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Mi chiamo Michele Giammarrusti, e torno FELICE dalla Virginia(USA), un’ esperienza che per certo posso dire mi ha formato, maturandomi.

Era , questa, la mia prima volta con i Lions , la prima volta ho viaggiato in aereo non accompagnato e potrei andare avanti con una lunga, lunghissima lista di sport, attività che mai avevo sperimentato prima.Per questi motivi dunque, il viaggio di cui vi parlo è e sarà indelebile ricordo che porterò con me per sempre . 

Voglio dirlo all inglese” Memories last forever!”(“I ricordi durano a vita!)

Voglio esordire tuttavia in incipit con i ringraziamenti: a Maria Martino per la disponibilità ventiquattro ore su ventiquattro,sempre reperibile e incline a fornire qualunque tipo di chiarimento , ringrazio Giorgio Dall’Olio di cuore per aver curato in principio i miei contatti con Pat,fungedo quindi da tramite tra me e l’organizzazione Lionistica della Virginia, infine mi preme esprimere parole di ringraziamento per tutti coloro che in America e in Italia si sono impegnati “dietro le quinte” a che questo viaggio fosse possibile:un ringraziamento particolare a questo proposito rivolgo a Chip Dodson per essersi dimostrato eccezionale nel coordinare e gestire il gruppo.

Il mio mese trascorso in America è stato dal 2 Luglio al 2 Agosto 2015.Partito da Bari sono arrivato in America nel pieno pomeriggio dello stesso giorno(per via del jet-lag) dopo un volo tranquillo e comfortevole.Giunto a Northfolk pertanto sono stato accolto dai Lions e dalla mia Host-Family.

La mia vacanza consta di un trascorso in famiglia per due settimane e poco più di dieci giorni in un campus. L ultimo week-end l ‘ho trascorso nuovamente in famiglia (sono stati loro infatti ad accompagnarmi nuovamente all ‘aereoporto).

Ho condiviso la mia “vita familiare” con un ragazzo Norvegese con cui ho fin da subito stretto amicizia e sono tutt’ora in contatto. 

All ‘indomani del mio arrivo ci siamo trasferiti nella casa del lago della mia famiglia per festeggiare lì, insieme ai parenti tutti, l’indipendenza e un paio di avvenimenti intestini alla famiglia stessa che proprio in quell’arco di tempo avevano data: il sessantesimo anno di matrimonio dei genitori della mia hostmom e il cosidetto “gender-revelation party” , un’usanza tipicamente americana nella quale ,quando una donna è incinta, si svela il sesso del nascituro e la sua presumibile data di nascita. 

Inutile dire quanto questi giorni siano stati per me fruttuosi dal punto di vista apprenditivo ed emotivo; sono stato a contatto con gente dal sud, nord e centro America, provenienti chi dalla Georgia ,chi dalle Hawaii, chi da New York, tutti con i loro slang e le loro diverse pronuncie, ma più di tutto con le loro vite e le loro storie da raccontare al nuovo giovane membro della loro famiglia, come amo definirmi oramai.

Finito il mio trascorso in famiglia sono stato in un campus con ragazzi provenienti da diciotto nazioni differenti tra cui Mongolia e Israele.Tutti con le loro tradizioni e culture. Ma qui mi fermo un attimo per reclamare l’attenzione di voi che state leggendo questo report in questo momento.

Il concetto è semplice ma di vitale importanza. I giorni da ambasciatore di pace Italiano mi hanno insegnato ancora una volta quanto siamo simili gli uni gli altri. Non importano, proprio non conta la Nazione da dove vieni o la tua educazione perché per quanto diverso chiunque è un nostro simile, degno di rispetto, chiunque può insegnarti qualcosa. Lo so, deliberatamente ho scelto frasi ed espressioni comuni per esprimere questo concetto ma il fatto è che per quanto possa sforzarmi di essere originale non ci sono parole più esaustive di queste, più pragmatiche, dirette e se non mi credete, beh è la volta buona di viaggiare come ho fatto io no?

Il campus è iniziato direi vivacemente, senza troppi convenevoli, in “medias res”. Bus e tutti a Washington per tre giorni. Le accomodation , mi duole ammetterlo, lasciavano parecchio a desiderare: bagni distanti nella foresta dai dormitori che bisognava raggiungere a piedi e sempre muniti di una torcia data l ‘illuminazione precaria. Dormitori poco, pochissimo igienici, e la fermata del bus ogni mattina per tre giorni era distante due chilometri e mezzo di salita/discesa nella boscaglia. Tutto ciò ho ragione di credere, ciononostante, abbia favorito il cameratismo e la socialità.Washington è una bellissima città, la madre e la culla della potenza Capitalista che è l ‘America al giorno d’oggi, sede del più fervido patriottismo e orgoglio nazionale. In quei giorni di alta stagione i musei erano super-gettonati per via , tra le altre cose, dell’aria condizionata. Ho visitato ad ogni modo tutti i più importanti monumenti della Capitale tra cui il “Washington Memorial”,”Lincoln Memorial” e “US Capitol”, sede quest’ultimo dell’organo parlamentare statunitense e dell esecutivo.

Tornati in College ho condiviso la camera con un’olandese dall’inglese a dir poco eccezionale! Qui ci siamo esibiti nella Parade of Nation , fatto pratica per il Talent Show, e dato una festa l ultimo giorno fino a notte inoltrata.

Salutarci è stato tanto dura quanto inevitabile, con la promessa di rivederci e di mantenere i contatti. 

Come già detto in precedenza l ultimo weekend l ho trascorso con la mia host-family nuovamente. La mia host mother si è preoccupata di essere puntuale l ‘ultimo giorno in aereoporto, sempre disponibile e socievole.

Concludo questo report con un ultimo ringraziamento, deliberatamente conservato per la chiusa di quest ultimo.

Grazie ai Petters , la mia hostfamily per aver fatto più del necessario.