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ITALIA: what else?

Se qualcuno mi avesse detto “quest’ estate vivrai un’esperienza indimenticabile e imparagonabile”, non ci avrei mai creduto. 

Ricordo la prima a cosa a cui ho pensato quando ho letto la parola “Australia” come meta per gli scambi giovanili di quest’anno dei Lions. Ho pensato solo: “sto arrivando”. 
Mi sono gettata in questa cosa essendo completamente all’ oscuro di cosa avrei trovato e cosa avrei provato, ma ho sempre amato le avventure e le novità. Fino al giorno prima che dovessi partire nonostante ne parlassi, il viaggio era ancora tutto un utopia, come se da un momento all’altro potesse sparire tutto. 
Poi invece sono partita, e con me è partita tutta questa esperienza. Quando sono arrivata ero spaventata, spaventata dall’idea di non riuscire a farcela, spaventata dal pensiero che forse la mia famiglia mi sarebbe mancata troppo, spaventata dall’idea di non essere all’altezza. Ma penso che sia normale sentirsi un po’ così quando sei a kilometri di distanza da casa e dovrai vivere con dei completi estranei per un mese. 


Durante la mia permanenza in famiglia ne ho cambiate due. 
Ho potuto vedere due bellissime realtà. Quella della città e quella della campagna. Quando sono stata nella prima famiglia ho visto Perth, una delle più grandi città australiane, sulla costa occidentale del Paese. 
Ho visitato anche città vicine, musei e gallerie, ma non è di questo che voglio parlare. Perché queste cose si possono trovare dappertutto. Quello di cui voglio parlare è di quanto io mi sia sentita a casa con queste persone. Ora posso dire di avere una sorella in più, Emily, la bambina della coppia che mi ha ospitato. gentile in ogni situazione, come tutti d’altronde. 

Ogni singola persona che ho incontrato mi ha fatta sempre sentire a mio agio, accolta e apprezzata. 
Sono stata altre volte a contatto con i Lions, dato che mio nonno è il presidente del club della mia città e quello che mi ha sempre colpito di loro è stato il fatto che facevano ogni cosa con il sorriso sulle labbra, ed è quello che ho visto anche quando sono stata in Australia. 

Quando era arrivato il momento di cambiare famiglia, è stato strano vedere la mia valigia chiusa appoggiata alla parete, ho avuto un momento di malinconia, ma quando poi ho pensato che la mia esperienza doveva andare avanti, alle cose belle che avevo fatto e a quelle che ancora avrei fatto, il sorriso mi è nato di nuovo. 
Nella seconda famiglia sono stata con due signori più anziani in un piccolo paese, e anche se la zona non offrisse tanto da vedere a parte immense distese di verde e fiori selvatici ( che sono comunque spettacoli mozzafiato, soprattutto al tramonto ), si sono messi nelle condizioni di far vedere alla mia compagna finlandese e a me più cose possibili. 
Qui sono stata ancora meglio, perché oltre a me e all’altra ragazza, nel nostro stesso paese, c’erano anche altri quattro ragazzi all’incirca della mia stessa età e questo ha fatto sì che condividessimo tutto assieme, che credo sia la cosa più bella che si possa fare in queste circostanze. Ma il mio viaggio non era ancora finito, perché mi aspettava ora il campo, la meta finale, quella che tutti aspettavamo con ansia, perché le attività in programma erano veramente strepitose. 

Ho dovuto quindi richiudere il mio bagaglio e lasciare anche quelle persone così ospitali che avevo incontrato. 
Ricordo che in aeroporto, mentre eravamo tutti seduti ad aspettare il nostro imbarco, ho avuto bisogno di allontanarmi un attimo perché mi stavo accorgendo che una lacrima stava per rigare il mio viso, e quando stavo per entrare in bagno Maureen ( la signora che mi aveva ospitata ) mi ha fermata per salutarmi definitivamente e ha visto che stavo piangendo, e mi ha chiesto cosa fosse successo e io le ho risposto che mi sarebbero mancati, soprattutto lei, e quando gliel’ho detto si è commossa anche lei e mi ha abbracciata forte. Siamo rimaste così per non so quanto tempo, ma non volevamo staccarci, non ce la facevamo. Quando poi se ne doveva andare mi ha abbracciato di nuovo e in un orecchio mi ha sussurrato “buona fortuna, hai una vita bellissima da vivere.” È stata una delle cose più belle che mi abbiano mai detto. 

I giorni del campo sono stati in assoluto i più stancanti, pieni ed entusiasmanti di tutta l’esperienza, essere a contatto con altri ragazzi come te, sia per età ,ma anche molti per interessi è stato veramente bellissimo. E poi ho potuto avvicinarmi molto a tante culture e paesi diversi, come l’India, la Turchia, la Finlandia e tanti altri. 
Anche dividersi da loro ha comportato delle lacrime da parte di tutti, ma credo che questo sia il più semplice gesto che fa capire quanto questa esperienza ci abbia segnato, e quanto queste persone siano state speciali per noi. Io ancora sono in contatto con tutti, ragazzi e famiglie. So che probabilmente è una cosa che scrivono tutti, che è stato bellissimo, che rifarebbero questa esperienza anche immediatamente, ma è la pura verità, perché l’emozione di un viaggio, di visitare un nuovo e fantastico Paese è veramente indescrivibile e non è facile esprimerla a parole, perché le uniche che ti vengono in mente quando pensi a tutto quello che hai visto e fatto e provato , sono: bellissimo, fantastico, indimenticabile e soprattutto una è la parola che più riesce a descrivere tutto questo. Unico.