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Eccolo lì, un ragazzo di 17 anni pronto a partire alla volta dell’Arizona che aspetta ansioso di decollare dall’aeroporto di Venezia in quell’afoso 11 luglio.
Difficilmente dimenticherà tutte le emozioni provate durante il solitario viaggio di andata, né tantomeno durante il solitario viaggio di ritorno. 
Entrambi i viaggi sono stati lunghissimi, 15 ore che parevano 25, in quanto accompagnati da mille sensazioni differenti. 
Durante il viaggio di andata ha incontrato l’impazienza di arrivare, la preoccupazione di lasciare la famiglia per un mese, l’ansia portata dal fatto di dover parlare inglese 24 ore su 24 e doversi arrangiare da solo in qualsiasi situazione.
Durante il viaggio di ritorno ha incontrato principalmente tristezza, per aver lasciato quei fantastici 9 amici trovati in un territorio così splendido, ma anche sollievo, dato dalla consapevolezza di poterli rivedere a breve e di ritornare in un luogo familiare.
Se c’è una cosa che quel ragazzo riconosce con certezza è che non è più lo stesso ansioso adolescente partito da Venezia l’11 luglio, ora è un giovane uomo che non ha paura di viaggiare ed uscire dalla propria zona di comfort.

Questo progetto si è svolto in 4 settimane: durante la prima e l’ultima settimana del viaggio abbiamo visitato la parte nord e sud dell’Arizona, soggiornando ogni notte in un hotel differente, le restanti due settimane centrali le abbiamo passate nelle famiglie ospitanti.
Sia durante il viaggio sia durante il periodo in famiglia non si riusciva ad essere annoiati: in ogni momento c’era qualcosa da fare, da organizzare, da visitare, da conoscere.
Di questa esperienza ho apprezzato il cibo, sempre presente in abbondanza; le persone, sempre cordiali e disponibili per qualsiasi bisogno e i paesaggi, unici al mondo.
Tengo a comunicare un ringraziamento speciale a tutti i Lions clubs (sia italiani, come il “mio” Lions Pordenone Naonis sia, ovviamente, statunitensi) e ad ogni singolo socio che ho incontrato in quanto estremamente amichevoli e cordiali, sempre pronti a dare una mano; dall’inizio alla fine di questa esperienza non mi sono mai sentito solo o indesiderato.
Sicuramente è un’esperienza che ti apre gli occhi e ti permette di allargare i tuoi orizzonti in un modo che non ha eguali; è talmente immersiva che si fa fatica poi a tornare alla vita normale, alla routine… ma forse è meglio così.
Che senso ha vivere la propria vita senza avere quella curiosità che ti sprona a muoverti e a conoscere cose nuove?

Luca