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Sin dalla prima volta che mi è stato descritto il progetto Lions dei camp internazionali ho pensato (e come potevo non farlo?) che fosse molto interessante, coinvolgente ed utile sotto molti aspetti, ma adesso che ho vissuto quest’esperienza in prima persona devo ammettere che ha superato persino le mie più rosee aspettative. Per prima cosa la famiglia dalla quale sono stato accolto è stata molto premurosa e cortese nei miei confronti, coinvolgendomi nelle loro attività, nella loro vita quotidiana ed organizzando “gite” per me; grazie a loro inoltre sono riuscito ad apprendere i rudimenti della lingua tedesca.

Le persone che hanno organizzato le attività del camp poi, dal sg. Herbert Jacob ai suoi collaboratori Rafael e Nadine, si sono dimostrate superlativamente competenti, sensibili alle esigenze dei singoli e disponibili in qualunque circostanza, dando prova di una grande umanità e stabilendo uno stretto rapporto di amicizia con i ragazzi del gruppo, pur mantenendo, allo stesso tempo, salda la loro autorità. Tra le attività proposteci abbiamo visite guidate in luoghi d’interesse storico-turistico, come le città di Trier, fondata addirittura in epoca romana, e Saarlouis, ma anche sociale ed economico, ad esempio alla Flavex, azienda che si occupa dell’estrazione di essenze dai fiori e dalle piante, il cui commercio si estende a tutto il mondo, o a fattorie di diverso tipo e perfino alla Karlsberg Brauerei, l’azienda produttrice di birra. Molto interessante infine è stata la visita presso un centro ospedaliero, del quale abbiamo approfondito il ramo del trapianto della cornea provando addirittura a nostra volta ad effettuare l’estrazione dall’occhio di un maiale. Ovviamente nel programma era prevista anche una buona dose di divertimento, ed è così che siamo andati al climbing park “Kettleberg”, dove ci siamo cimentati nell’affrontare percorsi sospesi tra gli alberi. Un altro giorno ci siamo recati presso un lago artificiale dove ci siamo abbondantemente rinfrescati in acqua; in seguito abbiamo avuto la possibilità di lavorare tutti assieme a bordo di una canoa remando lungo il corso di un fiume. Al termine di tutte le nostre giornate ci veniva lasciato tempo libero, che sfruttavamo perlopiù sedendo attorno ad un tavolo all’aperto chiacchierando, facendo giochi di gruppo, ridendo e scherzando.

Onnipresente nelle nostre giornate era un lasso di tempo dedicato a preparare la presentazione (in power point) delle attività da noi svolte durante la nostra permanenza nel camp, la quale ha avuto luogo ad Hannover, dove ci siamo recati per gli ultimi due giorni della nostra avventura.

Gli altri membri del camp a loro volta si sono dimostrati ragazzi incredibilmente aperti e devo aggiungere che si è formato uno stretto legame tra di noi permettendo la nascita di rapporti, spero, destinati a durare nel tempo.

Tirando le somme, l’esperienza vissuta in Germania mi ha consentito non solo di ampliare le mie conoscenze riguardo le lingue, gli usi, i costumi e la vita quotidiana in un’altra nazione, ma anche di imparare a relazionarmi con persone di cultura profondamente diversa, facendo maturare la consapevolezza che, al giorno d’oggi, le differenze tra le genti del mondo sono molto assottigliate rispetto al passato e che, con un briciolo di coscienza e buon senso, possono essere facilmente travalicate consentendoci così di trovare punti di contatto e validi amici laddove non avremmo mai immaginato; l’unione che si è venuta a creare tra i ragazzi di diversa provenienza che erano con me nel camp è come l’immagine di un futuro raggiungibile che si palesa per un istante innanzi agli occhi di chi la osserva e che lascia un segno indelebile nel cuore di chi la vive. Forse questo fantasma non è ancora abbastanza concreto per esser visto con chiarezza da tutti, ma certo è molto vicino, e riaccende la speranza nell’animo di chi, come me, ha sempre creduto nella realizzazione di tale futuro.