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Sono felice di poter raccontare, a distanza di un mese, la mia esperienza unica nel sud della Spagna, dall’11 al 31 luglio, grazie alla quale ho scoperto persone, luoghi e tradizioni differenti che mi rimarranno per sempre nel cuore.
A dire il vero, conoscevo già la Spagna, ma non la regione dell’Andalucia, che è stata la mia prima meta “Lions” e che si è rivelata davvero la scelta giusta.
I primi dieci giorni li ho trascorsi in un campo a Pizarra, a 40 km a nord di Malaga e i successivi dieci giorni in famiglia in città.
Ho incontrato già dal primo giorno la mia host family, persone disponibili e gentili, i genitori e la figlia maggiore Maria del Mar.

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La famiglia che mi ospitava era la Zitlau, sono stati sempre gentili e ospitali ogni giorno. Avendo due figli con circa la mia età mi sono trovato benissimo perché condivideva anche alcuni interessi.
Ogni giorno facevamo qualcosa in giro per Gifhorn, a volte con altri ragazzi del Lions altre soltanto con e loro.
Con David e Benjamin ho visto gran parte di Gifhorn e dintorni, i loro genitori erano sempre disponibilissimi e aperti, soprattutto la madre era curiosa di sapere cosa c’era di differenza fra Germania e Italia.
La settimana in famiglia è passata molto velocemente perché è stata un’esperienza fantastica ma le due settimane al campo con gli altri ragazzi sono state ancora meglio.
All’inizio non ero troppo convinto ma verso la fine ho realizzato quanto in realtà fosse incredibile.
Le “gite” mi sono piaciute quasi tutte (quella alla grotta e nel museo di storia non troppo) ma la mia preferita è stata quella nel museo della scienza
Forse l’unica cosa veramente negativa è stata il cibo che la mensa ci dava, ma essendo quasi totalmente al centro della città non abbiamo(o almeno io) sofferto la fame poiché praticamente tutte le sere eravamo fuori a divertirci.

Il mio viaggio è iniziato il 13 luglio quando con un bagaglio e uno zaino sono arrivata all’aeroporto di Milano Malpensa con i miei genitori, un’amica e mia sorella gemella Lucia.
Ero piuttosto agitata all’idea di lasciare casa mia, la mia famiglia e tutti i miei amici per un intero mese (un lasso di tempo che mi sembrava interminabile). La mia avventura è iniziata subito dopo aver salutato definitivamente i miei accompagnatori.
Muovermi per l’aeroporto non è stato complicato perché ero sempre accompagnata da qualcuno: infatti, dopo i saluti, una ragazza mi ha portata sul primo aereo della giornata. Il volo da Milano ad Atlanta è durato 9h e 30min: il volo più lungo di tutta la mia vita. Una volta atterrata ero stanchissima, ma soprattutto felicissima perché ero finalmente in America.

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Il 17 Agosto 2019 sarà un giorno che non scorderò mai.
Avevo il volo alle 10.45, l’ansia ed il timore crescevano sempre di più mano a mano che il tempo passava.
Anche sull’aereo ero avvolta nei miei pensieri e non riuscivo a capacitarmi che la mia esperienza stesse per cominciare.
Cosa avrei trovato una volta arrivata? Mi sarebbero piaciute le persone che avrei incontrato? E il paese era come tutti i miei amici o conoscenti che ci erano stati me lo avevano descritto? Queste domande mi continuavano a girare per la testa senza che potessi darmi una risposta. 

Gli scambi giovanili dei Lions non erano una novità per me, essendo stata, per diversi anni, una famiglia ospitante; quest’anno ho deciso di partire e mi è stata offerta l’opportunità di essere giovane ambasciatrice in Messico, un paese lontano ed affascinante che mi incuriosiva molto.
La prima settimana è stato il periodo del campo,  composto da 10 persone  di varie nazionalità e dai responsabili Lions. In questa settimana abbiamo visitato diverse città, non posti famosissimi, ma molto belli da vedere come la città di Morelia e il vulcano Paricutin.
Affascinante è stata l’ascesa al vulcano, interessanti gli incontri con i club lions del posto, che ci hanno fatto conoscere le loro attività, la loro cultura e il loro cibo; le giornate passate con gli altri ragazzi sono state divertenti, abbiamo da subito stretto amicizia, un’amicizia che porteremo sempre nel cuore.

Sono partita per la Finlandia con il programma di scambio culturale con il gruppo Lions ed è stata un’esperienza unica! Finlandia: luogo pieno di alberi, laghi, cervi e cerbiatti; luogo in cui le persone sono cordiali ma non tanto socievoli; luogo in cui  il sole può esserci tutto il giorno o non esserci del tutto.
Finlandia, luogo in cui ho vissuto per tre settimane, esattamente venti giorni.
Sono stata dieci giorni in famiglia, esattamente ne ho cambiate due, entrambe sono state fantastiche, molto differenti l’una dall’altra ma ugualmente meravigliose.
Con la prima famiglia ho svolto numerose gite ed escursioni, ad esempio ho visitato numerosi laghi, la città di Rauma, Helsinki ed inoltre ho fato SUP in un lago con la mia host sister e delle sue amiche e siamo anche andati in un parco avventura, mentre nella seconda ho vissuto di più come una ragazza finlandese, ho conosciuto gli amici della mia host sister, siamo andati a Turku e Naantali ed inoltre abbiamo anche nuotato nel lago e ovviamente fatto la sauna (che praticamente tutti i finlandesi hanno in casa!).

Grazie all'associazione Lions Club,  ho vissuto l'esperienza più bella della mia vita. Iniziata con l'ospitare Julie,una mia coetanea proveniente dalla Germania,per 10 giorni e poi è venuto il mio turno! 
L'avventura inizia con la partenza da Napoli il 20 luglio e terminata il 10 agosto.
Ben 3 settimane in Colorado!
Due delle quali  ospite in famiglia e una al campus.

Essendo questo il mio primo viaggio da sola e lontana dalla mia famiglia tanti chilometri, ho vissuto sentimenti diversi e contrastanti:felice perché ho sempre desiderato visitare l’America e timorosa  perché era un viaggio lungo da affrontare.
Con la famiglia Johnson sono stata più che bene, era composta da i genitori e quattro figlie femmine,mi  hanno fatta divertire e passare dei giorni fantastici e così anche il mio compleanno! 

A 15.995 KM DI DISTANZA – AUSTRALIA

E’ sempre difficile trovare le parole adeguate per poter iniziare a raccontare di un’esperienza come quella che ho vissuto a circa un mese da oggi.
Semplicemente incredibile.
Ho trascorso quattro settimane letteralmente dall’altra parte del mondo in un paese che prima della mia partenza avevo conosciuto solo tramite i documentari: l’Australia. Questo è stato per me il primo viaggio da solo all’estero e come si può ben intuire sono partito dall’Italia pieno di preoccupazioni, ansie e timori il tutto accompagnato da nostalgia e paura di allontanarmi dalla mia cerchia di amici e familiari. Il viaggio si è articolato in due parti: tre settimane in una famiglia e otto giorni in un campo. Sin da quando sono atterrato per la prima volta in Australia sono stato accolto dai Lions del posto in maniera molto calorosa e dal quel momento mi sono sentito già a casa. Dopodichè ho preso l’ultimo aereo per il viaggio d’andata che mi avrebbe portato vicino alla località della mia host family. Di lì è cominciata la mia piccola favola…

Il 5 luglio, all’aeroporto di Venezia, ancora non mi rendevo conto che stavo per intraprendere l’esperienza più belladella mia vita. Con un grande nodo in gola e molte paranoie per la testa, ho lasciato i miei genitori in aeroporto, consapevole che il viaggio sarebbe stato molto difficile ed impegnativo.
Per la prima volta completamente da solo, infatti, ho fatto scalo prima a Madrid, poi a San Paolo per arrivare quindi a Porto Alegre, dove mi sarebbero aspettate altre 8 ore di bus per raggiungere la cittadina di Marau ove risiedeva la mia host family.
Le 2 settimane in famiglia sono state molto divertenti ed istruttive, anche se a Marau, con la stagione invernale, c’eraparticolarmente freddo e i mezzi per il riscaldamento praticamente non c’erano. La mia host family era composta dal capofamiglia Marcos, la moglie Leya e i figli Felipe e Leticia, che con me sono stati particolarmente disponibili e accoglienti.

Durante il mese di Luglio 2019, precisamente dal 4 al 25 Luglio, mi è stata offerta dal Lions Club Pinerolo Acaja l’incredibile esperienza di trascorrere tre settimane in quello che ora considero uno dei paesi più belli al mondo: l’Islanda!
Qui ho avuto l’occasione di incontrare persone meravigliose, fra cui la signora islandese che mi ha ospitato, Bergthora, e altri 9 ragazzi provenienti da ogni parte d’Europa, nonché i membri del Lions club che si sono occupati dell’organizzazione delle due settimane al campo.
Ma procediamo con ordine.

Il 5 agosto, grazie al progetto degli scambi giovali, sono partito alla volta della Spagna, destinazione Malaga.
Ad aspettarmi all’aeroporto c’era la mia famiglia Yelamo-Pinto che mi avrebbe ospitato per le due settimane successive, la famiglia era composta dal padre, Francisco, la madre, Rosa, la figlia più grande, Paula e il figlio più piccolo, Fran.
Sono molto grato a loro perchè mi hanno trattato propio come uno di famiglia ed inoltre mi hanno fatto scoprire la città e i suoi dintorni.

Giunta a questo punto, rivolgo lo sguardo indietro verso l’esperienza che ho potuto condividere ad Istanbul, in Turchia, con 32 ragazzi provenienti da 18 paesi di tutto il mondo e 8 membri dello staff del camp che mi ha ospitata, e penso al valore delle azioni, alcune delle quali vissute anche per la prima volta.
Ho avuto la possibilità di intraprendere quest’avventura, grazie ad un concorso scolastico che mi ha permesso di essere scelta da parte di alcuni membri del Lions Club che si occupano degli scambi giovanili. Sicuramente, tale esito è stato dovuto in parte anche ai miei insegnanti, che mi hanno permesso di partecipare.
Sono partita verso Istanbul il 7 di luglio dall’aeroporto di Milano Malpensa; ero molto emozionata, ma nello stesso tempo piuttosto spaventata, infatti, ero pienamente consapevole del divertimento che mi avrebbe fatto compagnia e temevo da un lato sul rapporto amichevole che avrei dovuto instaurare con tutte le persone che avrei incontrato. In aeroporto mi aspettava l’unica figlia della host family, Incisu, con la quale ci siamo scambiate sorrisi fin dal primo momento. Lei abita a Besiktas, quartiere di Istanbul, dove frequenta l’università, poco lontano dalla propria famiglia composta dalla madre e dalla zia.

Quest'anno ho vissuto una nuova esperienza: sono partito per il mio primo campo Lions il 5 Luglio per la Turchia.
Appena atterrato all'aeroporto di Istanbul ho conosciuto i capigruppo del campo con cui ho passato l'intera giornata, prima di essere accompagnato dalla mia host family.
Mi hanno permesso di visitare bei posti, nuotare nel mare blu di Bodrum, di provare la cucina tipica del posto e di conoscere altri ragazzi della mia età. 

Appena decollato l'aereo... ecco mille dubbi! "Piacerò alle mie famiglie? Saranno entusiasti di vivere questa esperienza come lo sono io? Piacerò ai ragazzi del camp?"
Dopo sole tre ore di volo mi ritrovai in Finlandia, una realtà totalmente differente dalla mia, ma che mi ha dato la possibilità di crescere e di riflettere.
Durante queste tre settimane ho imparato non solo a convivere con estranei, ma a condividere con loro anche le cose più personali.  
Ho imparato a sapermi adattare ed accontentarmi, ad aiutare chi aveva bisogno e a ringraziare chi mi aveva aiutato.
Le due settimane in famiglia mi hanno aiutato a conoscere la realtà che mi circondava, ho potuto vedere da vicino com'è la vita di un ragazzo della mia età e i duri sacrifici che deve fare. Infatti i miei coetanei, in Finlandia come in tanti altri Paesi europei, affiancano agli studi un impegno di lavoro.

Quest’anno ho avuto la possibilità tramite dei cari amici di famiglia di partecipare agli scambi giovanili e campi per la gioventù promossi dall’Associazione Lions Clubs
La mia esperienza inizia il 13 luglio giorno in cui da Napoli parto in direzione Danimarca.
Era la prima volta che affrontavo un viaggio in aereo da solo e per di più una volta arrivato a Copenaghen non sapevo proprio cosa mi aspettasse.
Era previsto dall’organizzazione che trascorressi una settimana in famiglia e due in un Camp,  per cui l’ansia e l’emozione di conoscere persone e situazioni nuove erano i sentimenti che in quel momento mi accompagnavano.

L’11 Luglio arrivo in Spagna, precisamente all’aeroporto di Malaga dove ad aspettarmi c’era il mio host – dad che successivamente dopo i vari dialoghi spagnol/inglese mi scorta al Camp composto da 20 ragazzi/e all over theworld, tutti super simpatici, amichevoli ed anche un po’ spaesati per via ditutte le facce nuove.
Dopo aver fatto le necessarie presentazioni ci hanno illustrato le varie attività del camp, una tra queste che ho amato maggiormente è stata l’escursione al Caminito del Rey a.k.a percorso di 5km non adatto a persone con vertigini dato che il percorso era completamente sospeso tra le montagne.

È un mese che posticipo la stesura di questo report e la voglia di farlo non c'entra nulla.
Scriverlo è come mettere un punto a questo viaggio, equivale ad affermare che non ci sar
à un "poi" ed equivale ad affermare che domattina nessuno mi sveglierá per portarmi chissádove. Per farla breve con un chè di poetico Ci saranno parecchie parole ma io ne leggo solo tre: "okay, è finita.". Fa sempre più male ammetterlo. Dire che è stato un mese fantastico è semplicemente riduttivo, raccogliere tutto all'interno di un solo testo è....difficile; ma farò del mio meglio. 
Questo mese in Australia non è stato esplorare Sydney e dintorni o i 3 giorni che ho passato a Canberra ma sono state le persone, le persone che ho incontrato sono state "il mio mese in Australia". 

Tutto è iniziato il 4 luglio, Roma Fiumicino direzione Christchurch. Primo volo intercontinentale, da solo. Dopo circa 24 ore di volo estenuante, arrivo a Christchurch con una fortissima emicrania. In una terra così lontana da casa, trovo un po’ di Italia nel mio compagno Davide, con cui passerò le prime due settimane. Il nostro host-father poi ci accompagna in auto nella sua casa ad Ashburton, precisamente Lake Hood, un piccolo quartiere costruito vicino un lago artificiale. Appena arrivati a casa conosco la mia host-mother, la mia host-sister (che abbiamo visto solo pochi giorni) e i miei host-brother, uno di 18 anni e il piccolino di 12 anni. I primi giorni la famiglia porta me e Davide in giro, e soprattutto nelle cittàdi Dunedin e Oamaru.
Nei lunghi tragitti in auto, tra un riposino e l’altro resto incollato al finestrino per ammirare quegli splendidi paesaggi che la NZ mi stava regalando.

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Il mio Lions Club International Exchange inizia martedì 25 giugno.
Al mattino mi sveglio presto, sono molto emozionato e consapevole di iniziare un’esperienza meravigliosa, ma per me del tutto nuova. Accompagnato da mia madre, parto in treno da Torino per Milano Centrale e raggiungo con l’autobus l’aeroporto di Linate. Dopo il check-in, saluto mia madre, mi metto in fila per il gate e prendo l’aereo senza problemi. Il primo volo mi porta all’aeroporto di Londra, Heathrow. Visto che il terminal è lo stesso, avendo anche 4 ore per la coincidenza, non sono minimamente preoccupato per il secondo volo per Pittsburgh. Il viaggio intercontinentale è lungo ma confortevole. Atterro a Pittsburgh e, all’uscita dal terminal, trovo immediatamente Charles e Carolyn Sheets, la mia famiglia ospitante: grazie alle foto inviate in precedenza e al cartello con su scritto il mio nome, non è stato difficile riconoscerli. Dopo due ore di macchina e di lunghe chiacchierate, entriamo in West Virginia e arriviamo a Fairmont. Di primo impatto, la loro casa sembra spaziosa e molto “americana”, con la facciata bianca ed un ampio prato verde intorno. Arriviamo intorno alle 22 e, visto che sono molto stanco, Charles e Carolyn mi consigliano di andare subito a letto. La mattina mi sveglio e trovo già pronta una vera colazione americana: bacon, uova, pancakes, pane tostato con burro e marmellata, succo di arancia, latte e caffè! 

Dal 10 luglio al 5 agosto ho partecipato ad uno scambio giovani YCE in Giappone, ed è stata un'esperienza fantastica.
Non conoscendo una parola di giapponese (o quasi), sono partita dall'Italia con molte incertezze, non sapendo se sarei riuscita a comunicare con la gente del posto e farmi capire.
Tuttavia appena arrivata ho trovato delle persone accoglienti, che mi hanno fatto sentire subito a mio agio. Quasi nessuno parlava inglese, ma siamo riusciti a comunicare attraverso i Pocket-Talk, degli strumenti di traduzione simultanea che ogni giapponese sembrava possedere. 
La mia prima famiglia, con la quale sono rimasta solo per i primi 4 giorni, mi ha dato una prima impressione bellissima dei giapponesi: delle persone cortesi, che fanno di tutto per poterti aiutare!! (A volte al punto da farti sentire in colpa per aver chiesto indicazioni per strada).