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La mia avventura in Francia inizia il 3 luglio, quando mia mamma mi porta alla stazione dei treni di Reggio Emilia: da lì passerò 5 lunghe ore tra un treno e l’altro, ore cariche di tensione mista a tranquillità, perché avendo già viaggiato con i Lions sapevo che non sarei stata lasciata da sola un attimo.. Arrivo a Ginevra dove un responsabile mi viene a prendere insieme a due ragazze appena arrivate che saranno poi nel mio camp. Partiamo in direzione Annecy, dove, una volta visti gli altri ragazzi del campo, tutti ospitati al ristorante La Mascotte, conosceremo le nostre famiglie e ci presenteremo brevemente.

 E’ qui che ho conosciuto la mia fantastica famiglia: Guy e Colette Martin, due signori sulla cinquantina a dir poco fantastici e quasi più giovani di me nello spirito. Non facevano mai mancare l’aperitivo a bordo piscina prima di cena insieme alla figlia e al fidanzato o a vari amici che venivano a trovarci ogni pomeriggio. La prima settimana ho avuto la fortuna di conoscere le amiche di Colette, che ospitavano a loro volta ragazze del mio campo: insieme abbiamo visitato Grenoble, siamo andate fuori a cena e sul massiccio del Charmant-son. Ci siamo legate tanto, tantissimo, ragazze e famiglie, ed è per questo che il 10 luglio, al termine della nostra prima stupenda settimana, abbiamo pianto fino a che non abbiamo rivisto i ragazzi del campo.

E così sono cominciate le due settimane in compagnia di altri 23 ragazzi da tutto il mondo: è stato chiaro da subito che saremmo stati un bel gruppo, e infatti tutti ridevano e scherzavano con tutti, senza bisogno di creare “gruppetti esclusivi” o di litigare. La prima settimana abbiamo girato la regione in pullman, accompagnati da Sebastien e Caroline: abbiamo passato le prime tre notti in famiglia a Crest, per poi restare una notte in una famiglia a Montelimar e altre due notti in ostello a Lione. Qua abbiamo passato la sera della Festa della Repubblica, e non sono infatti mancati i fuochi d’artificio, le feste in quasi ogni piazza e la gente che, dopo qualche bottiglia di vino, non faceva certo fatica a fare amicizia.

Dopo questa prima intensa settimana ci siamo spostati ad Annecy, per esattezza in una residenza universitaria dove ci avevano riservato un intero stabilimento: le camere erano a due, dotate di bagno e doccia (e dopo aver passato le notti in ostello dove i bagni non erano che comuni e in fondo al corridoio per noi era una bella vittoria). Il nostro stabilimento aveva poi una sala comune con un grosso tavolo dove ci fermavamo a parlare fino magari anche le 3, le 4 del mattino.

 Questa settimana siamo stati a Chamonix, abbiamo visitato il Parco degli Uccelli, abbiamo fatto rafting nella Dranse, visto le “Gorges du pont du Diable”, siamo stati al Parco Avventure, pulito un cammino in mezzo a un bosco che era stato coperto completamente da rami, foglie, erbacce. Oltre però queste “faticacce” pur sempre divertenti, abbiamo avuto anche qualche giorno libero che abbiamo passato sul lago di Annecy: il caldo eccessivo impediva di fare altro.

 Gli ultimi giorni sono stati dedicati alla preparazione dello spettacolo finale: dovevamo preparare specialità del nostro paese e poi preparare una canzone, un ballo, uno sketch da far vedere a tutte le famiglie che, per l’occasione, sono arrivate fino ad Annecy. Noi italiani abbiamo preparato orecchiette fatte a mano con pomodoro e basilico, tiramisù e baci di dama …. E come spettacolo: Volare di Domenico Modugno.

 Questi ultimi giorni sono stati pieni di tristezza, perché tutti ci rendevamo conto che da lì a poco non ci saremmo più svegliati insieme a tutti gli altri, non avremmo più fatto colazione insieme e non avremmo passato le notti svegli a ridere anche se eravamo stanchi morti. Quanto si è pianto l’ultimo giorno credo sia difficile da constatare, ma io so che quelle lacrime sono date da un’esperienza fantastica, che difficilmente si ripeterà e di sicuro resterà nella memoria.