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Sanremo. Ore 04:00. Mi sveglio a causa di un leggero languorino: gli effetti del fuso orario.

La mia avventura è iniziata per caso. I miei genitori insistevano per una vacanza da sola all’estero per migliorare il mio inglese. 
Propongo l’Austria, la Germania o la Nuova Zelanda dato che il modulo d’iscrizione richiedeva tre opzioni. In risposta mi chiedono cosa ne penso dall’Australia. Come rifiutare? 
Le rapide informazioni lette su internet non avrebbero potuto prepararmi per la fantastica esperienza che ho vissuto. 
Non avevo mai preso un aereo da sola prima per cui ho cercato di capire l’organizzazione di un aeroporto mentre memorizzavo le raccomandazioni infinite dei familiari preoccupati. Sull’aereo ho incontrato tre giovani viaggiatori italiani come me. A quanto pare molto più organizzati dato che si servirono delle loro aggiornatissime guide e manuali di sopravvivenza per spaventarmi riguardo animali pericolosi e piante velenose. 
Le cose cambiarono quando iniziarono a raccontarmi della famiglia o dei fidanzati.

Cambiarono ancora una volta atterrati a Brisbane. Le loro nuove famiglie erano pronte ad aspettarli mentre a causa di un ritardo a Singapore io avevo perso il volo interno che avrebbe dovuto portarmi a Proserpine. Non è tutto! Il mio bagaglio era smarrito. Soltanto in questa situazione il mio bagaglio a mano acquisì l’importanza che merita. 
Munita di spazzolino da denti sarei resistita in aeroporto fino al prossimo volo il giorno dopo. 
Ma la mia famiglia e i Lions non erano della stessa opinione. Infatti un’ora dopo incontro la mia prima mamma australiana. Non esistono parole per esprimere la gratitudine che provai verso quella famiglia. Mi ospitarono senza preavviso e senza conoscermi, organizzarono un Barbecue per farmi sentire a mio agio, mi prestarono vestiti, nuotai nella piscina di cui nessun australiano è sprovvisto e mi fecero sentire come un membro di quella famiglia facendomi foto e portandomi a fare la spesa. 
Fu davvero triste ripartire ma c’era un'altra famiglia che mi aspettava. 

Atterrata al piccolo aeroporto di Proserpine vidi per la prima volta la mia seconda mamma australiana, Peta (sua figlia) e Louise, la ragazza danese con cui avrei condiviso il mio intero viaggio. Ero davvero entusiasta ma con poche ore di sonno e ancora senza valigia. Con la nuova famiglia in Hideaway Bay ogni giorno era un avventura. Gite in barca a vela, escursioni alla scoperta di piccoli villaggi, spiagge deserte, safari per vedere i coccodrilli e lunghi viaggi in macchina. Il ricordo più divertente è il grande barbecue che la mia famiglia ha organizzato per beneficenza. Sono diventata cameriera e cuoca nella stessa sera è ho potuto conoscere tantissime persone interessanti e diverse da quelle che incontro tutti i giorni. 
Il ricordo più bello è invece la gita a Bowen. La piccola città dove è stato girato il film Australia con Nicole Kidman e Hugh Jackman. Dopo esser state al cinema abbiamo conosciuto il coregista di quel film che ci ha fatto fare un tour della città mostrandoci gli scenari principali del film e raccontandoci alcune storie riguardo gli attori. Una giornata stancante e indimenticabile. 
Oltre a tutto quello che facevamo durante il giorno, non potrò mai dimenticare le attività serali. Ogni sera chiedevamo di non andare a letto per continuare a cucinare, giocare a carte, leggere letteratura australiana o guardare la serie “Old School” in televisione. 
Una sera ci servirono la cena alle 17 perché avremmo impiegato un’ora di macchina per raggiungere la scogliera dalla quale avremmo preso le foto più belle che abbia mai visto: il tramonto dell’enorme luna piena sull’oceano.
Dopo una settimana arrivò quella sera: l’ultima sera. Quella in cui io e Louise abbiamo cambiato famiglia. 

Quindi una volta chiuse le valigie, preparato un dolce per la nuova famiglia e dopo la meeting con il club Lions abbiamo salutato per l’ultima volta la nostra prima famiglia e siamo salite in macchina per raggiungere Airlie Beach. Abbiamo così iniziato una nuova avventura. 
Erano finite le sere passate a cucinare leggendo libri e guardando la tv. 
Durante il periodo trascorso con la nuova famiglia abbiamo potuto provare ogni ristorante della zona e anche più lontani. Essendo appassionati di cinema, ci insegnarono ad accendere il loro videoproiettore e ci consigliarono alcuni dei tanti dvd a disposizione. Niente più barche a vela perché non sufficientemente veloci per raggiungere Dreamland Island o Hamilton Island o ancora Whiteven Beach. 
Il ricordo più divertente è l’esperienza con il Jet ski (la moto d’acqua). La mia amica danese aveva troppa paura ma per fortuna sono riuscita a provarlo. Il ricordo più bello è stato l’escursione alla barriera corallina. Non avevo mai fatto scuba diving e provarlo per la prima volta nel Great Reef è stato indimenticabile.
Senza che ce ne accorgessimo è arrivata la domenica della partenza per il camp. Abbiamo chiuso nuovamente le valigie, con qualche preoccupazione perché lo shopping non si fa tenendo a mente il peso massimo delle valigie per i voli.
Abbiamo salutato la famiglia. La malinconia era troppo forte per non piangere. Altri addii, altre persone tanto lontane da pensare che quella sia l’ultima volta che li vedrai. 
A questo punto della nostra avventura io e Louise eravamo grandi amiche e soprattutto confidenti. Anche se in un'altra lingua, era bello esprimere le proprie preoccupazioni per la nuova sistemazione e le nuove persone che avremmo incontrato.
Tutto tempo perso. Se in famiglia avevo vissuto esperienze bellissime, quelle al camp furono spettacolari. 
Vivere con altre 31 persone della tua età ma provenienti da posti tanto diversi ti permette di aprire la mente, migliorare il giudizio di luoghi che giudicavi senza conoscere e di sentirti felice. O almeno così è come mi sono sentita nell’ultima settimana che ho trascorso in Australia. Io ero felice. Non che prima non lo fossi ma il camp mi ha fatto sentire parte di un gruppo. Una comunità chiamata Mondo dove non tutti vanno d’accordo ma tutti comunicano e trovano soluzioni alle incomprensioni. 
Oltretutto abbiamo instaurato un ottimo rapporto con i responsabili, gli autisti e le magnifiche cuoche. Tutti molto disponibili e gioiosi. L’atmosfera non era mai tesa ma sempre frizzante per le tante attività e le novità che sempre ci raccontavamo. 
L’ultimo giorno è stato straziante. Gli addii erano troppo tristi e la nostalgia cresceva man mano che il pulmino si allontanava per portarmi alla stazione ferroviaria. Ero nel primo gruppo, quello delle 6:00. Dopo 2 ore di treno abbiamo raggiungo l’aeroporto di Sidney. 
Di fatto non erano finiti gli addii. Un italiana, un francese e una finlandese avrebbero preso il volo fino ad Abu Dhabi con me. Ma sapevamo che non avremmo tenuto grandi dialoghi una volta sull’aereo. Infatti il giorno prima i nostri animatori avevano preparato delle buste con sopra i nomi di tutti noi. Chiunque poteva lasciare un messaggio anche anonimo sapendo che sarebbe stato letto solo sull’aereo. Il mio cuore esplodeva dalle tante emozioni che stava provando: nostalgia, gioia, rimpianto, solitudine… 
Tutti mi avevano lasciato un messaggio. 

Tutti avevano sentito il bisogno di dirmi un ultima cosa.