Il nostro sito fa uso di cookies per migliorare la tua esperienza di navigazione. Continuando a navigare accetti l'uso di questi file.

Il primo luglio sono atterrata all'areoporto O'Hare Internetional di Chicago. Qui ho trovato il mio host-father che mi aspettava, e che subito mi ha portato a prendere un palloncino su cui c'era scritto: "welcome home". Già in quel momento ho capito che mi sarei trovata bene, e subito mi sono sentita trattata come una figlia.

Quest’estate ho avuto l’opportunità ed il piacere di partecipare a questo tipo di programma che mi ha visto protagonista di un soggiorno in Wisconsin, uno stato del Nord America, famoso per il formaggio e per la birra.
Sono stato ospite di una giovane famiglia con due bambini piccoli; la loro casa è situata in una zona particolarmente rurale e un po’ isolata e questo non mi ha permesso di muovermi autonomamente.
Comunque grazie a loro ho potuto fare un paio di escursioni e conoscere meglio il luogo dove mi trovavo. La famiglia è stata molto accogliente, disponibile ed affettuosa nei miei confronti.

Dopo il primo anno di scambi giovanili marcato Lions passato in Bulgaria, esperienza fantastica, quest'anno ne ho ho vissuta un'altra ancor più fantastica. Grazie ai Lions quest'estate sono stato destinato in Wisconsin, USA, più precisamente la città dove ho risieduto era New Berlin, 40 minuti da Milwaukee.
Il primo luglio sono partito dalla mia amata italia per raggiungere la tanto voluta e ricercata America. 
Atterrato all'aeroporto O' Hare di Chicago, ho preso il Coach Bus che mi ha portato all'aeroporto di Milwaukee, dove mi attendeva la mia host mother (Elizabeth)

Sono le 3 di  mattina e sto volando sopra l’oceano. Sono passati 39 giorni da quando sono salita su questo aereo, anche se in realtà sembra un’eternità. Non posso credere che sia già tutto finito. Vorrei raccontare a tutti quest'esperienza, anche se ora è difficile trovare le parole. Posso sicuramente affermare che sono cresciuta e cambiata; e sono convinta che le persone che mi sono state vicine siano state ottime compagne di viaggio.

Tutto è iniziato nel febbraio di quest’anno, quando improvvisamente alle 10 di mattina ha iniziato a suonare il telefono di casa e io, ancora avvolta nel piumone caldo, non comprendevo chi mai potesse chiamare a quell’ora, di domenica tra l’altro. Gli inconfondibili passi di mamma si avvicinavano sempre più alla mia porta: la porta si aprì, mia madre entrò, e con aria soddisfatta e per niente dispiaciuta per aver interrotto il sonno di sua figlia, mi passò il telefono in mano senza dire altro che “E’ per te”, tutta contenta, chissà per cosa mi chiedevo.

E’ stata quella mattina il giorno in cui il conto alla rovescia per una nuova esperienza è iniziato: Wisconsin, USA. Non è certo New York a cui tutti pensano quando dici “America” e nemmeno la tanto famosa California, di cui tutti parlano appena arriva l’estate. Per questo, credo che sia più che perdonabile la mia faccia perplessa appena mi hanno detto a telefono che sarei partita per il Wisconsin. Insomma, sarei partita, ok, ma per dove? In quale parte del mondo sarei finita?

Posso ritenermi una delle ragazze più fortunate che io conosca; non solo perché ho avuto la possibilità di intraprendere un viaggio dall’altra parte del mondo in completa autonomia, ma soprattutto perché ad aspettarmi all’arrivo c’era una delle famiglie più gentili e rispettose di sempre. Il mio viaggio è iniziato il 28 giugno 2015, con destinazione Charleston, West Virginia.

Sono partito il 1º luglio da Roma, avevo uno scalo a Londra dove sono dovuto restare una notte per un ritardo, un altro scalo a Dallas e in fine sono arrivato ad Amarillo. 
All'aeroporto mi hanno accolto i miei host parents e un ragazzo brasiliano che ha fatto la mia stessa esperienza. 
Loro sono stati fantastici, mi hanno fatto sentire subito a casa mia.

Verso la fine di giugno è cominciata una delle esperienze più belle che abbia mai vissuto. 
Andare in un posto ancora coperto da un alone di mistero come il Far West può intimorire e una volta in viaggio mi è capitato di pensare che potevo sentirmi a disagio in un mondo non "mio" , che forse 5 settimane potessero essere troppe. 

Sono partito da Bologna l’1 luglio e nel fare scalo a Londra, a causa di un ritardo del mio volo, ho perso la coincidenza per l’America. 
Mi sono dovuto arrangiare da solo, ho rifatto i biglietti aerei e mi sono trovato una sistemazione per una notte. Arrivato a Dallas il giorno successivo ho preso un altro volo per Amarillo. Ad aspettarmi all’aeroporto c’era la famiglia ospitante composta da: Ryan (host dad), Kim (host mum), Kody (18 anni) e Josh (12 anni). 
Sono stato subito accolto nel migliore dei modi, mi facevano sentire davvero a mio agio. All’inizio mangiavo spesso fuori casa assieme a Ryan e Kim, mi hanno portato a mangiare tanti tipi diversi di cibo, dai ristoranti tipici al giapponese, erano davvero gentili con me; mi chiedevano addirittura cosa volessi che loro mi comprassero per la colazione. 

Ed eccoci qui, a parlare di un esperienza, di emozioni, di cose accadute esattamente un mese e mezzo fa. È sempre difficile, almeno per me, provare a descrivere ciò che hai provato o vissuto, ho sempre pensato che le parole valgano molto meno di ciò che realmente è stato, di ciò che ralmente hai provato sulla tua stessa pelle.
A volte mi fermo e penso alla sera prima della tanto attesa partenza. Avevo una ragazza svedese che ha scelto di venire in Italia, anche lei tramite i Lions e stava facendo la stessa esperinza che avrei iniziato io il giorno dopo. Mi ricordo ancora come mi guardava, come per dire: “Perché sei cosi preoccupata? Io sono qui, sto vivendo un’esperienza nuova anche io. Smettila di avere paura e salta su quell’aereo sorridendo”. Ma cosi non feci, presi l’aereo allontanandomi dalla mia famiglia, io la mia borsa e tanta ansia addosso, agitata di dover cambiare tre voli, ansiosa di perdere uno dei tre, ansiosa di ciò che sarebbe successo.

Mi chiamo Michele Giammarrusti, e torno FELICE dalla Virginia(USA), un’ esperienza che per certo posso dire mi ha formato, maturandomi.

Era , questa, la mia prima volta con i Lions , la prima volta ho viaggiato in aereo non accompagnato e potrei andare avanti con una lunga, lunghissima lista di sport, attività che mai avevo sperimentato prima.Per questi motivi dunque, il viaggio di cui vi parlo è e sarà indelebile ricordo che porterò con me per sempre . 

Voglio dirlo all inglese” Memories last forever!”(“I ricordi durano a vita!)

Voglio esordire tuttavia in incipit con i ringraziamenti: a Maria Martino per la disponibilità ventiquattro ore su ventiquattro,sempre reperibile e incline a fornire qualunque tipo di chiarimento , ringrazio Giorgio Dall’Olio di cuore per aver curato in principio i miei contatti con Pat,fungedo quindi da tramite tra me e l’organizzazione Lionistica della Virginia, infine mi preme esprimere parole di ringraziamento per tutti coloro che in America e in Italia si sono impegnati “dietro le quinte” a che questo viaggio fosse possibile:un ringraziamento particolare a questo proposito rivolgo a Chip Dodson per essersi dimostrato eccezionale nel coordinare e gestire il gruppo.

Il mio mese trascorso in America è stato dal 2 Luglio al 2 Agosto 2015.Partito da Bari sono arrivato in America nel pieno pomeriggio dello stesso giorno(per via del jet-lag) dopo un volo tranquillo e comfortevole.Giunto a Northfolk pertanto sono stato accolto dai Lions e dalla mia Host-Family.

La mia vacanza consta di un trascorso in famiglia per due settimane e poco più di dieci giorni in un campus. L ultimo week-end l ‘ho trascorso nuovamente in famiglia (sono stati loro infatti ad accompagnarmi nuovamente all ‘aereoporto).

Ho condiviso la mia “vita familiare” con un ragazzo Norvegese con cui ho fin da subito stretto amicizia e sono tutt’ora in contatto. 

Sono partita a luglio e sono stata per un mese in Virginia America. 
Era la prima volta per me che stavo così tanto tempo lontana da casa e completamente sola. 
Sicuramente grazie a quest'esperienza sono maturata moltissimo e sono diventata più indipendente, anche perché essendo da sola dall'altra parte del mondo sei costretta a dovertela cavare da sola, ovviamente in caso di problemi (che fortunatamente non ho avuto) potevo tranquillamente rivolgermi alla mia hostfamily che nonostante la loro età "avanzata" (avevano sugli ottant'anni) si sono dimostrati veramente molto gentili e amorevoli nei miei confronti ( il mio hostfather mi apriva addirittura lo sportello della macchina quando dovevo salire, e la mia hostmather teneva sempre con lei un vocabolario di inglese-italiano nel caso non capissi qualche parola e mi ha anche regalato un quadernetto per segnarmi le parole che non conoscevo) per loro era la prima volta che ospitavano una ragazza internazionale quindi possiamo dire che è stata un'esperienza nuova sia per me che per loro e che sicuramente ha portato dei vantaggi ad entrambi. 

Mi sembra ieri quando tra i corridoi della scuola correva la voce di un concorso video per la promozione del territorio che come premio aveva un mese in America offerto dal Lions Club. Quasi per scherzo decisi di partecipare, e questa decisione è stata una delle più azzeccate della mia vita! 
Il giorno della mia partenza sapevo poco della Virginia, dei Lions e soprattutto di come muoversi in aereo. 
Dopo 15 ore, tra scali e valigie smarrite, finalmente arrivai a Hampton, da mia "mamma" Michelle!

Mi chiamo Alessandro Foligno e quest'estate, grazie al progetto scambi & campi giovanili dei Lions, ho visitato lo stato del Texas.

Delle cinque settimane previste, quattro le ho trascorse ospite in famiglia ed una insieme a ragazzi provenienti da vari paesi in un campo, gentilmente offerto dai Lions

locali, situato presso il lago Texoma.

Inutile dire che quest'ultimo è stato, fra tutti, il periodo più bello.

Noi ragazzi eravamo in tutto 38 e provenivamo da venti diversi paesi.

Ho conosciuto il Lions club per via di una mia amica che già da tre anni fa parte di questo gruppo. Ha viaggiato in Australia e Giappone e ha vissuto esperienze
uniche, proprio come me questa estate.
A dir la verità sono rimasta stupita: è stato perfetto. Anche se all’inizio sentivo un po’ di nostalgia, dopo i primi tre giorni se mi avessero chiesto di tornare a casa avrei risposto di no, assolutamente. Ho visto posti stupendi, incontrato persone magnifiche e instaurato un profondo legame con il posto e la famiglia.

Partendo dal presupposto che viaggiare é uno dei privilegi piú grandi che ci siano,siano, farlo con una associazione che ti da la possibilitá di stare in famiglie qualificate, sparse in ogni parte del mondo, lo é ancora di piú.

Nonostante abbia avuto il privilegio fin da piccolo di viaggiare molto, con i genitori prima e con gli amici poi, devo dire che questa esperienza é stata un qualcosa di indimenticabile.

Il viaggio che mi è stato assegnato quest’estate è stato in Nord e Sud Dakota (Stati Uniti). Già conoscevo l’organizzazione Lions Club in quanto mia sorella Valeria, ha partecipato per due anni a due viaggi da loro organizzati e si è sempre trovata benissimo.
E’ stata per me un’esperienza indescrivibile che rimarrà dentro di me per sempre.

Potrà sembrare scontato dire che il mio scambio in Nord e Sud Dakota sia stato una delle esperienze più belle della mia vita, ma non trovo altre parole per descriverlo.Premettendo che il Dakota non rientrava nelle mie preferenze posso soltanto dire che si è rivelato una fantastica sorpresa e tornerei lì senza esitazione.
Il mio scambio è iniziato il 10 luglio all'aeroporto di Milano Linate in attesa del volo che mi avrebbe portato a Londra Heatrow, per il mio primo scalo.E' stato allora che ho realizzato che il mio scambio stava finalmente iniziando: avrei trascorso 3 settimane in un posto totalmente nuovo, facendo affidamento sulla mia 'conoscenza' della lingua inglese e, devo ammetterlo, l'idea di mettermi alla prova mi elettrizzava parecchio.
Arrivata a Londra incontrai Angela, la ragazza italiana (già conosciuta su Facebook) con cui avrei trascorso l'intero scambio.

Salve sono Riccardo Bacchini ed ho partecipato alla Scambio Giovanile Lions in Minnesota- Stati Uniti, dal 1 luglio all'1 agosto 15.

L'ansia era davvero tanta ma la gioia per l'imminente partenza aveva un che di incontenibile.
Questa avventura è iniziata la mattina del secondo piovoso giorno di agosto, quando la mia famiglia mi ha salutata all'aeroporto di Venezia augurandomi delle tranquille undici ore di viaggio.
Non posso certo dire che siano state le ore più rilassanti della mia vita ma l'incontro con la famiglia all'uscita dall'aeroporto di Detroit è stato qualcosa di magico che ha compensato l’agitazione.
Ad aspettarmi c'erano Odette, la madre, e il figlio più grande, Sameer, e non appena ho visto il foglio con scritto il mio nome ho provato un senso di riconoscimento spaventosamente piacevole.