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La mia esperienza in Cina è stata abbastanza particolare e piena di sfumature diverse. Ho ricevuto la conferma solo in Giugno e sono stata molto contenta di partire in agosto, così ho avuto un po’ di tempo per prepararmi. Sono rimasta 18 giorni a Pechino e 5 giorni a Qinhuangdao.
Ho alloggiato presso una famiglia composta da Monika di 19 anni e sua madre; non erano pechinesi ma anche loro stavano facendo le vacanze a Pechino in un appartamento preso in affitto, quindi anche loro scoprivano la città insieme a me.

Le differenze con il nostro tipo di vita sono veramente grandi, a cominciare dal cibo,( che però fortunatamente ho apprezzato), dal mangiare con le bacchette, ma ovviamente c’erano anche le posate normali (ora però so usare anche le bacchette) fino al letto, costituito da una specie di tavolo basso su cui c’è un futon e non un materasso come i nostri.
La famiglia è stata molto gentile e mi ha aiutata a superare le difficoltà iniziali, anche se effettivamente il loro modo di porsi è molto riservato e differente dal nostro modo di accogliere gli ospiti; per esempio, noi cerchiamo sempre di comunicare, per loro invece stare in silenzio è una forma di rispetto, quindi è facile anche interpretare male gli atteggiamenti sia da una parte che dall’altra. Dopo i primi giorni però abbiamo reciprocamente capito le nostre differenze e non ci sono stati problemi, anzi, mi chiedevano sempre che cosa volevo visitare ed hanno cercato di accontentarmi al meglio.

Anche la città all’inizio non si è rivelata di facile impatto: per me che vengo da un paesino una metropoli di 19 milioni di abitanti, con uno smog importante in certe giornate ed il caldo assillante, sui 38/40 gradi, ha rappresentato un cambiamento piuttosto duro specie nei primi giorni, poi mi sono abituata ed ho potuto godere delle meraviglie che tutti sognamo di vedere, il Palazzo d’Inverno, lo Stadio Olimpico, la Città Proibita, la Grande Muraglia, le stradine dei quartieri antichi, i bellissimi parchi e i numerosi templi. Certo, le scritte in inglese non sono così numerose come speravo e a volte era impossibile anche capire le cose più semplici. In una città così grande, per tornare a casa dal centro bisognava cambiare tre linee metropolitane e senza l’aiuto di Monika non mi sarei orientata bene.
Il Camp è stato molto diverso da come lo immaginavo. Eravamo poco numerosi, quattro italiane, una olandese ,una cinese, cioè la mia host sister e una ragazza di Taiwan; vivevamo in famiglia e solo in alcune mattine ci siamo incontrate per attività sulla civiltà cinese quali lezione di scrittura in ideogrammi, pratica del Tai Chi, visione di alcuni filmati, conferenze. La difficoltà più grande è stata la lingua, perché non tutti parlavano in inglese e i discorsi in cinese, anche se ripetuti più volte e lentamente, sono rimasti incomprensibili per noi. Insomma, abbiamo veramente cambiato pianeta e c’è voluto qualche giorno per ambientarci ed adattarci ma l’importante è che non ci sono stati contrasti insuperabili, con la buona volontà da entrambe le parti, e soprattutto con spirito positivo, si arriva a capirsi e anzi, si acquisisce in esperienza e relazionalità.

L’esperienza più incisiva è stata la visita per 5 giorni ad un orfanotrofio di Qinhuangdao, nel golfo di Bohai sul Mar Giallo.
L’orfanotrofio può ospitare fino a 200 bambini ma non tutti sono veramente orfani, spesso sono quelli che da noi sarebbero “in affido” perché figli di carcerati o malati o famiglie troppo povere per allevarli. Anche qui l’ impatto è stato molto diverso dalle aspettative perché la struttura non aveva nulla a che vedere con gli asili o le primarie della nostra provincia, famosa in tutto il mondo per il progetto Reggio Children e visitata anche dagli statunitensi, con strutture ed installazioni invidiabili.
Là la povertà era tangibile e siamo rimaste tutte quante sconcertate vedendo i bagni, le camerate, la mensa che ci riportavano indietro all’Italia del dopoguerra.

Ma i bambini, prima intimiditi, ci hanno fatto una festa incredibile, ci hanno preparato coroncine di fiori, piccoli regali di carta, ci hanno spiegato che erano molto contenti della nostra visita perché per qualche giorno avrebbero fatto festa e mangiato meglio del solito. Quindi ho capito che la nostra prospettiva era molto diversa dalla loro, e ciò che a noi sembrava misero per loro era quasi un lusso.

E l’esperienza del viaggio è proprio questa, imparare a cambiare prospettiva, altrimenti si fa solo del turismo da cartolina. Vicino alla città abbiamo potuto visitare “la testa del dragone” cioè l’inizio della Grande Muraglia, che come non tutti sanno, parte proprio dal Mar Giallo.

Credo quindi che questa esperienza cinese, pur non priva di difficoltà, mi abbia arricchito dal punto di vista umano e personale. Se dovrò ospitare qualcuno che arriva da un Paese profondamente diverso dal mio, potrò capire come si può sentire una persona ed aiutarla al meglio per ambientarsi.
Grazie a tutti quelli che si sono impegnati per permettermi di partire !!!