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Questa estate sono stato in Wisconsin cinque settimane, dal primo luglio all’otto di agosto, ed ho viaggiato tra due stati: Illinois e Wisconsin. Sono partito pieno di entusiasmo con l’idea di conoscere una famiglia tipica americana e riuscire a vivere con loro attimi di vita americana. Il primo periodo l’ho trascorso in Wisconsin, più precisamente in una piccola cittadina di nome Wausau, a casa di una famiglia composta da sei persone, poi ho trascorso una settimana di “Camp” nella capitale di quello stato: Madison.
L'esperienza poteva essere una bella esperienza se non fosse che purtroppo non tutto è andato come ci si aspettava visti i numerosi aspetti negativi, che andrò ad elencare uno ad uno.

Primo di tutto la famiglia: Sono stato ospitato da una coppia che, nonostante all’inizio sembrasse una famiglia accogliente ed affettuosa, mi hanno fatto trascorrere due delle quattro settimane sempre in casa in quanto molto impegnati per lavoro (la madre - gestendo un ufficio legale; il padre gestendo “affittasi di abitazioni” a lui affidate).
Abitando in una casa in mezzo alla campagna a due chilometri dal primo centro cittadino, eravamo isolati da tutto, sprovvisti di wi-fi o linea internet in genere, nè la disponibilità di poter guardare normali canali TV in quanto assente il collegamento, impossibilitati anche di fare una passeggiata nei vicoli di un paese o città vista la lontananza da essa e eventuali mezzi di comunicazione, ho quindi trascorso la maggior parte del tempo in casa, unico svago…… giocare alla play station ad uno dei tre giochi disponibili in casa. I quattro figli della famiglia erano sempre in giro con il padre, mentre noi eravamo sempre lasciati a casa. “NOI” eravamo i quattro ragazzi ospitati: un danese, un tedesco, uno spagnolo ed Io.
La presenza dei tre miei compagni di viaggio è stato l'unico punto positivo della Host family, infatti se non avesse ospitato altri tre ragazzi oltre me, non sarei riuscito a trascorrere così tanto tempo in quel modo.
Durante questi giorni abbiamo vissuto in un clima poco ospitale e in condizioni non molto gradevoli, infatti il ragazzo proveniente dalla Danimarca ha dormito tutto il tempo su un materasso posto sopra un pezzo di legno recuperato da un magazzino. La stessa esperienza simile, anche se per un breve periodo l’ho vissuta anche io - avendo dormito su un lenzuolo steso sul pavimento - per un paio di giorni – in quanto la nostra Host family ha contemporaneamente ospitato una famiglia composta da altre tre persone – proveniente dalla Danimarca. 
Il sunto quindi è che, eravamo in 12 (dodici) in una casa che ha una capacità abitativa massima di 8 persone e sprovvista di letti per tutti i presenti.
Durante la seconda settimana abbiamo assistito alla furia di un Tornado che, fortunatamente non ha recato alcun danno strutturale all’abitazione, ma ha portato via acqua e corrente elettrica, per questo motivo per poter espletare la routine quotidiana ci spostavamo presso la sede dello studio della madre che, essendo situato in città, non aveva subito nessun danno, dandoci la possibilità di lavarci. 
Nelle settimane successive, hanno sempre continuato a svolgere la loro routine familiare insieme alla famiglia danese, senza renderci partecipi di nulla e senza comunicarci per tempo i loro movimenti, lasciando noi quattro da soli per l’intera giornata a provvedere anche alle esigenze quotidiane (sembrava fossimo diventati trasparenti o inesistenti in quella famiglia),  infatti un giorno, anche quando il ragazzo proveniente dalla Germania aveva bisogno di prendere una medicina, per un infezione avuta li, che era rimasta nell’ufficio della madre, quindi in città distante due chilometri dalla casa dove eravamo, vista la loro assenza è stata recuperarla  e somministrata dopo circa 3 ore dall’ora in cui avrebbe dovuta prenderla.
Durante tutto il periodo, i nostri Host parents, hanno sempre più dimostrato disinteresse nei nostri confronti preferendo trascorrere tutto il tempo con la famiglia ospitata infatti, dopo averci letteralmente detto “non ci importa di voi”, essendo in 12 persone e dovendo, quando raramente decidevano di renderci partecipare a qualche uscita, nei tragitti in auto eravamo stipati nel bagagliaio del loro “Minivan”.
Qualche giorno prima di partire per il “Camp” e dopo essere stato criticato per i miei interessi e hobby dai figli della famiglia all’ennesima richiesta di mia madre che conoscendomi ha capito che qualcosa non andava, ho raccontato tutto quello che stavo vivendo e nell’incertezza del modo di vita americana ha scritto una mail al referente del nostro gruppo, per sapere se le condizioni in cui vivevamo fosse cosa normale.
Finito il periodo presso la Host Family, noi quattro e gli altri ragazzi del nostro Distretto a bordo di un Bus, siamo stati accompagnati alla Location del “Camp”.
L’esperienza del “Camp” è stata magnifica, mi ha fatto quasi dimenticare il precedente periodo, ottime persone tra cui responsabili, i, direttori ma soprattutto ragazzi. Ho fatto un sacco di nuove conoscenze e, ancora oggi mantengo i rapporti con molti dei ragazzi lì conosciuti. Le attività organizzate erano tutte finalizzate a farci socializzare, e l’obbiettivo è stato sicuramente raggiunto.
Durante il Campus ci hanno chiesto di compilare un modulo nel quale dovevamo riportare la nostra esperienza nel campo e in famiglia, la stessa sera, i responsabili del campo, dopo aver letto le nostre esperienze, hanno voluto un incontro con noi per avere conferma della nostra storia.
Al nostro ritorno in famiglia, abbiamo trovato un’atmosfera non bellissima, in quanto la Host Family, venuta a conoscenza di quanto da noi riferito ai responsabili del campus e che i nostri familiari (la mia e quella del ragazzo tedesco) avevano richiesto informazioni ai rispettivi referenti, li aveva fatti arrabbiare.
Per questo motivo gli ultimi tre giorni della nostra esperienza io, il ragazzo tedesco e il ragazzo spagnolo siamo stati ospiti a casa della referente del Capus in Wisconsin che ci ha accolti con affabilità e disponibilità.
Successivamente abbiamo scoperto che la nostra host family ha riferito alla responsabile che noi eravamo sempre al cellulare cosa non vera in quanto nessuno di noi aveva una schedina americana e non avendo neanche una commessione wi-fi in casa eravamo quindi impossibilitati sia a collegarci con i nostri familiari che a fare altro.
Dopo esser stato in case con muri aperti, esser stato sgridato per la mia nazionalità dai figli della family ospitante, dopo aver trascorso la metà dei giorni di soggiorno dentro una casa completamente da soli, dopo aver lavorato per sgomberare un loro magazzino, aver viaggiato dentro il bagagliaio, essere stato accusato inutilmente di cose che non ho commesso e non aver visitato nulla o quasi…. Una nota positiva…. “Il campus” anche se breve è stato magnifico un’esperienza impareggiabile, ringrazio ancora tutte le persone che lo hanno organizzato e tutti gli amici che ho lì conosciuto, i cuochi, i responsabili e Diane, rimarranno sempre nel mio cuore e nei miei ricordi, mi hanno insegnato che dopo tante esperienze negative c’è sempre qualcosa di positivo e che vale la pena vivere tutte le esperienze anche se negative. 
Per concludere anche se l’esperienza potrebbe sembrare negativa, e lo è stata per la maggior parte del periodo…. mi ha permesso di conoscere i miei compagni di viaggio con cui ho un bel legame di amicizia, tutti i ragazzi partecipanti al camp e i responsabili che ci hanno reso la permanenza allegra e interessante.
Per questo non avrei nessun problema a rivivere il tutto essendo consapevole che le cose negative riferite nei nostri confronti non sono vere e che conoscere altri amici è un’esperienza unica.