Il nostro sito fa uso di cookies per migliorare la tua esperienza di navigazione. Continuando a navigare accetti l'uso di questi file.

Quest’estate mi è stata data l’opportunità di trascorrere 20 giorni in Turchia, precisamente ad Istanbul. Sarò sincero, la mia conoscenza di questa cultura era stata fino a quel momento molto superficiale e limitata, e fino al momento della partenza ho scelto di non fare alcun tipo di ricerca a riguardo, in modo da scoprire la Turchia solo arrivato in Turchia.
L’accoglienza è stata magnifica. La prima frase che mi è stata rivolta appena toccato il suolo di Istanbul è stata “Hai un bellissimo accento italiano”. Subito dopo sono stato accompagnato dalla mia famiglia turca, che era lì ad aspettarmi in aeroporto, insieme a Rebecca, una ragazza italiana da loro precedentemente ospitata e che era tornata a trovarli. Superato il mio lieve imbarazzo iniziale, ho immediatamente avuto l’impressione di aver avuto davvero fortuna con la mia famiglia ospitante. Si sono rivelati sempre gentili ed ospitali con me, accogliendo le mie richieste di visitare ogni giorno qualcosa di diverso, nonostante un po’ di fisiologica stanchezza, a volte, o di assaggiare ogni tipo di pietanza tipica. Grazie a loro ho scoperto la Turchia, paese bellissimo e variegato, pieno di tradizione e cultura. Ciò che ho apprezzato di più da parte loro è stato quando, purtroppo, un peggioramento delle condizioni di salute della nonna li ha costretti a portarla in ospedale. Nonostante ciò, hanno continuato a comportarsi con me come avevano sempre fatto, per non farmi sentire in alcun modo e in nessun momento come un intruso nella loro vita, ma anzi come un figlio per Bingul e Fatih e un fratello per Can.

Il momento del distacco dalla famiglia ospitante è stato senza dubbio triste, ma subito le persone che ho incontrato al camp mi hanno risollevato il morale. Posso tranquillamente definirla una delle esperienze più belle che abbia mai fatto. Ho passato 10 giorni con gente proveniente da ogni angolo d’Europa e anche da altri continenti, e nonostante questo non mi sono mai sentito diverso da nessuno di loro. Le culture possono anche cambiare, ma l’amicizia è amicizia ovunque si vada. In 10 giorni ho incontrato persone che al termine della vacanza mi sembrava di conoscere da 10 anni, persone che si sono rivelate magnifiche e che mi sono state accanto per tutto il tempo, anche quando ero giù. Persone che sarà difficile incontrare ancora, ma che sarà impossibile dimenticare. Il giorno della partenza, in aeroporto, l’organizzatrice del camp, Çağla, ci ha chiesto di scrivere qualcosa su una sua maglietta. La frase che abbiamo scelto con gli altri ragazzi italiani penso possa sintetizzare alla perfezione la mia esperienza: “Started as friends, leaving as a family”.