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3 luglio 2019 , erano le 6 del mattino, lasciavo Napoli con un po' di malinconia, lasciavo famiglia e amici per poi andare in Serbia da persone estranee, mai viste, con cui dovevo condividere tutto.
Non sapevo come avrei dovuto comportarmi, cosa fare, se ne fossi stato capace.
Ma una volta arrivato ho trovato persone che mi aspettavano a braccia aperte e con un sorriso come se stessero aspettando qualcuno di veramente importante.
In quei giorni mi sono sentito a casa, avevo amici, una famiglia che mi dava tutto (non sotto il punto di vista materiale) e un fratello fantastico.
La prima host family è riuscita a trasmettermi un po' della loro cultura e il pensiero di quella popolazione : l'attaccamento alla propria terra, la ricerca della felicità che si trova nel piccolo e non sempre nell'esagerazione e la famiglia che è sempre al centro di tutto. 

Domenica 23 giugno 2019 Aeroporto di Milano Malpensa salgo su un aereo per un viaggio che avrebbe dato una svolta alla mia vita.
Boeing 747 destinazione: Atlanta, Stati Uniti.
Per la prima volta esco dall’Europa in viaggio verso un continente che avevo sempre sognato di visitare, per il suo fascino, la sua enormità e devo ammettere anche un po’ per i film  Marvel…
Dovete sapere che il sottoscritto non è il miglior amico dei viaggi ad alta quota e le ore prima della partenza l’ansia era tutta concentrata su quelle maledette 9 ore e 5 minuti.
Tutto però è stato più semplice anche grazie alla mia fidata compagna di viaggio Eleonora proveniente da Matera, conosciuta da poco ma che ha condiviso con me da subito questa avventura.
Alla fine il tempo del volo è passato bene, ho dormito, ho visto un film in inglese di cui (sinceramente) non ho capito mezza parola.
Arrivato ad Atlanta ho superato i famosi controlli di cui tutti mi avevano parlato abbiamo, alla fine trovato la via per uscire dall’aeroporto, e arrivati nella hall principale ho visto subito una bellissima bandiera formata da tutte le bandiere del mondo.

Foto brutta e sfocata che ritrae me in una delle condizioni di maggiore stanchezza dopo ore e ore di bus notturne.
Quante albe e quanti tramonti visti da quei finestrini, mi immaginavo sempre un mondo tutto mio dove l’unica cosa che importava fosse viaggiare viaggiare e viaggiare. Insomma, viaggiare per essere felici ed essere felici viaggiando.
Aerei presi, bus indecenti per girare parte del nord di questo amato paese che mi ha permesso di toccare con un dito un cielo stellato dall’altra parte del mondo, ancora una volta.
Paesaggi con montagne colorate come dipinte da un pittore che vuole osare talmente tanto da lasciare a bocca aperta chiunque voglia percorrere quelle strade. Cactus alti metri e metri che ti fanno sentire immensamente piccola, valli mozzafiato e panorami a dir poco spettacolari.

Il mio viaggio è iniziato proprio con l’inizio dell’anno nuovo, insomma non potevo chiedere di meglio!
Prima settimana: Eldorado, Misiones. 40 ragazzi, tre nazionalità (Argentina, Italia, Messico) e tanta natura. Non parlavo spagnolo, odiavo tutto ciò che era “rustico”, come direbbero gli argentini, e odiavo giocare nel fango.  Seconda settimana: Santa Fe capitale e Barrancas.
Dalla selva alla città, dal Rio verde alla doccia con l’acqua calda. Tante nuove amicizie, tanti dolci e pizza, serate en Bolice (la discoteca) fino alle “sei de la manana”, vocaboli argentini inventati (Arreeee, per esempio, come per dire “see”) e una nuova hermanita argentina, Candela, la mia host sister.

La mia bellissima avventura è iniziata il 21 gennaio 2019 quando sono partita da Venezia.
Dopo uno scalo a Dubai e 10 ore totali di volo sono final- mente arrivata a Colombo dove però non c’era nessuno che mi stava aspettando!!
Mentre cercavo di capire cosa fare e dove andare, mi è arri- vato un messaggio dal fantastico organizzatore Manju che mi avvisava che alle 8 di sera mi sarebbe venuto a prendere un suo amico perché lui non poteva e sua mamma mi avrebbe prepa- rato la cena; l’unico problema era che erano le 8 di mattina!!
Alla fine tutto si è risolto per il meglio e ho dovuto aspettare solo mezz’oretta.
Una volta salita nel furgoncino, che sarebbe stato il nostro mezzo di trasporto per l’intero viaggio, ho cono- sciuto Manju e i miei primi due compagni di viaggio: Laura, anche lei italiana, e Paul, dall’Austria.

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Ho definito questa avventura come “l’esperienza delle prime volte” intesa come primo viaggio da sola, primo viaggio fuori dall’Europa, primo passo per mettermi in gioco.
Un’esperienza che mi ha dato molto soprattutto per il contatto con ragazzi di nazionalità completamente diverse dalla mia .
La Nuova Zelanda è una meta ambita ma molto lontana poiché sono in totale 24 ore di volo più le 12 ore di fuso orario. È uno dei posti più puliti che io abbia mai visitato e molto spesso, quando mi recavo in città con la famiglia che mi ospitava, vedevo persone che passeggiavano addirittura scalze e, a seguito mia perplessità, la famiglia mi rispose che in Nuova Zelanda sono molto puliti e in ordine.

Quando mi è stato detto che avrei potuto visitare il Giappone quasi non mi sembrava vero.
Ho sempre voluto poter visitare questo paese molto lontano da noi, sia dal punto di vista geografico che culturale.
Sono partito col desiderio di vedere qualcosa di diverso da noi, e sono tornato soddisfatto.
Il modo in cui i Giapponesi parlano e interagiscono tra di loro risulta davvero strano a noi occidentali, ma allo stesso tempo curioso. Sono sempre tutti molto gentili ed educati, non riesco a pensare ad una volta in cui qualcuno è stato maleducato nei miei confronti.

Ancora una volta, tornato dopo la mia terza esperienza con gli scambi Lions, devo rivivere le sensazioni e i ricordi del mio periodo lontano da casa.
Questa volta però, la situazione era diversa: il mio viaggio in Armenia è stato unico in quanto ho avuto l’onore di essere il primo exchanger che ha avuto la possibilità di andare in quel paese. Ecco perché non ho partecipato ad un campo ma sono stato ospite di tre diverse famiglie.
I primi giorni ho soggiornato a casa di Zori, il responsabile armeno dello scambio.
Abitava a Yerevan, la capitale, città unica nel suo genere, che non saprei collocare in una categoria definita.

In queste fredde giornate invernali, tra un libro e l’altro, non posso fare a meno di ripensare alla scorsa estate. I ricordi del viaggio in Indonesia sono ancora vividi nella mia memoria, e lo saranno per sempre. Mi chiamo Sofia Galli, ho 18 anni, e come meta del mio terzo, e purtroppo ultimo, scambio Lions ho scelto l’Indonesia, e con la mia solita fortuna i miei desideri sono stati avverati. Infatti dopo un viaggio europeo, in Germania, e uno in America, a Boston, speravo di spingermi ad Est alla ricerca di un’esperienza culturale più forte. Sono stata accettata al Beautiful Camp and Exchange Bali 2018, Multiple District 307, il quale proponeva un programma molto particolare: avrei cambiato tre host families, in tre città diverse; il campus, invece, sarebbe durato una settimana in un paradisiaco resort a Bali.

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E' finalmente arrivato il momento di mettere per iscritto le emozioni, sensazioni e le avventure trascorse durante le mie 3 settimane in Danimarca.
Dico subito che sarà molto difficile riuscire a trasmettere in modo autentico tutto, ma farò del mio meglio. Avevo deciso che avrei scritto ogni giorno per non dimenticare niente ma, come tutti i miei buoni propositi, anche questo è volato via.
Così ho iniziato a scrivere immediatamente alla fine di questo viaggio.
D’altronde quale posto è più triste, malinconico ma nel contempo felice e vivo di un aeroporto?

My name is Camilla Kulka; I am an eighteen-year-old from Italy, and in December I had the opportunity to live in Japan thanks to the Lions Club. At first, when I got an email telling me that I had been chosen for this exchange, I was overcome with uncertainty: it's a long travel, I have never been so far away from home, and I would have to skip two weeks of school. I was sure my parents and my teachers would forbid me to go: my flight was scheduled on the 7th of December, but Christmas Holidays don't start until the 23rd. I'm in the fifth and final year of high-school, I can't afford to lose so many days of school. 
However my parents supported me, and to my surprise my teachers did too: they scheduled all my exams in advance in order to allow me to finish the trimester before my classmates, so I could leave with no problem.

I'm a lucky boy! I really desired to meet new people and live an experience that could be important for me... and the chance of the Lions Youth Exchange came to me! It was my first experience out of the Europe, I flew to Canada, in Toronto.
I met a special family: they were a little bit older than I expected, but Barbara was really awesome and Emidio also helped me to express myself when my English was real bad.
Now I improved my English and I continue to talk with the mates of the camp. We spent together 10 beautiful days and we went to Niagara falls, Canada's Wonderland and we made an international night for a Lions community.
I couldn't ask for more!

Sono Maria Nelide Longo, ho 18 anni e questo è stato il mio primissimo viaggio da sola.
Ricordo che quando mio padre entrò in cucina per dirmi che sarei andata in Giappone, insieme alle lacrime causate dall'emozione, si accumularono parecchie preoccupazioni.
Nei due mesi d'attesa prima di partire, la notte non dormivo perché mi chiedevo "Sarò capace di portare avanti una cosa del genere? Non è troppo per me? Forse devo aspettare!"
Adesso posso sorridere di fronte alle paranoie che mi facevo mesi fa, sorridere e ammettere a me stessa di essere stata in grado di vivere l'esperienza più bella della mia vita.

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Il sette luglio ha avuto inizio la mia avventura con l'associazione Lions Club. Per me è stato un insieme di prime volte: è stato il mio primo scambio interculturale, la prima volta all'estero, la prima volta in un paese così diverso e lontano dal mio; pertanto l'ho considerato maggiormente una esperienza unica ed appagante, seppur non abbia partecipato al camp.
Ore 6:00 parto da Matera e mi dirigo all'aeroporto di Bari- Palese Karol Wojtyla, per Roma e intraprendere le mie 11 ore di volo interminabili e stancanti verso San Paolo.

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Hello everyone!
Mi chiamo Ilenia Musto, ho 21 anni e vengo da Trani, Puglia. I primi di luglio sono partita per l’Australia e posso preannunciare che è stata una delle esperienze più emozionanti ed affascinanti della mia vita. Ho passato tre settimane ad ammirare e rispettare la natura.
La mia famiglia ospitante non era australiana, bensì canadese, vive da 8 anni in Australia e ciò mi ha permesso di conoscere culture e tradizioni canadesi e australiane. Proprio per questo, per darmi il benvenuto in famiglia, le prime due sere mi hanno portato a partite di hockey sul ghiaccio (classico sport canadese) mi sono divertita tantissimo anche se non capivo perfettamente tutto.

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Dopo il precedente viaggio con i Lions in USA che mi ha colpito alquanto, ho deciso di riprovare quest’esperienza.
A differenza dello scorso anno ho deciso di provare il camp Lions invece che la sola permanenza in una famiglia e questa decisione si è rivelata molto buona perché devo ammettere che il camp ha reso quest’esperienza indimenticabile.
In Finlandia ho trascorso poco più di 2 settimane, la prima settimana l’ho trascorsa con la mia host family mentre la seconda settimana sono andato nel camp Lions.

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1 luglio 2018. Un ragazzo, che considera la Svizzera come il paese più esotico in cui sia mai stato, parte da solo su un aereo in direzione Sofia, Bulgaria.
“Per fortuna questi aerei fanno una sola fermata, e sai quando devi scendere”, pensa, dato che non ha molta dimestichezza con questi viaggi.
Arrivato in aeroporto, la preoccupazione primaria è di sistemare l’orologio un’ora avanti e di raccapezzarsi con le scritte in cirillico dei cartelli.
Quella secondaria è di tenere a freno l’eccitazione e mettere una musica che creasse la degna colonna sonora per il mio arrivo in Bulgaria.

Non pensavo sarei mai arrivata al punto di dover mettere la parola “fine” al sogno di una vita, viaggiare il mondo visitando paesi diversi con gli scambi giovanili, attraversandone le culture e lasciandomi ispirare da esse per apportare cambi alla mia vita di tutti i giorni, soprattutto al modo di pensare.

Arrivata al punto in cui pensavo non ci fosse più niente da imparare, mi sono dovuta ricredere e forse proprio per questo il mio ultimo youth exchange si è rivelato essere quello che mi ha insegnato più di tutti. Un ultimo viaggio che in realtà non avevo mai cercato, ma che nonostante tutto è arrivato e mi ha cambiato in modi che – sinceramente – non ritenevo più possibili, perché pensi, cosa potrò mai imparare sui viaggi a vent’anni dopo aver già vissuto due esperienze con gli scambi Lions? Che cosa potrà darmi questo scambio che gli altri non mi hanno dato?

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Vorrei partire con il sottolineare la gentilezza e l’ospitalità con la quale sono stato accolto dalla mia “host family”, mi hanno trattato come un loro quarto figlio.
Dal loro terzo genito, Laisa, in grado di parlare anche un ottimo inglese, per poi arrivare ai genitori Iran e Angela, sempre pronti a soddisfare le mie esigenze e passando anche per i fratelli maggiori Luan, il quale mi ha insegnato a fare surf (sogno che avevo sin da quando ero bambino ma che non ero mai riuscito a realizzare), e l’altra sorella Làis.
Dopo queste due fantastiche settimane siamo partiti alla volta del camp situato nella città di Sobradinho.

Da quando sono venuta a conoscenza della destinazione che mi aspettava sono rimasta subito molto contenta.
Il Giappone è un paese molto lontano dal nostro sia geograficamente che culturalmente e per lingua e storia eppure ho trovato molto semplice legare con le famiglie che mi hanno ospitato.
Certo inizialmente a causa della lingua inglese parlata da loro poco frequentemente è stato difficile dialogare.
Eppure siamo tutti uomini e abbiamo trovato un modo per farlo alla fine.