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ITALIA: what else?

Nuovo anno nuovo scambio, una partenza un po’ sofferta perché fino ad una settimana prima il mio scambio non doveva esserci ma per fortuna o per destino il 7 luglio sono salita su un treno diretto a Innsbruck.
Ricordo perfettamente come passai le quattro ore di viaggio a domandarmi come la patria di Mozart sarebbe stata, ad immaginarmi i visi della famiglia ospitante dei ragazzi con i quali avrei speso due settimane in camp di cosa avremmo parlato mangiato e visto. Ebbene al mio arrivo nella sorprendente calda Innsbruck due simpatici signori mi stavano aspettando sorridenti sventolando un cartello con il mio nome sopra, da buona italiana quale sono li ho salutati con un abbraccio e due baci sulla guancia, loro evidentemente un po’ imbarazzati, da quanto ho potuto notare gli austriaci non sono gente cosi calorosa, ricambiano e ci avviamo verso la macchina. Mi aspettavano altre due ore di viaggio verso la cittadina dove abitavano i Dreer, un viaggio in mezzo a valli immense e montagne rocciose ancora un poco innevate sulla punta, tra strade tortuose in salita e in discesa e tra motociclisti pazzi che sembrava facessero a gara con qualunque macchina ci fosse.

Lechaschau, è una città molto tipica, case di legno, balconi decorati con gerani, recinti con mucche e cavalli il tutto incorniciato dalle Alpi. L’Austria mi piaceva molto.
Durante la settimana che ho trascorso con loro ho avuto più che un’ottima compagnia ovvero Maya e Zoe quelle che ora considero le mie due sorelline austriache. La mia giornata iniziava, mai troppo presto, con la piccola Zoe che mi svegliava dicendomi che la colazione era pronta: pretzel burro marmellata e una bella tazza di caffè latte, la colazione dei campioni del nord! Nonostante la colazione non cambiasse mai il resto della giornata era sempre una sorpresa e una nuova avventura, un giorno mi hanno portato a nuotare in un posto quasi incantato in mezzo alle montagne, dove cadeva una cascata e dove l’acqua era a dir poco gelata, apparentemente soltanto per me...un altro giorno sul ponte più alto e lungo di Europa, esperienza da vertigini. E poi ancora alla spa dove per la prima volta ho provato l’ebbrezza di starmene al caldo in una piscina mentre fuori c’erano nuvoloni grigi che non promettevano niente di buono.
Il mio soggiorno con loro terminò a Innsbruck, mi hanno fatto visitare la città e mi hanno portato al museo di Swaroski, e poi partimmo verso Mondsee dove si sarebbe tenuto il camp.
Ricordo quanto fossi agitata ma allo stesso tempo emozionata all’idea di incontrare cosi tanti ragazzi provenienti da tutto il mondo.
Arrivai per ultima e quando entrai nella stanza dove erano tutti ammetto che avrei voluto sotterrarmi dall’imbarazzo, imbarazzo che finì circa due secondi dopo perché avevo già fatto amicizia ahahah.
Dal primo giorno dalla prima ora che passai con quei ragazzi sapevo che quelle due settimane sarebbe state indimenticabili e ora scrivendo questo report ammetto che ancora una lacrimuccia mi scende.
Durante le due settimane abbiamo fatto veramente di tutto, dal nuoto all’hiking da cucinare lo strudel alla regata di vela, sono rimasta veramente sorpresa dall’organizzazione di questo camp le attività sono state tutte divertentissime e interessanti e lo staff era semplicemente fantastico.
Attività a parte, abbiamo trovato il modo di divertirci anche a modo nostro, dato che eravamo tutti maggiorenni eravamo abbastanza indipendenti e da bravi ragazzi quali siamo diciamo che abbiamo sfruttato a pieno questa possibilità dal primo giorno…
Penso di non essermi mai divertita cosi tanto con quelli che praticamente erano estranei ma che ora fanno parte della mia “international family”.
Tra i giochi stupidi come obbligo o verità, le nuotate al lago, i dispetti, gli scherzi, le bevute di birra al pub, le escursioni, e le mille avventure che i lions hanno organizzato per noi le tre settimane che ho trascorso in Austria hanno ottenuto un posto fisso nel mio cuore.
difficilmente si possono vivere esperienze del genere e ringrazio ancora una volta i Lions di avermi dato la possibilità di mettermi ancora alla prova, di affrontare la paura di allontanarmi da casa e fare un salto nel vuoto dove la rete che ti slava sono tutte le persone che incontri: la famiglia ospitante, lo staff lions e ovviamente i ragazzi del camp.
Ogni viaggio è una nuova parte di te che si crea e una pezzo di cuore rimane nel luogo in cui ha vissuto così tante bellissime emozioni.
Sono tornata a casa non solo conoscendo 30 nuove culture ma anche con un milione di ricordi, di momenti condivisi con persone meravigliose che mi porterò dentro per sempre.