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ITALIA: what else?

Non so se le parole e le foto possono bastare a descrivere quella che è stata forse la più bella esperienza della mia vita. Il Giappone, il paese del sol levante , la terra dei samurai , un luogo che non avrei mai pensato di riuscire a visitare, essendo così lontano da noi.
Eppure è stato possibile non solo visitarlo ,ma anche viverlo e non posso far altro che ringraziare il Lions Youth Exchange Program per questa meravigliosa opportunità! Ricordo ancora quel fatidico 10 luglio che aspettavo da mesi: era il giorno della partenza.
Dopo interminabili ore di volo e tre aerei finalmente arrivai ad Osaka. Io e Giuditta, la ragazza con cui ho affrontato il viaggio, siamo state accolte in aeroporto dai Lions locali,che, sebbene non sapessero parlare quasi per nulla l'inglese, hanno cercato di farci sentire a nostro agio e molto gentilmente ci hanno accompagnato in treno fino alle città delle nostre rispettive famiglie. Durante la mia permanenza in Giappone sono stata ospitata da tre differenti famiglie appartenenti a due Lions Clubs ( la prima al Club di Nankoku, le altre due al Club di Konan).

Presto ho appreso che i Giapponesi sono estremamente ospitali e cortesi, pur rimanendo formali, e hanno cercato di accontentarmi in tutti i modi possibili. Devo dire che il Giappone può essere definito un mondo parallelo al nostro. Alcune loro abitudini potrebbero sembrarci davvero insolite,come ad esempio il fare rumore quando si mangia; il dover indossare delle pantofole sia a casa che in molti luoghi pubblici come musei, scuole e palestre; il tè che viene servito ad ogni pasto quasi al posto dell'acqua, e molte altre “stramberie”.
Ma nonostante ciò io mi sono sentita a casa, come se in Giappone ci avessi sempre vissuto! Ho adorato il cibo, davvero molto diverso dal nostro ma a mio parere insuperabile, e che dire delle tradizioni in cui questo paese è ancora fortemente radicato.


Ho sperimentato tre delle quattro grandi arti giapponesi: shodo, l'arte della scrittura calligrafica; ikebana l'arte delle composizioni floreali e sado, l'arte del tè. Ho infatti partecipato alla cerimonia del tè, rigorosamente vestita col tradizionale kimono. In questo rituale è racchiusa l'essenza dei costumi giapponesi : il rispetto per i defunti e i padroni di casa , i gesti rituali quasi ipnotici e colmi di significato, l'arte della conversazione e della compostezza. E poi le case,semplici ed essenziali, costruite nel pieno rispetto dell'ambiente con legno, pavimenti in bambù e porte scorrevoli in carta di riso e anche i templi grandi e maestosi con i tetti dalla forma inconfondibile , circondati da altri piccoli santuari e statue.
Ma il Giappone possiede anche una seconda anima, quella moderna che in qualche modo è perfettamente fusa a quella tradizionale. Tutto lì è all'avanguardia , dai trasporti , alle automobili, ai servizi igenici dotati di musichette e getti d'acqua. Si sa, il Giappone ha dato i natali ad alcuni dei colossi industriali come la Yamaha, la Sony e la Nintendo. Non è raro trovare gente appassionata di videogiochi, manga (fumetti) e cartoni animati per non parlare dei karaoke e dei game center dove gli adolescenti e non solo amano passare il tempo.Le famiglie mi hanno fatto provare di tutto : kayaking, cinema, case dell'orrore, karaoke, festival estivi.
Mi hanno portato nelle scuole, sia asili, dove i bambini che avevano si e no quattro anni erano molto incuriositi perchè probabilmente era la prima volta che vedevano una persona dai lineamenti europei, sia superiori dove ho fatto amicizia con gli studenti e ho addirittura indossato le uniformi scolastiche! Per non parlare delle amicizie che ho fatto durante il campo che, seppur breve, (è durato quattro giorni) è stato un'esperienza intensa.
Eravamo sei campers, due Italiane e Quattro Taiwanesi ma a farci compagnia c'erano i ragazzi del Leo, coetanei nostri e qualche Lions. Durante quei quattro giorni abbiamo costruito un rapporto che normalmente avrebbe bisogno di mesi per essere tale; e non aveva importanza se avevamo difficoltà a comunicare per via delle lingue diverse, bastava uno sguardo e qualche gesto per capirci, qualunque differenza tra di noi era annichilita e nemmeno ci accorgevamo di venire da posti diversi. 

Abbiamo passato tanti momenti meravigliosi assieme: i balli attorno al falò del campeggio, le passeggiate notturne, le ore passate a cucinare, mangiare,e pulire i piatti tutti assieme e quella serata magica passata a guardare le stelle e i pianeti con i telescopi!
Le prime due notti abbiamo dormito in dei bungalow di un campeggio e l'ultima, la più indimenticabile in un albergo con le terme. L'ultimo giorno abbiamo visitato l'Hiroshima peace memorial museum che è stata una delle esperienze più forti della mia vita; è stato struggente vedere con i propri occhi gli effetti della bomba atomica e sopratutto ascoltare le storie delle persone dietro agli oggetti rinvenuti dopo l'esplosione.
Ammetto che ad un certo punto non riuscivo più ad ascoltare l'audio guida e mi sentivo male dentro; credo di aver percepito un millesimo del dolore provato dai sopravvissuti ed è stato distruttivo. Quel giorno fu triste non solo per la visita al museo, ma anche perchè fu il giorno degli addii.
Non riuscivamo a staccarci e le lacrime scorrevano a fiumi sulle nostre guance; sapevamo che ci saremmo separati probabilmente per sempre ma sappiamo tutt'ora che il legame che si è creato tra di noi è indissolubile. 
Dopo che finalmente mi ero ambientata del tutto, a tal punto che mi sembrava di aver sempre vissuto lì, ecco che era già passato, no anzi, volato un mese. Ciò significava che ,mio malgrado, il mio tempo in Giappone era scaduto. Fino al penultimo giorno non riuscivo a realizzare che stavo per andarmene : è stato come risvegliarsi da un sogno.
Ma è stato un risveglio brusco, come quando ti buttano una secchiata d'acqua fredda in testa. Ogni treno che prendevo per avvicinarmi all'aeroporto di Osaka mi riportava alla realtà un po' alla volta Non volevo crederci ma dovevo tornare a casa, anzi stavo tornando a casa, e mentre guardavo le nuvole dal finestrino dell'aereo, nella mia mente emergevano immagini sparse, ricordi sul Giappone che man mano sembravano sempre più illusioni.
Adesso, tornata definitivamente alla realtà, a volte ancora non mi sembra vero di essere stata dall'altra parte del pianeta e di aver vissuto tutte queste esperienze, ma poi guardo le foto e mi rendo conto che tutto ciò è accaduto veramente. Custodirò gelosamente il ricordo di questa terra magica e pura e di tutte le presone meravigliose che ho incontrato, e spero un giorno di tornarci e rivivere tutte queste sensazioni suggestive che mi hanno accompagnata mentre vivevo quel sogno ad occhi aperti.