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C'è questo genere di cose, di esperienze che arrivano in modo inaspettato: accadono quando non le avresti mai previste, passano intense, rapide come treni in corsa, le guardi finire ad occhi lucidi e, in un attimo, capisci che ti rimarranno sempre dentro di te.
Qualcosa del genere mi è capitato con gli Scambi giovanili Lions, al campo in Norvegia, nei pressi di Oslo.
Lì ho incontrato persone (esattamente 23 ragazzi) da ogni parte del mondo: dal Giappone, dalla Germania, da Israele, dai Paesi Bassi, dalla Turchia, dal Messico,ecc..
Ma andiamo con ordine: è il 31, l'ultimo giorno di Luglio, quando metto piede nella terra dei fiordi, del salmone e dei vichinghi e l'aria sa di promesse e grandi speranze. Siamo agli inizi, c'è da combattere il tipico imbarazzo generale, saluti incerti sguardi insicuri e così via, solamente col trascorrere di due intense settimane scopriremo come passiamo velocemente dallo stato di 'sconosciuti anonimi' a quello di 'fratelli e sorelle per scelta'.


C'è un bosco piuttosto fitto, laghi quasi in ogni dove, casette e rifugi sparsi qua e là come dei cottage: è Vangen, la mia prima destinazione. Sander, uno dei due camp leader, ha un atteggiamento sicuro e simpatico, mi dice che sono in stanza con Juan, spagnolo. Juan, ha le stampelle per una partita a calcetto.


Ci presentiamo, prova a spiegarmi il suo problema al ginocchio: 'non puedo.. non puedo... ', 'appoggiare!' dico subito io e mi capisce, ridiamo della somiglianza delle nostre lingue e modi di fare.

In questi giorni passano le gite ad Oslo, dal palazzo reale allo sky jump, le uscite in canoa, i bagni notturni in acque gelide, parchi avventure dove, attaccato ad un albero, hai 20 metri di vuoto sotto di te, l'escursione in montagna quando sembra che non arrivi mai alla vetta, la neve l'11 di Agosto, il falò, le sfide alle correnti infinite di un fiume attraverso canyon e vogate, la gioia del cantare in cerchio, in compagnia, sempre in compagnia. Non posso dimenticare nemmeno i momenti al camp, con la presentazione del proprio paese da parte di ognuno, tutti avevamo qualcosa da raccontare. La sacrosanta preparazione del 'matpakke', il pranzo a sacco norvegese a base di sandwiches, impacchettato sempre con meticolosa cautela. I giochi serali a indovina chi, a 'uno', gli striptease occasionali di Yuval (no, non è come sembra ahah) le battaglie all'ultimo sangue a lupus in tabula e altre cose così. Che poi non è vero che questi giorni passano: corrono in realtà, volano lontano.


Ci vorrebbero capitoli interi per dire l'autenticità di ogni persona del camp. Non posso farlo ma voglio almeno citare tutti: Antoine, Margaux, Lotte, Gefion, Francesca, Chris, Minda, Eva, Kjersti, Chris, Amin, Eda, Duygu, Yamur, Omer, Marta, Moe, Margaret, Petra, Alejandro, Max, Ziga, Lauren, Jakko. Grazie. Ringrazio Terje e Anne, due persone splendide, che mi hanno accolto per tre giorni. Ringrazio il Lions Club che mi ha dato la possibilità di partecipare a questa avventura meravigliosa.
Vi voglio bene ragazzi, avete tutti un posto nel mio cuore.