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Il primo giorno, il 21 luglio, sono atterrata ad Helsinki con la testa annebbiata dalla stanchezza del viaggio. I miei sensi però si sono ripresi quando son stata pervasa dalla tranquillità e dalla pace che emanava tutto quello che avevo intorno. 
Mi hanno accolto tre paia di occhietti vispi e curiosi e due sorrisi calorosi. Per 10 giorni mi son sentita quasi una sorella maggiore, lì a spingere le altalene, montare puzzle e a giocare fin troppe volte a Cluedo. Tra un gelato con i mirtilli e l'altro, ascoltavo il vento che scuoteva le fronde degli alberi. Cantava la vita che brulicava nascosta nella foresta: piccoli scoiattoli, volpi, cervi e alci. Saltavo con i bambini da una roccia all'altra e mi sentivo piccola fra tanto verde.
Lì la natura domina e ostenta i suoi colori con arroganza.
Adoravo andare al lago e guardare i bambini tuffarsi in un cielo dalle sfumature calde e avvolgenti. Il sole, maestro d'arte, non ci abbandonava mai del tutto. La notte è timida d'estate lì. Mi sembrava tutto così etereo.

6 Luglio 2019 ore 18:15 partenza da Napoli per prendere il volo diretto per Vienna.
Ricordo molto bene l' ansia prima di partire poiché, nonostante i tanti viaggi fatti in aereo, questo è stato il mio primo volo fatto completamente sola. Non sapevo minimamente  cosa aspettarmi da questo viaggio e non appena lasciati i miei genitori all'ingresso dei controlli di sicurezza mi sentivo disorientata e preoccupata.
Fortunatamente subito sono riuscita ad ambientarmi e ad affrontare il viaggio nel modo più sereno possibile.
Al mio arrivo a Vienna c'erano ad aspettarmi un accompagnatore dei Lions insieme al mio Host father Paul e una delle mie Host sisters Katharina di 12 anni, mi hanno accolta in modo molto affettuoso e da subito mi hanno fatto sentire a mio agio.
Dopo i saluti e le presentazioni siamo usciti dall'aeroporto e recati in auto dove abbiamo viaggiato per circa 1 ora e mezza per raggiungere la loro casa che era situata in un villaggio chiamato Karl nella regione di Burgenland dove avrei speso una settimana con la mia Host family.

Quest’anno il 31 luglio sono partito per il mio secondo campo lions con come destinazione il Taiwan. 
Dopo un volo di circa quattordici ore sono arrivato alle 9 del mattino,  ora locale, all’ aeroporto di Taipei dove ho incontrato due dei tre figli della famiglia  con la quale avrei trascorso i successivi sette giorni. Arrivato a casa mi hanno dato una delle camere che di solito affittavano a studenti o turisti e per le usccessive 10 ore ho dormito causa stanchezza del viaggio e jet lag.
La prima sera ho conosciuto i genitori dei quali apprezzo la voglia di aiutarmi e farmi sentire a mio agio nonostante non sapessero una parola d’ inglese.
Successivamente siamo andati al night market, un posto pieno di street food, giochi e persone, tipico del Taiwan, dove ho incontrato amici dei miei fratelli e provato le specialià locali.
Il mattino seguente ho capito che avrei amato quella famiglia perché mi parlarono di tutte le cose che avremmo visitato insieme, praticamente tutta Taipei, tutto quello di cui avevo letto su siti e recensioni della città. 

14 Luglio 2019, ore 4.00: giorno della partenza, giorno cruciale.
Indosso la mia maglia blu, il mio zaino, un auricolare all’orecchio con le mie canzoni preferite per allontanare le lacrime e conservo nella tasca un pacchetto di fazzoletti di riserva per gli sfoghi indesiderati.
Due parole di conforto, una coccola, un sorriso finto; così lascio i miei genitori guardarmi, mentre faccio ingresso nella zona di controllo dell’aeroporto di Bologna.
A noi tre: io, volo e biglietto aereo.
Approdata all’aeroporto di Helsinki per l’ora di pranzo, sperimento il mio inglese frammentario con la barista del bar in cui ho la mia prima colazione, poi con la responsabile del campo Lions finlandese che mi manda ulteriormente in confusione parlandomi in italiano.
Aspetto meno di un’ora per incontrarmi con la mia “guest sorella”, la ragazza svizzera con cui avrei condiviso non solo l’esperienza al campo, ma anche la host family.
Si chiama Fabienne: espansiva, gioiosa e chiacchierona; ovvero tutto ciò che non sono io ad un primo incontro con uno sconosciuto mentre cerco di prendere dimestichezza con le mie primitive conoscenze di inglese.

Il mio viaggio verso la Cina e Taiwan è cominciato il 26 luglio da Cagliari. a soli 16 anni, dopo aver salutato la mia famiglia, con un misto di emozioni che non scorderò mai, ho preso un aereo per l’aeroporto di Malpensa, il primo scalo del mio lungo viaggio.
Qui ho conosciuto Pier, 17 anni di Milano, uno dei tre ragazzi italiani che sarebbero partiti con me.
Dopo esserci presentati, aver pranzato insieme e dopo aver condiviso un po’ di emozioni, abbiamo preso l’aereo che ci avrebbe portato a Monaco, per poi prendere l’ultimo aereo diretto, finalmente, a Pechino.
Su quell’aereo ho iniziato a pensare a come avrei trascorso le settimane seguenti, cercando, nella mia testa, di dare un volto alla mia host family e intuendo quanto fossi stata fortunata.
Quando siamo scesi dall’aereo abbiamo incontrato Federica, 22 anni di Gorizia ed Eleonora, 19 anni di Castellarano. Insieme siamo andati agli arrivi e subito le nostre famiglie ci hanno accolto con allegria ed entusiasmo, abbiamo fatto un sacco di foto e ci siamo presentati.

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Primo Agosto, ore sei del mattino circa, ha inizio il mio viaggio o meglio, la mia avventura in Taiwan. Sì perché più che una semplice permanenza per me si è trattata di una vera e propria avventura. 
Scesi dall’aereo dopo 13 ore di volo a dir poco estenuanti, eppure l’entusiasmo e l’adrenalina in circolo annullavano totalmente la stanchezza del lungo viaggio, in quel momento l’unico mio desiderio era di conoscere la meravigliosa famiglia che mi avrebbe ospitato nei giorni successivi. 
E subito, appena sbirciai fuori al Terminal arrivi, vidi un ragazzo paffutello con stampato sul viso un sorriso a trentadue denti che mi salutava gioiosamente sventolando un cartoncino di benvenuto, lui era mio fratello Bob. In quel momento tutta la tensione che aveva accompagnato il volo, l’ansia di conoscere una nuova famiglia e di esser catapultato in una nuova realtà, svanirono e mi sentii quasi a casa. Così  iniziò la mia avventura. Salendo in macchina con Bob e suo padre incontrai però subito un grosso ostacolo, la lingua. Nella mia famiglia, infatti, nessuno conosceva l’inglese. ingenuamente pensai che avrei potuto facilmente aggirare il problema, purtroppo mi sbagliavo e comunicare in quei giorni fu pressoché impossibile.

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L’esperienza che ho avuto il piacere di vivere attraverso il Lions Exchange, è stata una delle esperienze più belle, complete, gratificanti e piene di emozioni che abbia mai vissuto. Vedere un altro paese, toccare con mano una diversa cultura; una cultura così lontana come quella Brasiliana, è stato un vero onore, per non parlare di tutte quelle persone che giorno dopo giorno hanno contribuito ad arricchire, ciò che ormai si stava trasformando in quell’immenso bagaglio culturale, che avrò la fortuna e il privilegio di portarmi avanti per il resto della vita.
Visitare un paese straniero non è mai una cosa semplice, soprattutto all’inizio; quando quel senso di smarrimento e solitudine, fatica a lasciare libera la nostra mente di viaggiare ed assorbire il più possibile questa nuova cultura.
Ed è così che il 6 luglio la mia prima esperienza così lontano da casa è cominciata, alla volta del Brasile, una terra così lontana, quanto bella, detto col senno di poi. Iniziò così; da solo, in aeroporto con i miei bagagli; prevalentemente ricolmi di speranza, eccitazione, ma direi soprattutto di paura; che mi sono sentito realmente al mio posto ed in pace; come se quello fosse davvero il posto in cui dovevo essere in quel determinato momento.

Brasile. Non appena lessi questa parola nella mail comunicante la destinazione del mio scambio, un mare di pensieri affollarono la mia mente. Prima di tutto pensai “un sogno che si realizza”, fin da bambina infatti desideravo visitare questo paese che mi affascinava per la sua natura incredibile, per i colori, per l’allegria dei suoi abitanti e forse perchè mi sembrava tutto molto diverso dall’Italia.
Dopo questa prima eccitazione però pensai: “No, non posso andare”. Fui presa dalla paura dei km di distanza da casa, di dover passare un mese in un paese di cui non conoscevo nulla, non sapendo una parola di portoghese e con l’idea della pericolosità di questo paese. Fortunatamente l’attrazione per ciò che è diverso e sconosciuto prevalse sulla paura e mi convinse ad intraprendere questa magnifica avventura che mi ha sicuramente cambiata e fatto crescere moltissimo.

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Annecy, Haute-Savoie, Francia, questa è stata la mia destinazione per il mio primo Youth exchange con il Lions club.
E' difficile partire per un paese tanto vicino dove hai vissuto già sette anni della tua vita, è complicato prendere l'aereo pensando che un viaggio del genere probabilmente non porterà altro che la ripresa della lingua francese, ma di sicuro la cosa più semplice del mondo è stata ricredermi da tutte queste aspettative sbagliate, e portare nel cuore per il resto nella vita i ricordi di un'esperienza indimenticabile.
Questo scambio non mi ha solo permesso di riscoprire la Francia, rendendomi conto che quello che conoscevo era solo un granello di sabbia in mezzo a tante ricchezze, ma mi ha anche concesso di aprire la mente, mi spiego meglio.

Il mio viaggio inizia il 27 giugno da Reggio Calabria, è stata una partenza un po’ particolare perché avrei dovuto affrontare da lì a poco un viaggio di quasi 2 giorni per arrivare in Australia, dopo aver salutato la miafamiglia mi sono recato al gate per prendere l’aereo sempre con un filo di ansia dovuta alla paura del viaggio, arrivato a Roma cambia tutto grazie ad un ragazzo che da lì in poi sarebbe diventato un grande amico, io sono stato destinato ad una famiglia australiana che vive a Scotts Head insieme ad altri 2 ragazzi, uno di questi due è proprio il ragazzo che ho incontrato a Roma infatti abbiamo fatto tutto il lungo viaggio insieme anche se a differenza mia per lui era la prima esperienza, il suo nome è Francesco e in 2 abbiamo affrontato il viaggio molto meglio.
Dopo le 22 ore di volo siamo finalmente arrivati in Australia dove abbiamo conosciuto l’altro ragazzo che avrebbe vissuto con noi e la famiglia che ci avrebbe ospitato per 3 settimane, la famiglia era composta da i genitori e due figli, uno di 12 anni l’altro di 10, il terzo ragazzo che abbiamo conosciuto veniva dal Brasile, il suo nome è Vinicius ma noi lo chiamavano Vins, a differenza che con Francesco essendo entrambi italiani siamo entrati subito in confidenza con Vins c’è voluto un po’ di tempo ma alla fine si è rivelato un grande amico.

Il 16 luglio di quest'anno alle 11:55 ero su un volo diretto in Portogallo. 
Ancora adesso scriverlo mi sembra una barzelletta; questo viaggio infatti ha rappresentato per me una svolta tanto gradita quanto inaspettata, mi spiego: fin da piccoli tutti desideriamo scoprire il mondo con i nostri occhi, i suoi colori, lingue, usi e costumi estranei ai nostri. E così anche io aspiravo a prendere un aereo e volare semplicemente altrove, non importa dove, bastava che fosse abbastanza lontano da non poter chiamare quel posto casa.
D'altra parte non si può lasciare tutto e partire perchè ciò comporta risorse, organizzazione e una serie di sforzi non indifferente.
Questa volta invece, e mi è parso incredibile, l'occasione mi si è materializzata davanti agli occhi grazie all'impegno e alla dedizione non miei di certo, che ho dovuto soltanto compilare un modulo, ma dei volontari Lions e in particolare della responsabile Maria Martino che ha fatto l'impossibile per dare a quanti più ragazzi possibile la mia stessa opportunità.

La mia esperienza di scambio è avvenuta dal 10 al 24 Luglio, un'esperienza che mi ha insegnato tanto e che porterò per sempre nel mio cuore.
Prima di atterrare a Malaga mi aspettava un'intera notte tra bus e aereo. Non avevo la minima idea a cosa stessi andando incontro.
Nella mente ho ancora impresso quel sorriso e quella felicità che emanava la mia host-mum, Loly, non appena mi vide, sorpreso dalla magnifica accoglienza che mi era stata fatta, comincio a conoscere quella che per una settimana sarebbe stata: la mia famiglia

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È passato ormai più di un mese dal giorno in cui ho preso quell’aereo per volare dall’altra parte del mondo, più precisamente in Indonesia.
Ma solo a ripensarci posso ancora sentire quel brivido di gioia ed eccitazione, misto ad un po’ di paura, che mi ha preso quando, dal finestrino dell’aereo, ho iniziato a vedere parte di quel paese meraviglioso che mi avrebbe ospitato per le tre settimane successive.                                                                                                                                                 
Jakarta, la grande capitale, era la prima tappa del programma.
La famiglia ospitante è stata fin dal primo istante affettuosa e felice di condividere ogni aspetto della straordinaria e variopinta cultura “giavanese”.
In quei quattro giorni ho assaggiato moltissimi piatti tipici, frutti esotici e snack, talmente tanti che ora mi riuscirebbe difficile ricordarmi tutti i loro nomi, ma posso giurare che mai avevo provato sapori così diversi l’uno dall’altro, dal più piccante al più dolce, a volte anche insieme. Essendo la città veramente molto trafficata, non abbiamo forse avuto la possibilità di visitare tantissimi posti, ma comunque ogni giorno è stato pieno e mi sono goduta ogni istante.

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Buenos dias,
un italiano di ritorno dal Messico non può che portarsi dentro tanto di quella cultura e lingua che ha appena lasciato: la mia esperienza di scambio giovanile Lions quest’anno si è svolta proprio nello splendido Messico.
Agli scambi Lions devo molto: tre esperienze straordinarie, la scoperta di due nuovi continenti (Asia e America) con le loro relative culture e le infinite amicizie createsi con stupendi ragazzi e ragazze partecipi di questo mondo.
Dopo il terzo viaggio, appunto, tentare di descrivere le emozioni provate è sempre più difficile, sembra quasi riduttivo: momenti del genere vanno vissuti in prima persona per poterne cogliere la grandezza e la bellezza.

14 luglio 2019 partenza da Matera allle 5 di mattina per prendere il volo da Bari alle 7:20 per fare scalo a Roma dopodichè un altro volo per arrivare ad Helsinki.
Non sapevo cosa aspettarmi essendo il mio primo viaggio da solo all'estero,però non mi sarei mai aspettato un esperienza del genere ricca di esperienze che io normale ragazzo italiano non avrei mai potuto scoprire nella mia città.
Al mio arrivo ad Helsinki c'erano ad aspettarmi un accompagnatrice dei Lions con 3 ragazzi che mi avrebbero accompagnato nelle mie avventure nell' ultima settimana in un campo con solo ragazzi.Dopo essere usciti dall' aereoporto ci diriggemmo verso la stazione dei treni per raggiungere le nostre città dove avremmo passato due settimane nelle nostre Host family;nel mio stesso treno c'era Paul un ragazzo francese che si trovò nella mia Host family e in quelle due settimane nacque un amicizia grandissima piena di risate e divertimento.
Alla satzione di Jamsa(la nostra città) c'erano ad aspettarci due membri della famiglia che ci accompagnarono subito a casa per mangiare un pò e o andare a letto dopo un estenuante giorno di viaggio.

Il Canada per me è stata la mia seconda esperienza con i Lions Exchange Camp che mi hanno dato la possibilità di viaggiare anche quest'anno con un viaggio di circa tre settimane.
Arrivato a Calgary airport dopo uno scalo fatto ad Amsterdam sono salito su un pulmino che mi ha portato a Medicine Hat circa cinque ore di distanza da dove la mia host family mi è venuta a prendere.
La prima settimana l'ho passata in famiglia con un altra ragazza francese facendo molte attività diverse, come andare in una riserva naturale a vedere i bufali ormai estinti, oppure vedere cose caratteristiche delle città vicine come musei o monumenti ( la città più vicina in realtà era a circa 1 ora di macchina dalla mia fattoria, ma in Canada è normale viaggiare ore e ore perchè le distanze sono molto grandi).
Le cose più belle di abitare lontano da tutto era che molto spesso si potevano vedere cerbiatti, antilopi e a volte anche alci proprio sotto casa ed il silenzio e la tranquillità che c'era e trasmetteva quel posto era una cosa indescrivibile .

Quest anno il mio secondo scambio culturale con i Lions è stato in Brasile. Sono stati ben 22 giorni pieni di scoperte, esperienze, divertimento, conoscenze e legami.
I primi 11 giorni sono come volati. Sono stata precisamente nello stato del Paraná, in una piccola cittadina di 10 mila abitanti chiamata Toledo. Lì c’era la famiglia Pignataro, che ha ospitato me ed un’altra ragazza italiana, Carola.
Non potevamo chiedere un’accoglienza migliore ! Ci hanno fatto divertire, sorridere,ma soprattutto, ci siamo sentite parte di quella splendida famiglia ogni giorno di più . C’era Flavio, il nostro host dad, Che ci accontentava sempre, qualsiasi cosa volessimo fare;Paula e Ricardo, che hanno trattato me e Carola come due sorelle da portare in giro; e poi Elisa, una host mum simpaticissima, che sprizzava energia e felicità da tutti i pori.
Abbiamo visitato con loro le cascate di Foz Do Iguaçu. Non avevo mai visto una cosa del genere...abbiamo camminato per 10 km ed ogni 100 metri c’era una cascata. Alla fine del nostro percorso, poi, abbiamo attraversato un ponte che divideva due cascate e lì, con quel suono dell’acqua che cadeva a strapiombo si percepiva un’energia adrenalinica. 

Il 6 Luglio sono partito da Roma alla volta di Istanbul, ero molto emozionato ed impaziente di immergermi in un mondo completamente nuovo, era la mia prima esperienza Lions. Ho vissuto per sette giorni con una famiglia e sei con un’altra; entrambe le famiglie sono state gentilissime, mi hanno messo a disposizione qualsiasi cosa e mi hanno fatto sentire uno di loro; è stato difficile all’inizio perché mi sono ritrovato in un contesto molto diverso da quello a cui ero abituato (dalla routine quotidiana al cibo), ma passati un paio di giorni di ambientamento  sono stato davvero bene, in entrambi i casi ho stretto amicizia con i figli ospitanti e con loro ho avuto la possibilità di relazionarmi con ragazzi turchi della mia età. Inoltre, con le mie due famiglie ho visitato i luoghi più importanti di Istanbul come Santa Sofia, la Moschea Blu, il Gran Bazar ect..

Quando ad inizio Luglio mi è stato proposto di sostituire una ragazza ed usufruire dell’opportunità di andarea Denver, Colorado USA, ero spaventata all’idea di vivere l’occasione in un mondo tanto lontano dal luogo dove sono nata e ho vissuto la mia adolescenza.
Avevo già fatto delle esperienze all’estero con la scuola ma questa era la prima volta che affrontavo un viaggio cosi lungo da sola.
Ma allo stesso tempo ero incuriosita di conoscere la cultura e le tradizioni americane che fino a quel momento avevo solo visto alla TV o nel web e che provavo ad immaginare nei miei sogni.
Il mio aereo è partito da Venezia il 20-07-2019, volo Venezia – Francoforte. Ero da sola e a Francoforte ho incontrato Filippo che proveniva da Bologna. Avrebbe condiviso la mia stessa esperienza: la presenza di una persona con cui condividere il viaggio fino a Denver, Colorado, mi ha moralmente sollevata, anche perché per Filippo non era il primo viaggio in USA e mi ha fornito degli interessanti suggerimenti durante il volo aereo.

Sono partito in aereo il 7luglio 2019di prima mattina dall’aeroporto di Bologna per arrivare prima ad Istanbul e infine ad Ankara nel tardo pomeriggio..
Al mio arrivo ho subito attaccato allo zaino fornito dal mio distretto Lions la bandiera Italiana per essere riconosciuto e incontrare la mia “host family” e il ragazzo indiano che avrebbe passato tutta la durata della famiglia e del campo con me.
Da subito mi hanno accolto nel modo migliore che ci possa essere.
È stata simpatia a prima vista.
Già durante il viaggio abbiamo conversato di molti argomenti. Arrivato Ad Ankara sono stato accolto con una tipica tazza di thè turca per poi avere una deliziosa cena tipica a bordo piscina. Una accoglienza stupenda.
La settimana in famiglia si è svolta rispettando la routine della famiglia, a volte un po’ noiosa, ma grazie alle cene e alle uscite per la città con parenti e amici della “host family” ho potuto apprendere nei migliore dei modi una cultura distante ma allo stesso tempo molto vicina alla cultura italiana.