Il nostro sito fa uso di cookies per migliorare la tua esperienza di navigazione. Continuando a navigare accetti l'uso di questi file.

Quest'anno, grazie allo Youth Exchange del Lions, sono stata in Canada, più precisamente nel Distretto A2.
Ho lasciato l'Italia il 27 di giugno e sono arrivata all'aeroporto di Toronto lo stesso giorno. Venni accolta all'uscita del terminal da Jim, un Lion canadese.

Dopo alcune formalità in aeroporto, Stan, un altro Lion, mi ha portata in auto fino a Hagersville, una cittadina a soli quindici minuti dal paese della mia famiglia ospitante. Dal momento che dovevamo trovare un luogo in cui parcheggiare, Stan optò per il parcheggio di Tim Horton's. Tim Horton's è per me una delle cose che più mi è rimasta impressa del Canada, praticamente è una catena di bar fondata da un ex giocatore di hockey; per i canadesi è così importante che dovunque tu sia o dovunque tu vada sul territorio canadese, troverai sempre un Tim Horton's.
La mia famiglia ospitante venne a prendermi dopo un po', appena li vidi ero ovviamente un po' nervosa, basti immaginare una ragazza di diciassette anni che va da sola in Canada!
I Pavlovich. Ron e Anne. Il mio papà e la mia mamma canadesi.
Su di loro l'apparenza inganna, sono sessantenni, ma si comportano come persone molto più giovani, sono sempre positivi e ti fanno sempre sentire a tuo agio.
Hanno una piccola impresa a Hamilton, una città sul lago Ontario che dista da casa loro poco meno di un'ora. Si occupano di candele, ma anche di pietre che aiutano ad ottenere benefici fisici e psichici, di oggetti appartenenti ai nativi americani e di antiquariato.
Durante i venti giorni trascorsi con loro a Selkirk, il piccolo villaggio dove vivono i Pavlovich, ho avuto l'occasione di viaggiare un po' nei dintorni. Prima meta fra tutte: Hamilton, città in cui sono stata quasi tutti i giorni accompagnando Anne a lavoro.
Il Canada Day l'abbiamo trascorso a Port Dover per vedere la parata e dopo di essa siamo andati a casa di Kim, la figlia di Stan, l'uomo che mi aveva portato fino a Hagersville. Da Kim abbiamo fatto un barbecue e mi sono davvero divertita a giocare con i suoi due figli piccoli, così tanto che mi hanno proposto un lavoro come baby-sitter.
Ron e Anne mi hanno chiesto se per caso avessi voluto visitare qualche luogo specifico, così decidemmo di andare a Stratford. Stratford è una città abbastanza grande, conta trentamila abitanti, ed è famosa a livello mondiale per il suo festival in onore di Shakespeare e per il suo teatro. Durante la giornata trascorsa lì abbiamo visitato il centro ed il teatro.
Siamo anche stati al Dundas Castle, un castello che si trova ad Hamilton, lì Ron ed Anne hanno cercato di spiegarmi la storia della zona e dopodiché siamo andati ad un museo sulla grande guerra.
Purtroppo, tra grandi colazioni e piccole gite, il mio tempo con i Pavlovich è terminato ed il 13 luglio mi hanno portato a St. Catharines dove sarei rimasta dieci giorni per il campo.
La prima notte è stata molto particolare, non accade tutti i giorni di dormire nella foresta in un piccolo bungalow di soli tre metri quadri dove ci sono tre letti a castello. Comunque penso che l'esperienza al campo sarà indimenticabile, molte delle esperienze fatte mi hanno cambiata profondamente. Per esempio svegliarsi alle sei del mattino pur di non trovare fila per le docce o imparare a convivere in tre metri quadri con altre quattro persone di cui non ero nemmeno a conoscenza della loro esistenza fino a qualche minuto prima del campo.

Con il campo siamo stati in luoghi meravigliosi, Niagara-on-the-Lake, Niagara Falls, Port Dover e Toronto, per esempio. Nella prima abbiamo fatto rafting tra le rapide del fiume Niagara, nella seconda ho, finalmente, avuto l'occasione di vedere le cascate con i miei stessi occhi, a Port Dover abbiamo fatto una piccola crociera su un battello, ma poi abbiamo fatto zip-lining al Turkey Point. Già, zip-lining! Infine a Toronto abbiamo un po' visitato la città, ma soprattutto abbiamo fatto shopping al Toronto Eaton Mall, un centro commerciale gigantesco.
Credo che il campo abbia cambiato tutti noi, prima eravamo persone distinte, ma alla fine eravamo un gruppo unico e solido composto da venti ragazzi di tutte le nazionalità.
Quando ho lasciato il Canada il 25 di luglio ho pianto. Ho pianto perché quello che il Canada è stato in grado di darmi è indescrivibile. Sono tornata a casa come una persona migliore, più consapevole e più indipendente.
Spero di ritornarci presto.