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Lasciata la mia famiglia all’aeroporto di Roma sapevo che sarebbe stata un’esperienza unica e irripetibile. Già durante il tragitto fino in Australia ero entusiasta, energica ed elettrizzata per questa nuova avventura. Era la prima volta che intraprendevo un così lungo viaggio da sola, lontano da casa, diciamo pure dall’altra parte del mondo; ciò nonostante sono riuscita a trovare molto calore e affetto nella mia host family, tant’è che ripenso a loro come la mia seconda famiglia.  

 

Arrivata a Perth con due ore di ritardo ho trovato ad accogliermi un cartello colorato e vivace con scritto il mio nome e dietro un sorriso enorme della mia host mother, Anne; subito ho capito l’ospitalità e la gentilezza della mia futura famiglia, e come poi ho notato in seguito anche di tutti gli australiani.  

La famiglia abitava nella campagna di un piccolo ma grazioso paese chiamato Donnybrook, a due ore da Perth: per certi versi sembrava di fare un viaggio nel passato perché c’era ben poco; il negozio di caramelle, un medico, qualche bar e non molto altro. Era una cittadina molto tranquilla, infatti, come mi ha spiegato Anne, gran parte delle persone tuttora non chiudono a chiave la porta di casa per tutta la giornata; ciò mi ha stretto molto il cuore, pensare che esistono ancora persone che si fidano così tanto del prossimo.  

La prima settimana l’ho trascorsa principalmente con Anne, e i figli Riley di 14 anni, e Neisha di 12, entrambi avevano 15 giorni di vacanza, mentre il padre John era a lavoro. Così ho passato la prima settimane tra un picnic e un barbercue, sia in spiaggia che tra le coline, visitando qualche paese, andando al porto e rilassandomi ascoltando il piacevole e tranquillo suono dell’Oceano. Ho conosciuto molti amici di famiglia e alcuni soci Lions, entusiasti di conoscere il mio paese e la mia cultura.

La seconda settimana insieme a tutta la famiglia siamo andati in uno chalet, poco più a sud, vicino alla cittadina di Yallingup. Qui ho visto dei paesaggi stupefacenti!

Appena arrivate io e Anne siamo andate a vedere il tramonto sul mare, c’era solo qualche surfista, qualche bambino sulla spiaggia a fare castelli di sabbia e quattro persone che pescavano, si sentiva l’odore del mare, il suo rumore, la sua forza, il vento tra i capelli e infine i colori erano così intensi che si è creata una atmosfera speciale, che resterà molto impressa nella mia mente.
I giorni seguenti abbiamo camminato su molte spiagge, in cui l’acqua era limpidissima, su scogli, nei boschi e infine in una caverna. Quest’ultima mi è piaciuta molto, perché non avevo mai visto niente di simile, fortunatamente, io e Anne, eravamo le ultime dell’ultimo gruppo della giornata, quindi l’abbiamo potuta visitare con un silenzio che, anche grazie alle luci e alla sua bellezza naturale, questa grotta mi dava una sensazione di eccitazione ma allo stesso tempo di timore, gioia ma anche malinconia, unità ma anche solitudine.

Infine l’ultima settimana l’ho passata raccogliendo e mettendo le mie cose tristemente in valigia, rivedendo e salutando per l’ultima volta tutte le persone che avevo conosciuto, parlando e ridendo durante la cena proprio per non perdere gli ultimi momenti da trascorrere con la mia seconda famiglia.

L’ultimo giorno, dal momento che il volo era la sera tardi, Anne e John mi hanno accompagnato a visitare Perth, una città molto bella e piacevole, non troppo grande, con tante attrazioni e con molti negozi; infatti mi sono data a uno sfrenato shopping...

Qui è terminata la convivenza con la mia host family, che ringrazio molto perché mi ha dato la possibilità di fare questa magnifica esperienza, ma soprattutto mi ha sostenuto nel momento del bisogno, proprio come una famiglia. Spero infatti di rivederli tutti al più presto.

Dopo molte ore di volo sono arrivata al Camp Kanga, nel Queensland, insieme ad altri 35 ragazzi provenienti da tutto il mondo. Sebbene le camere fossero molto spartane non abbiamo avuto molto tempo per pensarci poichè il programma della settimana era pieno di impegni e nel poco tempo libero stavamo comunque tutti insieme.

Tutte le attività erano correlate all’oceano e alla barriera corallina, insomma al magnifico paesaggio che l’Australia offre; ma non solo, anche sullo spirito di squadra, sulla solidarietà e sull’amicizia. Infatti durante questa settimana sono cresciuta molto perché mi sono confrontata con altri ragazzi, di diversa cultura e mentalità; ma ho anche capito l’importanza e il sacrificio per il lavoro di volontariato che svolge il Lions. Per questo motivo ringrazio vivamente questa associazione che mi ha concesso di vivere questa favolosa opportunità, che rende possibile i sogni di molti ragazzi come me, facendoli viaggiare e rendendoli maturi e autonomi; organizzazione che aiuta sempre il prossimo e senza fermarsi davanti a nessun ostacolo.