamo volati a Roma, dove abbiamo aspettato due ore e mezza prima di prendere il volo per Detroit, che è durato la bellezza di dieci ore. Una volta a Detroit abbiamo aspettato altre cinque ore prima di prendere l’ultimo volo per Cedar Rapids. Dal finestrino dell’aereo noto subito che l’aeroporto non è molto grande ed è recintato solamente da una staccionata in ferro alta non più di un metro. Appena scesi troviamo subito le nostre famiglie pronte ad aspettarci e ad ospitarci come figli o fratelli: Jim e Anita, mio “padre” e mia “madre”, e Sam mio “fratello”.

Dopo aver recuperato le valige (arrivate senza nessun problema fortunatamente) Silvia segue la sua famiglia mentre io la mia, che mi ha portato subito a mangiare, ovviamente carne, in un locale tipico vicino alla nostra cittadina. In seguito siamo andati a casa a Tipton dove ho incontrato mia “sorella” Jill e Boogie il loro cane. Subito dopo sono andato a dormire poiché ero in piedi ormai da quasi ventotto ore.
Con il giorno seguente mi attendeva una settimana prima di iniziare il camp e la mia famiglia mi ha portato subito a vedere la cittadina per cercare di orientarmi: sicuramente piccola (tremila abitanti) ma con il suo fascino.


Le giornate non sono state molto attive, ho giocato a golf, guidato la golf car e soprattutto mangiato molta carne, ma ho conosciuto molte persone nuove che si sono dimostrate subito molto gentili e disponibili. Ho conosciuto inoltre altri ragazzi che abitavano a Tipton o nei paraggi che avrei poi incontrato al camp e poiché la mia famiglia aveva una piscina nel giardino, spesso i ragazzi venivano a giocare e nuotare da noi per poi cenare tutti assieme e magari fare un bagno anche dopo cena.

La settimana del camp è stato un vero e proprio campeggio, poiché la casa dove abbiamo alloggiato era situata in mezzo al bosco raggiungibile solo con una stradina sterrata che si perdeva in mezzo ai campi di pannocchie. I letti erano piuttosto scomodi e l’acqua della doccia della nostra camera era “difficile da gestire” visto che se si apriva troppo l’acqua diventava bollente, ma la temperatura più accettabile la si otteneva lasciando che uscisse solo un filo d’acqua dal bocchettone. Tuttavia i ragazzi erano molto simpatici e ci sono state molte belle attività durante la settimana: tiro con l’arco, acropark, colorato magliette, bowling, canoa, nuotato nel lago con giochi gonfiabili e in piscina, giro a cavallo, visitato la capitale, parco di divertimenti, shopping al centro commerciale, trampoline park; era prevista anche un’escursione in mongolfiera ma purtroppo, dopo la sveglia alle 5 di mattina, è stata annullata per brutto tempo. L’ultima sera è stato organizzato un talent show dove ognuno doveva preparare un’esibizione, anche a gruppetti volendo, da mostrare poi alle famiglie che sarebbero venute a cenare con noi e per poi riportare a casa i ragazzi. Durante la serata mi hanno consegnato un leoncino di peluche per premiarmi per il mio comportamento educato e rispettoso.
Nella settimana successiva ho rivisto molte volte i ragazzi del camp che vivevano vicino organizzando qualche uscita come alla piscina del paese sia per cenare assieme e mangiare marshmallow scaldandoli nel falò per poi mangiarli con biscotti e cioccolata.
Una delle serate più belle è stato quando mi hanno portato a mangiare pizza in un ristorante italiano dove sono stato accolto da Salvatore e sua moglie come un eroe poiché non vedevano un italiano da quelle parti da parecchio tempo. Sal mi ha fatto vedere ogni angolo della sua pizzeria invitandomi a tornare in qualsiasi momento per fargli compagnia. Poi ci ho offerto la cena e a fine serata siamo finiti a fare karaoke di “Io vagabondo” dei Nomadi, così qualche giorno dopo ho portato Silvia per fargliela conoscere ed è stato molto contento di conoscere anche lei.
L’ultimo giorno è stato ovviamente molto triste perché in quelle tre settimane mi sono legato molto alla famiglia e a molte persone in Iowa, tuttavia sono rimasto molto contento della mia esperienza in America che sapevo sarebbe dovuta finire prima o poi.
Ringrazio i Lions per avermi permesso di vivere una delle esperienze più belle della mia vita.